Dopo il caso Sarkozy, dai libri di storia e dalle cronache dei giornali vediamo cosa succede nella società
di Mario Pancera
Alla fine di luglio, il presidente francese Sarkozy è stato vittima di una «sindrome vagale» e, sebbene l’Eliseo abbia subito annunciato che il malato è sempre stato cosciente, non ha perso la memoria e così via, la preoccupazione internazionale è stata immediata. Nella primavera scorsa, la moglie del presidente del Consiglio av eva scritto sui giornali che suo marito non stava tanto bene e invocato l’intervento degli amici affinché lo aiutassero. Anche questa notizia fece subito il giro del mondo. L’onorevole Umberto Bossi, è attualmente ministro, eppure come tutti vedono, si muove e parla con fatica a causa di un ictus del 2004.
Con l’aiuto del libro «Ces malades qui nous gouvernent», vediamo alcuni personaggi famosi. Chi ricorda i casi Pompidou, Mitterrand, Sharon? Il presidente Pompidou aveva il «morbo di Waldenstroem con segni visibili e invalidanti» che curò per anni con il cortiso ne; Mitterrand guidò la Francia nascondendo a tutti per un decennio i dolori di un cancro alla prostata; l’israeliano Sharon, colpito da un ictus il 18 dicembre 2005, fu destituito ufficialmente solo il 14 aprile 2006 (pare sia tuttora in stato vegetativo).
Il 7 agosto 1964 il presidente Antonio Segni, 73 anni, fu colpito da trombosi cerebrale, come ha ricordato una recente trasmissione tv. Lo stato continuò a funzionare con la supplenza del presidente del Senato, Cesare Merzagora. Segni rimase a lungo tra la vita e la morte: fu un periodo con molte ombre (si parlò perfino di golpe). Secondo gli esperti, si sarebbe dovuta decretare la sua decadenza per «infermità permanente», ma per quattro mesi si tacque e solo il 6 dicembre l’opinione pubblica fu informata delle sue «dimissioni volontarie».
Che cosa accade durante questi periodi? Che cosa sanno i cittadini di quel che avviene davvero ai vertici del potere? Talvolta siamo in mano ai malati, ai depressi, ai maniaci: lo affermano le cronache, ma purtroppo a posteriori. Per esempio, nell’Unione Sovietica, Leonid Breznev, duro sostenitore della competizione nucleare con l’Occidente e della supremazia sovietica sui paesi satelliti, tra il 1976 e il 1982 restò «per sei anni al potere quasi incapace di intendere e di volere, di parlare e di muoversi».
Stalin, il «Piccolo padre» venerato da centinaia di milioni di comunisti, nel 1937 «mandò a morte il medico che gli aveva diagnosticato una psicosi paranoica e più tardi fu colpito dall’Alzheimer». Non solo, negli ultimi tempi della sua vita di lui non si sapeva quasi niente: soltanto che era malato. Eppure, aveva contribuito alla vittoria contro il nazismo e imprigionato e fatto morire milioni di suoi concittadini. Chi comandava davvero al Cremlino in que sti frangenti?
John Kennedy, grande presidente degli Stati Uniti, a causa di una caduta da ragazzo soffriva per un grave danno alla colonna vertebrale (era andato in punto di morte). A una certa età fu colto dalla malattia di Addison: bassa pressione, battiti cardiaci non sempre regolari, dolori addominali, stanchezza, dimagrimento, per cui i medici erano sempre al suo fianco. Prendeva decisioni a livello mondiale, sembrava giovane, forte, sereno: induceva alla speranza, ma sopportava la sofferenza con grande dignità. In due anni, 1961-1963, segnò un’epoca politica eccezionale, e c’è da pensa re a che cosa avrebbe fatto se fosse stato sempre in ottima salute.
Un altro malato, che ha molto influito sulle sorti del mondo, è l’inglese Winston Churchill (1874 -1965) che ebbe i primi disturbi cardiaci nel 1941, proprio mentre era primo ministro durante la seconda guerra mondiale. Subito dopo l’incontro a Teheran per accordarsi con il russo Stalin e l’americano Roosevelt sulla futura spartizione del mondo, cominciò ad avere perfino vuoti di memoria e, dal 1947, a soffrire di arteriosclerosi: «Nel 1951 fu rieletto primo ministro, dopo un attacco di trombosi continuò a governare spes so senza ricordarsi di nulla».
A chi siamo in mano? Franklin D. Roosevelt, paralitico, si spostava su una sedia a rotelle eppure fu eletto quattro volte presidente degli Stati Uniti. Papa Woityla, a sua volta, ha guidato la chiesa per anni pur soffrendo in tutta evidenza del morbo di Parkinson, di cui - con la conferma di alcuni vecchi filmati, che mostrano le sue mani tremolanti - cominciò a soffrire anche Hitler negli ultimi anni della sua (e nostra) tragica vita.
C’è di più. Hitler, secondo gli psicologi, soffriva pure di mania di persecuzione e di complessi sessuali insorti in lui nella prima fanciullezza: aveva scoperto i suoi genitori in un atto d’amore e, pensando a una violenza del padre, fu sempre ossessionato dall’idea di stupro. Fu pure preda di esaltazioni: si credeva l’uomo più potente che mai avesse avuto la Germania nei millenni, e il favorito della Provvidenza al punto da proclamarsi «Supremo signore delle leggi», quindi superiore ad ogni altro uomo. Era invece un funesto maniaco che tenne in pugno i destini del mondo per oltre un decennio, con gli orrori che tutti sappiamo.
Sono tutte notizie prese dalle cronache o da libri di storia. Cerchiamo dunque di sapere chi sono i malati che ci governano «durante» il loro incarico e non «dopo» che ci hanno governato. Non ci succeda come ai cinesi di Mao Zedong (1893-1976), che ultraottantenne e infermo al punto di non poter nemmeno parlare, veniva «tradotto» da un’infermiera (o, comunque, così assicuravano gli uomini del suo entourage) che dava gli ordini da eseguire a un miliardo di persone. Forza della menzogna e della propaganda.
Mario Pancera