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Papa Francesco, Terra Casa Lavoro - Discorsi ai movimenti popolari, edizione Il Manifesto

Ho letto “Terra Casa Lavoro - Discorsi ai movimenti popolari” di Papa Francesco, e poi sono andato a sentire la presentazione del libro organizzata l’11 novembre 2017, da Alleanza Popolare per la Democrazia e l’Uguaglianza di Massa-Carrara, a Massa, Villa Rinchiostra. Il libro è stato illustrato da Don Massimo Biancalani di Pistoia e Luca Kocci giornalista vaticanista del Manifesto. L’edizione da parte del Manifesto ha sollevato dibattito nei media sul Papa Comunista. I due relatori hanno confermato che il Papa non è comunista e, dato che lui stesso lo ha precisato, questa asserzione mi sembra un dato di fatto. Ma comunque almeno per me, nel mondo attuale, rimane un rivoluzionario.

Provo a dire la mia.

Rivoluzionario lo è di sicuro nel concepire uno slogan così profondo “Terra, Casa, Lavoro” che in spagnolo è addirittura bellissimo perché con “Tierra, Techo, Trabajo” si trasforma anche in un logo di tre “T”, ed in ciò prende forza enorme sul piano comunicativo. L’attenzione all’ambito della comunicazione è molto contemporanea e dimostra l’adeguarsi del pensiero ai tempi. Un Papa potrebbe sopravvivere (forse) anche solo con le sole antiche categorie della dottrina della Chiesa. Tentarne altre rappresenta appunto una novità, una rivoluzione.

Ma diverso Francesco lo è anche nel far capire che intende “il mondo come un insieme di comunità interconnesse senza un centro dominante”, per cui lo raffigura nell’immaginario come un poliedro, cioè una figura con molte facce diverse che rappresentano parzialità, le quali conservano sempre la loro originalità. “In esso quindi nulla si dissolve, nulla si distrugge, nulla si domina, tutto si integra”.

Francesco forse si può definire bene, lo ha fatto Agnoletto, come post-ideologico. Superando l’impostazione di una dottrina sociale che era tradizionalmente interclassista e paternalistica, arriva, infatti, a rifiutare l’idea che la Chiesa sia portatrice di una ideologia compatibile con l’ordine esistente, cosa che è sempre avvenuta da quando si è consolidata nel mondo.

Non sarà comunista ma certo appare lontano il tempo di Ratzinger che, come guida della Congregazione della Dottrina e della Fede, aveva “condannato l’uso dell’analisi marxista nella Teologia della Liberazione”. Di fatto, soprattutto sul tema del lavoro, Francesco già con la “Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium”, del 2013, era stato molto duro contrò la “precarietà lavorativa” e la “economia dell’esclusione e dell’inequità”.

Sul tema terra mi piaciuto molto il suo spiegare ai contadini che loro “custodiscono la terra”, cioè la conservano e la salvaguardano, e che lo fanno in comunità. Mi pare sia ben riassunto in poche parole il dibattitto politico dei nostri giorni sul bene comune, sulla necessità di sostituire al concetto di “dominio” quello appunto di “custodia”, in una maniera tanto sintetica che forse solo i grandi poeti pellerossa d’America hanno fino ad oggi saputo fare.

La mia recensione non vuole essere lunga e quindi approfitto di una locuzione di Francesco che appare nel libro e che mi sembra davvero riassuntiva del suo affrontare la realtà del mondo attuale, perché comprende in sé ogni dibattito, esprimendo di fatto un giudizio netto, che vale molto di più di tante parole e interpretazioni. Il Papa ha parlato, infatti, di “globalizzazione della indifferenza”. Cosa ci può essere di più rivoluzionario delle convinzioni che tale frase esprime? Io penso niente, se non la necessità di essergli conseguenti.

Tutto giusto quindi in Papa Francesco? Nessuno può essere perfetto, penso lo riconosca anche lui. Io ho trovato nel libro anche delle asserzioni che non mi convincono (la dico così perché a dire che non sono d’accordo con un Papa sembrerei già a me stesso troppo supponente). Quando per esempio si accusa l’individualismo libertario di aver contribuito alla eclissi della cultura del bene comune. Oppure, ed ancor più, quando si definisce il lavoro un bisogno insopprimibile della persona umana, che di fatto escluderebbe il sogno, che pure è sicuramente umano, del superamento del lavoro. Ma non approfondisco, anche perché nel libro tali frasi non sono virgolettate, sono nel testo dei curatori, e quindi potrebbero non essere proprie del Papa. Se avrò tempo appurerò.

 

Massimo Michelucci