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Marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli Perugia - Assisi, 25 settembre 2011: Mozione del popolo della pace: "ripudiare la guerra, non la Costituzione"

"Una marcia non è fine a se stessa; continua negli animi, produce onde che vanno lontano, fa sorgere problemi, orientamenti, attività" Aldo Capitini (1962)Quando Aldo Capitini scriveva queste parole a commento della "Marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli" del 1961 era consapevole di aver aperto un varco nella storia del '900 attraverso il quale per la prima volta era entrato in scena ed aveva preso la parola, in prima persona, il "popolo della pace" che, convocato in una "Assemblea itinerante" partita da Perugia e giunta alla Rocca di Assisi, approvava la Mozione del popolo della pace.

Da quel settembre di 50 anni fa il popolo della pace non è più uscito di scena e non ha più rinunciato al diritto alla parola. Molte altre volte si è riconvocato in assemblea ed ha marciato da Perugia ad Assisi, ponendo problemi, indicando orientamenti, promuovendo attività.

L'onda prodotta dalla prima Marcia è ora giunta fino a noi. Noi ci assumiamo la responsabilità di convocare ancora il popolo della pace, non solo perché c'è da celebrare il suo cinquantesimo anniversario, ma soprattutto perché è necessario che esso faccia sentire ancora la sua voce, approvi oggi una nuova Mozione del popolo della pace. Faccia ancora sorgere problemi, orientamenti, attività.

Il problema fondamentale che vuole far sorgere il popolo della pace, nel 50mo anniversario della prima Marcia per la pace e nel 150mo anniversario dell'Unità d'Italia, è il rispetto integrale della Costituzione della Repubblica italiana.

La Costituzione è da tempo sotto attacco sotto molteplici aspetti, ma sotto uno in particolare è già profondamente e dolorosamente lacerata, anzi ripudiata. I padri costituenti hanno accuratamente selezionato le parole con le quali scrivere il Patto fondativo della nazione e solo nei confronti della guerra hanno usato, all'articolo 11, il verbo "ripudiare" - che vuol dire rinnegare, sconfessare, respingere - non solo "come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli", ma anche "come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Da tempo ormai, attraverso l'artificio retorico dell'"intervento umanitario", è invece questo articolo della Costituzione ad essere stato ripudiato (rinnegato, sconfessato, respinto) e la guerra è tornata ad essere strumento e mezzo accettato, preparato e utilizzato. Inoltre la preparazione di questo mezzo risucchia la parte più consistente della spesa pubblica che non può essere utilizzata nè per garantire i diritti sociali affermati dalla stessa Costituzione, nè per costruire e sperimentare altri mezzi di risoluzione delle controversie internazionali coerenti con la lettera e lo spirito della Costituzione.

Questo è il problema fondamentale che pone il popolo della pace e riguarda le basi stesse del nostro ordinamento democratico, del nostro patto civile nazionale: occorre ripudiare la guerra, non la Costituzione.

Il popolo della pace non si limita a denunciare il problema, ma indica un orientamento per la sua soluzione: la nonviolenza. Che non è principio astratto ma concreta ricerca di mezzi alternativi alla violenza e alla guerra.

Mentre i padri costituenti sanciscono il ripudio della guerra come "mezzo" di risoluzione delle controversie, i padri e le madri della nonviolenza si concentrano proprio sulla ricerca dei "mezzi" per affrontare e trasformare positivamente i conflitti. "Nella grossa questione del rapporto tra il mezzo e il fine, la nonviolenza porta il suo contributo in quanto indica che il fine della pace non può realizzarsi attraverso la vecchia legge 'Se vuoi la pace, prepara la guerrà, ma attraverso un'altra legge: 'Durante la pace prepara la pacè", scrive Aldo Capitini. Perché, come spiega Gandhi, "tra mezzo e fine vi è lo stesso inviolabile nesso che c'è tra seme e albero".

L'orientamento che indica il popolo della pace è di investire le risorse pubbliche non più per le ingenti, e sempre crescenti, spese militari e per armamenti, ma per ricercare, promuovere e sperimentare efficaci strumenti e mezzi di pace. Sia sul piano culturale di una diffusa educazione alla pace e alla nonviolenza, volta a rivitalizzare sentimenti di responsabilità individuale, di partecipazione democratica, di apertura alla convivenza. Sia sul piano dell'organizzazione sociale, economica ed energetica fondata sulla sostenibilità, la semplicità, i beni comuni. Sia sul piano dell'approntamento degli strumenti non armati per gli interventi veri e propri nelle situazioni di oppressione e di conflitto, interni e internazionali.

Nel porre il problema del ripudio della guerra, e non della Costituzione, nell'indicare l'orientamento alla nonviolenza e ai mezzi non armati per la risoluzione dei conflitti, il popolo della pace promuove le attività e le campagne necessarie: il disarmo e la costituzione dei corpi civili di pace.

La guerra, comunque aggettivata - umanitaria, preventiva, giusta, chirurgica ecc. - è un costo insostenibile sia in termini di vite umane e sofferenze per le popolazioni, sia in termini di tenuta del patto democratico, sia in termini di bilanci economici. Mentre tutti i settori della spesa pubblica subiscono pesanti e continue contrazioni, mentre i settori produttivi risentono delle crisi finanziarie internazionali, solo il settore delle spesa pubblica militare lievita incessantemente e solo il settore dell'industria degli armamenti diventa più florido. In questo preparare quotidianamente, ed economicamente, il mezzo della guerra, la Costituzione è già ripudiata. L'invio dei bombardieri ne è solo la tragica ma inevitabile conseguenza. Perciò la condizione preliminare e necessaria per il ripudio della guerra è il disarmo. In tempo di crisi, l'invito del presidente Pertini è sempre più attuale: "Svuotare gli arsenali e riempire i granai": questa è la prima attività.

La seconda attività è darsi i mezzi e gli strumenti necessari per intervenire all'interno dei conflitti, come prevedono sia la Costituzione italiana che la Carta delle Nazioni Unite, ossia costituire i Corpi Civili di Pace nazionali e internazionali. Dotare il nostro Paese, e orientare in questo senso le Organizzazioni internazionali, di Forze disarmate costituite da personale formato ed equipaggiato, presente nei luoghi dei conflitti prima che questi degenerino in guerra. Corpi civili esperti nella complessa ma indispensabile arte della prevenzione, mediazione, interposizione e riconcliazione tra le parti.

Significa costruire un nuovo ordine internazionale fondato sulla nonviolenza. Se poi tutti gli interventi civili messi in campo, fino in fondo, all'interno di un conflitto non saranno stati efficaci e sarà necessario un intervento, limitato e circoscritto, di una forza armata, sarà compito della Polizia internazionale al servizio delle Nazioni Unite. La quale, come tutte le polizie, non farà guerre e bombardamenti ma separerà i contendenti, neutralizzando i soggetti più violenti e arrestando chi si rende responsabile di crimini.

Per il popolo della pace questo è il nuovo varco da aprire oggi nella storia.

Questa la sua mozione: ripudiare la guerra, non la Costituzione.

Per questo marcerà ancora una volta da Perugia ad Assisi



Il Movimento NonviolentoPer informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, sito: www.nonviolenti.org, e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.