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"Io sono con te" di Guido Chiesa

Io sono con te, regia di Guido Chiesa, 2010
In questo film su Maria e Gesù, del tutto fuori da schemi devozionali, bello nell'ambientazione e interpretazione, il filo conduttore è costituito dai "perché" riguardo alla Legge, al cui sacro indiscusso rispetto obbliga e preme la società religiosa. Sono le raffiche di "perché?" dei bambini che arrivano come vento nuovo, se non li eludiamo e deludiamo, a rinnovare ogni pigra e paurosa sistemazione del mondo. Sono le madri che permettono agli uomini nuovi di vedere nuovi orizzonti.
Già Maria sa tranquillamente che Dio vuole misericordia e non sacrifici. Afferma queste cose col sorriso felice di chi possiede un bel segreto. Conosceva il profeta Osea che altri, come il cognato Mardocheo, dimenticano a favore di dure regole di purità e di rigore. Maria gestisce in tutta autonomia la sua maternità, addirittura, come Elisabetta, non vuole circoncidere il suo bambino (perché ha visto con pena l'operazione cruenta su un neonato) e lo educa senza restrizioni, con fiducia totale.
Giuseppe ha cuore buono, e la segue. Il bimbo osserva e riflette sulle leggi e i costumi religiosi, e interroga: "Mamma, la Scrittura può sbagliare? Come si distingue il giusto dall'ingiusto? Perché si deve picchiare per correggere?". Gesù non si batte coi suoi coetanei. Come la mamma, va a parlare con l'"indemoniato", che è soltanto uno sfortunato: "Non ho avuto una madre come la tua".
Ai dottori del tempio Gesù dodicenne chiede perché non si può di sabato percorrere più di sei stadi (come ha fatto il suo amico impuro, contro la legge) per andare a riconciliarsi con Dio. Non è forse questa la sola cosa importante? Non capisce perché mai si fanno nel tempio tanti penosi sacrifici di sangue, uccidendo teneri animali innocenti.
I dottori non sanno cosa rispondere, muovono la testa perplessi, sembra che inclinino all'assenso. C'è qualcosa più della legge, più della religione. Il film, come un vangelo dell'infanzia, immagina che Gesù, fin da bambino, abbia indicato e vissuto questo di più. Gli costerà la vita. Ma è l'unico modo di essere vivi, perché quel di più è la vita.

Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo