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Quale sinistra?

Come sappiamo, le politiche liberal-liberiste portate avanti da almeno 30 anni, non solo hanno creato gravi disuguaglianze, con lo spostamento della ricchezza dai ceti medi e bassi ai ceti ricchi...negazione di diritti acquisiti in altre epoche, arretramento civile, culturale... ma anche un'accumulazione di insoddisfazioni e di domande sociali da parte delle classi subalterne che i governi in Italia ed in Europa, non sono in grado di soddisfare, pena la distruzione del medesimo sistema che le ha generate, a partire dal ruolo del Fondo monetario Internazionale, dalla BCE e dalla commissione Europea...

Dette politiche, pur avendo fallito gli obbiettivi di benessere dei popoli a favore invece dei ricchi, vengono continuamente riproposte, con continue richieste di sacrifici ai popoli, i quali devono rinunciare a stato sociale, diritti, pensioni e salari a favore di quelli ricchi... ed i ruoli delle Istituzioni, dei governi e della Troika, sono in funzione di dette scelte ..

Ora sappiamo anche come i tentativi dei partiti della sinistra riformista sono falliti, ed anziché i modificare lo scenario, con un progetto alternativo alle politiche liberiste, capace di incidere sulla realtà sociale, civile e culturale, modificando la realtà, essi sono stati modificati nelle loro identità, divenendo loro stessi sostenitori di politiche liberiste... da qui l'attuale sbocco elettorale populista con la delega e la ricerca del leader che gli risolve i problemi...

In questo quadro il che fare... come, attraverso cosa, chi ?

Qualcuno a sinistra sostiene che ai giovani servono obiettivi concreti, raggiungibili... io sono un pò più pessimista ... i giovani che si impegnano sono una minoranza ... la maggioranza pur consapevole che la loro prospettiva sarà precaria, flessibile, senza, diritti, con salari di fame, e senza pensioni dignitose.. sia nelle fabbriche e nelle scuole, pensa che non valga la pena impegnarsi, non esistono lotte e movimenti adeguati... essi cogliono solo le occasioni individuali per migliorare la propria situazione, che gli capitano...

Ora di fronte al dominio del mercato che ha invaso tutte le sfere della società ed anche il modo di vivere e pensare ...di fronte alla poderosa inerzia del mondo di produzione capitalistico sempre più spostato verso le attività di finanziarizzazione, con ricchezze e patrimoni mastodontici nelle mani di un 10% della popolazione, con forme giuridiche, normative, principi e disvalori morali, abitudini corruttive e relazioni di dominio e di dipendenza di ogni di ogni Istituzione, delle politiche dei vari partiti di centrodestra e centrosinistra ... Io non credo che questa realtà possa essere affrontata attraverso movimenti "incantati" da internet che predicano un po' mistificando l'orizzontalità nel coinvolgimento e nelle decisioni e nell'agire... la non delega... con lunghe ed infinite discussioni, che con un miscuglio di ideologie, antistataliste, antiautoritarie, antigerarchiche... finiscono per mistificare, in quanto chi fa una proposta o lancia una idea agli altri, in quel momento è "il gerarca" ... e senza un'organizzazione fatta di persone a cui fare riferimento, non è l'anarchia (che è altra cosa) ma il rischio è quello di finire nell'incapacità di coordinarsi, di adottare obiettivi, iniziative, programmi in grado di incidere nella realtà nonché forme organizzative all'altezza dei bisogni.

Penso che la rinuncia, alla centralità del soggetto di classe non sta tanto nel fatto che la classe proletaria non esiste più, perché è cambiata l'organizzazione del lavoro, con attività sempre più robotizzate ed informatiche..... anzi a mio parere essa si è allargata a nuove figure che pur non essendo alla catena di montaggio vendono la propria opera lavorativa in modo ancor più da sfruttati rispetto agli operai con tutele contrattuali... ma perché è stata ripudiata la collocazione produttiva come criterio identitario centrale, con una cultura contigua a quella a quella liberale e con idee che finiscono si per essere anarcoide ma nell'ambito capitalista.

Ora penso che questa regressione, non si risolve riproponendo il modello del partito leninista di classe novecentesco ... oggi esistono operano con dignità, ma sono destinati a fare testimonianza... credo però che tanto meno se ne viene a capo con il rifiuto di ogni organizzazione politica di sinistra strutturata ... il punto è come crei il partito... in quale contesto... da cosa deve nascere...

Su questo, ribadisco quanto già detto : in Italia c'è bisogno di sviluppare una lotta conflittuale nelle fabbriche, nelle scuole, nei territori, a livello generale, su un progetto generale ed articolato con al centro il lavoro ( il per cosa si lavora, il come si lavora. con quale sicurezza e quali finalità sulla classe lavoratrice e su tutta la società) quindi quale contrattazione, quali leggi rivendicare, quale conversione ecologica perseguire ecc...

Tutto ciò dovrebbe coinvolgere i movimenti esistenti, le associazioni, gli studenti, le RSU, gli operai, i pensionati, i lavoratori precari, la sinistra esistente, ecc... e soltanto da un vasto movimento rivendicativo con lotte vincenti che è possibile anche fare nascere il partito strutturato come contenitore di tutto ciò che si muove nel Paese e quindi arrivare anche alla possibilità che le elezioni recepiscano ciò che è già in atto nella società,

Dimenticavo: l'idea della coalizione sociale che Landini ha fatto fallire... poteva essere ripresa dal CDC (Coordinamento Democrazia Costituzionale) subito dopo la vittoria del Referendum ed invece anche questo strumento è decaduto ed oggi si limita ad iniziative come quella della raccolta firme per tre legge di iniziativa popolare.

Umberto Franchi

Lucca, 19 maggio 2018