Commemorazione. Ricordare. Allora mi vengono in mente quelle donne che vanno a lavoro fino al settimo mese di gravidanza, quelle che nei loro luoghi di lavoro non possono andare al bagno, che fanno straordinari e lavorano fino a tardi durante le festività.
Quelle che, con la scusa del progresso, non hanno nemmeno tempo per l’amore.
Quelle come me, che fanno un lavoro di cura ma non si identificano con esso. Perché non è ne per vocazione, ne per natura che svolgo questo ruolo. Ho colleghi uomini che svolgono le mie stesse mansioni con la medesima gentilezza, cura, amore. Perché gli uomini non sono tutte bestie e le donne non sono solo vittime da salvare.
Non spazziamo per terra per natura. In quale elevata teoria antropologica?
Quindi penso a questo 8 marzo, ai nostri paesi che vogliono passare per civilizzati e intanto cercano di incastrarci in vecchie gabbie con nuovi mezzi. Come le dimissioni in bianco o il jobs act.
Sono una donna e quello di cui ho bisogno è tempo per me e le persone che amo, ho bisogno di un lavoro, di autonomia, di una casa, di vivere e di essere libera di fare qualunque scelta con la mia testa, il mio corpo, il mio cuore. Nel pieno della mia lucidità’ mentale, senza che nessun@ si senta rappresentat@ o si senta in diritto di giudicarmi.
Perche’ nessun@ deve essere discriminata per religione/genere sessuale/nazionalita’/disabilità.
Non rivolgo i miei auguri ad altre donne, quelle che parlano in mio nome, di problemi che non conoscono ma si arrogano il diritto in quanto donne, di scipparmi della mia autodeterminazione facendo leggi inutili o peggiorative delle condizioni di vita delle donne come me, quelle con lo stipendio medio, che si arrabattano per fare la spesa e pagare l’asilo, quelle che sono precarie e nonostante le loro capacità e la loro professionalità vengono umiliate, sfruttate, mortificate.
Nel nostro paese siamo ancora così legati ai ruoli stereotipati che sussistono i cosiddetti “delitti d’onore”. Se non fosse per la lotta femminista, oggi dovremo stendere fuori dal balcone il lenzuolo sporco di sangue, per dimostrare la nostra verginità.
A questo punto, credo che la civiltà sarà raggiunta quando saremo realmente libere e realmente rispettate in quanto persone, con il valore inenarrabile che ha ogni vita umana, e non celebrate in quanto vittime di un mondo che a mala pena e faticosamente finge di non essere maschilista solo per un giorno.
Auguri alle donne che riempiono la mia vita di amore, gioia e verità’.
E ricordate sempre: la lotta e’ fic(A)
Valentina Visentin
Non una di meno. Un racconto fotografico
Fonte: post su Facebbok