Ogni volta che si parla di una nave piena di migranti in balia del mare penso sempre alla notte del 28 marzo 1997.
In Albania c'era la guerra civile. Io avevo 7 anni e mio padre era un poliziotto all'epoca. Quel giorno uno scafo, che era stato progettato per 9 membri dell'equipaggio, partì con a bordo più di 140 persone.
Dovevamo esserci anch'io con la mia famiglia. Il paese era in piena anarchia e ricordo che mio padre passava giorni interi chiuso in caserma con i colleghi perché ogni persona fuori era armata e diciamo che i poliziotti non erano proprio visti di buon occhio. Stava progettando la nostra fuga con quella nave. Lui però aveva fatto quel pezzo di mare in gommone almeno una decina di volte nei primi anni '90 e sapeva bene cosa vuol dire stare in mare aperto di notte, con il vento che ti taglia la faccia e il freddo che ti entra fino al midollo osseo. Perdi totalmente la tua umanità e ti rendi conto che sei solo un animale bagnato e infreddolito dice oggi mio padre se gli chiedi di quelle notti. Ho visto gente buttare in mare ragazzi di vent'anni pur di sopravvivere dice. Dice che quando ti inseguivano gli italiani dovevi lanciare in mare dei ragazzi nella speranza che loro si fermassero ad aiutarli, così noi potevamo scappare e arrivare sulla costa, per poi correre tra i boschi tutta la notte per far perdere le tracce.
Non voleva far vivere quel terrore anche ai propri figli cosi quel pomeriggio del 28 marzo 1997 noi non partimmo. Lo scafo invece si. Alle 16:00. Alle 17:15 fu avvistato dalla marina militare italiana nel canale di Otranto. In Italia c'era il governo Prodi, e sotto gli ordini del governo e dei vertici della marina la corvetta Sibilla iniziò delle manovre troppo ravvicinate per intimidire lo scafo e farlo ritornare indietro. Ma nessuna di quelle 142 persone aveva intenzione di tornare in una terra dove c'era solo guerra, così andarono verso la morte in mare. Alle 18:45 avvenne lo scontro con la Sibilla. Morirono 81 persone. Quasi 30 i dispersi.
C'era un governo di sinistra, europeista, oggi ne abbiamo uno di destra assai nazionalista. Ma alla fine non cambia granché, le scelte sbagliate le fanno tutti. Sotto pressione, per orgoglio, per paura, per avidità, per una qualsiasi cazzo di ragione le persone tireranno fuori il peggio di sé, e butteranno in mare gli altri pur di sopravvivere. Per ora non c'è soluzione. È parte del nostro viaggio. Ma è anche la guerra della nostra generazione non dimentichiamolo. La guerra dei diritti umani, e dobbiamo scegliere da che parte stare perché la storia ci ricorderà per questo.
Fonte: Post pubblicato su FB
Segnalato da Michele Borgia