Sappiamo bene che anche l’Afganistan e l’Iraq continuano a bruciare da anni per mani e per armi americane e occidentali, oltre che per le azioni non meno criminali dei gruppi terroristici, mentre le mani e le armi micidiali di Israele bruciano ogni giorno qual che resta della Palestina.
Ma questo non significa che non meriti la nostra preoccupazione e la nostra condanna ciò che sta accadendo in Iran, anche perché sappiamo altrettanto bene quanto il regime iraniano abbia influenzato e continui ad influenzare quel certo radicalismo violento presente in Medio Oriente, che ha troppo spesso fornito ai governi israeliani i pretesti per le loro terribili e sproporzionate rappresaglie. Ora da Tehran ci giungono via internet immagini drammatiche. I giovani studenti riescono a riprenderle e a trasmetterle, rischiando la pelle, aggirando il silenzio imposto ad ogni forma di pubblicazione dei fatti e affrontando le minacce e gli arresti messi in atto dal regime clerico-fascista per soffocare le proteste non violente dei cittadini inermi contro i brogli elettorali e contro quello che il regista iraniano Mohsen Makhmalbaf, inviato straordinario a Roma di Mir Hossein Musavi, ha definito "Colpo di stato in una notte". Anche nel caso Tehrarn, come in quello cinese della strage di piazza Tian an men, siamo di fronte allo scontro impari fra una parte, i cittadini, che manifestano a mani nude per rivendicare diritti fondamentali di libertà e di democrazia e l’altra, il regime, che reprime le manifestazioni, dispiegando tutta la violenza dei mezzi di cui dispone, ferendo arrestando e uccidendo. Di fronte a tutto questo non indugeremo nella ipocrita ricerca dietrologica di chi possa aver fomentato o istigato i giovani a ribellarsi di fronte ai brogli riconosciuti anche da organi di regime. Né, tantomeno, ci lasceremo coinvolgere negli atteggiamenti incoerenti di coloro che assumono nei confronti dei regimi autoritari e delle loro vittime atteggiamenti diversi, a seconda di quanto dimostrino di essere amici o avversari di Israele, degli USA o del c.d. Occidente. Nessuno pensi che possa derivare un qualsiasi concreto aiuto alla causa dei palestinesi o di qualsiasi altro popolo oppresso da un regime oppressivo che, al proprio interno, calpesta le più elementari regole democratiche e sottopone i propri cittadini a vessazioni e violenze. La nostra scelta della strategia nonviolenta è opposta, senza se e senza ma, ai poteri che calpestano i diritti umani, alla violenza di chicchessia nei confronti di persone inermi e innocenti e, soprattutto, solidale nei confronti di ogni vittima della violenza altrui.
Esprimiamo quindi una ferma condanna delle repressioni attuate dal regime iraniano e la nostra piena solidarietà nei confronti dei giovani e dei cittadini di quel paese così duramente colpiti. Allo stesso tempo vi proponiamo di aderire a questo appello che chiama a raccolta il consenso della rete della Tavola della Pace e della Cooperazione sulla necessità di cessazione immediata delle violenze contro i cittadini che stanno manifestando il proprio dissenso.
Nella speranza di poter ricevere a stretto giro le risposte di condivisione dell’appello, cogliamo l’occasione per salutarvi cordialmente.
il comitato esecutivo
Rubina Neri
Marco Gherardini
Pietro Pertici
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Via Manzoni,22 56025 Pontedera
tel., fax e segr.a tel.ca 0587-215430
Esprimiamo quindi una ferma condanna delle repressioni attuate dal regime iraniano e la nostra piena solidarietà nei confronti dei giovani e dei cittadini di quel paese così duramente colpiti. Allo stesso tempo vi proponiamo di aderire a questo appello che chiama a raccolta il consenso della rete della Tavola della Pace e della Cooperazione sulla necessità di cessazione immediata delle violenze contro i cittadini che stanno manifestando il proprio dissenso.
Nella speranza di poter ricevere a stretto giro le risposte di condivisione dell’appello, cogliamo l’occasione per salutarvi cordialmente.
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