Un opuscolo di 24 fitte pagine, di Alberto L'Abate (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), è una piccola pratica enciclopedia sul pensiero e sull'azione per la pace negli ultimi decenni. Qui la pace è intesa come superamento della istituzione guerra, delle culture violente, e dell'enorme spreco e massimo pericolo per l'umanità costituiti dall'apparato militare nel mondo. L'occasione dell'opuscolo è la nuova diffusione, nel centenario della nascita, del libro di Carlo Cassola, La rivoluzione disarmista (Bur 1983).
L'Abate presenta il suo opuscolo col semplice titolo Riflessioni su “La Rivoluzione Disarmista” di Carlo Cassola (febbraio 2017, a cura del Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, tel 051-61 98 744; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), ma ci dà lo stato dell'arte della pace oggi. Ecco alcuni cenni ai contenuti: La morte nucleare del mondo è rischio sempre attuale ; Le lotte di Comiso e le altre lotte nonviolente italiane ; Che fare? Globalizzazione delle lotte per una rivoluzione nonviolenta e disarmista; Necessità di porre fine all'attuale modello di sviluppo; Alcuni passi verso questa rivoluzione; Lo strapotere dei militari; Come superare la violenza strutturale dei padroni del mondo: coscientizzare le vittime, organizzarsi, sperimentare la lotta nonviolenta; Possibilità e felicità dello stato senza esercito; La Difesa Popolare nonviolenta; Il doppio successo storico delle lotte nonviolente rispetto a quelle violente ; Attuare la Costituzione italiana.
A chi resta finora scettico sulle possibilità (e dunque sul dovere morale) di realizzare, senza uso di mezzi violenti, una società più giusta, con le mani e le menti libere dalle armi disumanizzanti, l'agevole lettura di questo opuscolo molto documentato permette, a mio parere, di vedere questa possibilità storica, per quanto sia lunga la trasformazione.
Non si vive senza uno scopo degno dell'umanità, nella sua grandezza e nella sua miseria: la liberazione dalle istituzioni violente è un obiettivo reale e un profondo processo in atto come mai prima, nonostante i segni contrari e i rischi enormi, che non devono distrarci. Lasciare che fenomeni di terrorismo, di armismo, di dominio, di minacce, di violenza di culture e costumi, fermino l'impegno della speranza attiva per l'umanizzazione, è una rinuncia immorale.
Noi saremo famosi, presso i nostri posteri e ultraposteri, perché viviamo un'epoca molto alta, che decide tra la vita e la morte del fenomeno umano. Aiutiamoci ad esserne degni.
Enrico Peyretti , 18 agosto 2017