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Lettera aperta contro la privatizzazione dell'acqua

Lettera aperta ai Sindaci e ai Consigli Comunali della Provincia di Massa Carrara

Con un colpo a freddo il Consiglio dei Ministri ha approvato un Decreto sulle privatizzazioni dei servizi pubblici locali. Un provvedimento ideologico preso ancora una volta senza informare i cittadini e coinvolgere i Comuni.

Sono liquidati quei pochissimi margini concessi alle amministrazioni locali dalla legge del parlamento varata non più tardi dell'Agosto 2008, di mantenere la gestione in house nei servizi fondamentali come l'acqua.

La 133 art. 23 bis appunto, è stata superata e pure già rappresentava un duro colpo per la gestione pubblica, introduceva l'obbligo alla gara e l'ingresso dei privati, ma con ancora alcune possibilità di scelta da parte dei comuni, i quali, dopo essere passati sotto i controlli delle diverse autority, potevano optare per una gestione del servizio “in house”, fuori cioè dal mercato finanziario.
L’accordo Fitto - Calderoli, il cui articolo 15, modificando l’articolo 23 bis, muove passi ancora più decisivi verso la privatizzazione dei servizi idrici, prevedendo:
a)   L’affidamento della gestione dei servizi idrici a favore di imprenditori o di società, anche a partecipazione mista (pubblico-privata), con capitale privato non inferiore al 40%;
b)   Cessazione degli affidamenti ‘in house’ a società totalmente pubbliche, controllate dai comuni alla data del 31 dicembre 2011.
Nel decennio che va dal 1997 al 2006 le tariffe sono aumentate del 61,4%, gli investimenti sono crollati di un terzo, ed oggi i piani d’ambito prevedono un aumento del consumo del 17%  il che significa che l’impianto pubblico-privato che ha caratterizzato la gran parte delle gestioni del servizio idrico ha assunto come religione l’equazione acqua uguale merce generando aumento dei costi e delle tariffe, spechi e disservizi.
Con questo provvedimento si chiude così il lungo e duro scontro politico ed istituzionale sulle privatizzazioni dei servizi pubblici locali; uno scontro che va avanti dal 2002 che ha visto molti enti locali (anche di centrodestra) essere contro questa ubriacatura ideologica.
E' l'addio alle gestioni “in house”, e cade così l'ultimo bastione di “resistenza”eretto dai comuni e dalle province. Di questo si è trattato, ora è il via alla mercificazione totale dell'acqua potabile nel nostro paese.
Ecco, il decreto legge dell'altra sera fa saltare queste salvaguardie entro il 2011 e fa un passo in più, chiede che anche nell'affidamento tramite gara a società miste  la quota di partecipazione del pubblico non può superare il 40% e nelle quotate esistenti deve scendere al di sotto del 30% entro il 2012. E' un decreto palesemente incostituzionale che gli enti locali dovrebbero impugnare.
Con il decreto cade la foglia di fico, l’imbroglio, con la quale molti amministratori, in particolare toscani ed emiliani hanno cercato di rintuzzarci nel passato, e cioè che con il 51%  il loro controllo sarebbe stato garantito. Adesso cosa faranno? Domanda retorica….
Siamo ad una svolta; tutta la nostra acqua potabile sarà privatizzata e con questo come paese entriamo a piè pari nel disegno delle multinazionali di mercificare universalmente un bene comune fondamentale come l'acqua. Anzi ne siamo la punta avanzata.
Entro il 2011 sarà obbligatorio mettere a gara l’intero Servizio idrico nazionale e tutti gli addetti ai lavori sanno benissimo che le gare le vinceranno tutte un cartello di imprese ben definito.
Tutto ciò mentre in quasi tutta l’Europa la privatizzazione si è bloccata  ed in Francia addirittura è in atto la ripublizzazione del servizio idrico, la Svizzera ha dichiarato l’acqua e le reti idriche monopolio di stato non suscettibili a privatizzazione, negli Stati Uniti si rifiutano di privatizzare la gestione delle idriche che restano in mano ai municipi.
Mentre in Italia poteri locali, partecipazione dei cittadini, democrazia, decentramento restano parole...vuote. a queste SPA verranno consegnati i rubinetti d'Italia e decideranno la politica dell’acqua in tutti i territori.

Chiediamo ai movimenti sociali, agli uomini di cultura, ai Sindacati, di riprendere anche qui a Massa Carrara la mobilitazione contro questo decreto.

Chiediamo ai sindaci, ai Consigli Comunali:
- di indire Consigli Comunali monotematici sull’acqua;
- di indignarsi ancora e di sapersi mobilitare in due battaglie assolutamente complementari: sui tempi brevi quella di fermare o modificare il decreto e l’altra articolata sui territori;
- di cambiare statuti  nei quali venga affermato che l’acqua è un bene pubblico privo di interesse economico.

Chiediamo alle Regioni di:
-impugnare la costituzionalità dell’articolo 15 del decreto Fitto-Calderoli;
-varare leggi regionali sulla gestione pubblica del servizio idrico.

LORO HANNO SCELTO LA BORSA
NOI ABBIAMO SCELTO LA VITA

Ernesto Ligutti ed Emilio Molinari Presidente  del Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull'Acqua