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«NO GRILLO, NO PARTY!»

Una volta c’era l’uomo ora c’è la connettività

di Mario Pancera 

Il 22 agosto 2013 la Borsa di New York ha messo in angoscia il mondo della finanza, da est a ovest, pareva un crollo internazionale: «Un black out senza precedenti». Allarme generale, riuniti i vertici della sicurezza. Tutti a terra. Invece era un problema di «connettività», durato tre ore e mezza. La parola «connettività» - vedere Internet - indica la capacità che, nell’informazione, sistemi diversi hanno di collegarsi fra loro. Basta il volo di una mosca e si inceppa lo scambio di informazioni in tutto il globo bancario, politico, militare, industriale e così via. Chi controlla la connettività controlla il potere.

Questa parola è una delle cinque stelle del m5s dei cofondatori, l’attore Beppe Grillo e l’imprenditore Gianroberto Casaleggio (ovvero strategia di marketing o strategia di Rete). Ecco le stelle: acqua, ambiente, connettività, trasporti, sviluppo. Una volta le associazioni politiche si richiamavano a valori come patria, popolo, nazione, giustizia, libertà, e altre, su cui si poteva essere d’accordo o no, ma miravano abbastanza in alto. C’erano anche socialismo, comunismo, democrazia e via dicendo. I cristiani invitavano alla rigenerazione dell’uomo, i marxisti incitavano: «Proletari di tutto il mondo, unitevi». I tempi sono cambiati.

Le stelle del grillismo sono più concrete. Il movimento non ha una ideologia, vuole il potere. L’ha detto subito, con chiarezza. Una volta lo volevano i lavoratori, adesso Grillo e Casaleggio. Per questo fa paura. Se un loro parlamentare esprime l’idea di un emendamento per migliorare – si suppone – un decreto o una proposta di legge, senza aver prima interpellato la Grillo e Casaleggio associati, che ne discutono sui loro blog, viene sconfessato. È una mosca nella connettività. Del resto, il parlamentare viene definito “portavoce”; Grillo si è proclamato, almeno agli inizi, “megafono” del movimento. Sono strumenti, non identità umane.

Per ottenere il potere assoluto, non solo sui suoi parlamentari, ma su tutti gli italiani, l’attore è disposto a distruggere l’attuale debolissimo governo e andare alle elezioni con la legge detta Porcellum perfino da coloro stessi che a suo tempo l’avevano vergognosamente ideata e votata. Perché, ha spiegato: «Dopo, le leggi le facciamo noi». Noi chi? Grillo e la Casaleggio associati, la quale, come si sa, è consulente di società e banche di importanza internazionale.

Non Grillo guida queste società, ma queste società inevitabilmente determinano le sue dichiarazioni, buone o cattive che sembrino al resto dell’opinione pubblica. Sul caso sono pubblicati decine di articoli. Senza lavoro l’azienda di Casaleggio fallirebbe, finirebbe il movimento con tutti i suoi obiettivi. Se si inceppa, anche in questo caso, la «connettività», i grillisti resterebbero senza voce, quindi sarebbero inutili il megafono e i portavoce.

Non è uno scherzo. Basta seguire fatti e commenti sui mass media. Gli elettori che credono in Grillo e Casaleggio pensano di essere «liberi cittadini», invece seguono passo passo ciò che viene deciso da chi ha il potere economico e finanziario e i mezzi di comunicazione, tra cui il più potente è il web: Internet e, appunto, «la Rete». Tra gli esperti della «rete» vengono reclutati i controllori, chiamiamoli così, della nostra vita quotidiana. Il guasto che quest’estate ha interrotto la «connettività» nel cuore della finanza mondiale, è una spia, un puntino rosso come quelli che si accendono sul cruscotto del pullman. Meglio fermarsi e fare le riparazioni.

Uno spettatore dal loggione: Non ho capito niente.

Secondo spettatore: Neanch’io. Ma perché parlare oggi di New York, connettività, mosche? E la Costituzione, i disoccupati, i poveri, i pensionati al minimo, i profughi dalle guerre, la dissoluzione delle classi lavoratrici, le tasse, la scuola, gli esodati…

Terzo spettatore: E Fico, Fraccaro, Nuti, Morra, Crimi, Di Maio, Cioffi, la Traverso e la Lombardi e…

Secondo spettatore: Loro hanno capito tutto.

Terzo spettatore: E il popolo del web?

Primo spettatore: Il popolo chi?

Mario Pancera