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Redistribuire la ricchezza

In una indagine effettuata dall’Organizzazione cooperazione sviluppo economico (OCSE) , viene evidenziato come in Italia, i redditi dei lavoratori (salari) , oggi sono ridotti del 17% rispetto a quelli del 1990 (28 anni fa) con una diminuzione del reddito salariale di circa 100 miliardi l’anno… mentre contemporaneamente sono aumentati di molto i profitti e le rendite speculative finanziarie.

Oggi abbiamo delle disuguaglianze enormi, con un 20 % di persone che detengono il 61% di tutta la ricchezza esistente ... mentre un altro 20% di persone povere detengono solo lo 0,4% ed un altro 40% di persone detiene il 4,9% della ricchezza …

Ora se i poveri sono diventati più poveri, e chi era già ricco è diventato più ricco… se la ricchezza è stata spostata dai salari verso il profitto e rendita (verso il capitale) , non è certo colpa del destino cinico e baro... ma da precise scelte economiche e politiche, che continuano ad essere riproposte sia dal padronato tutto ed anche dall’attuale governo.

L’impresa , proprio a partire dalla metà degli anni 80 , ha costruito una egemonia culturale basata sulla competitività per fronteggiare “la concorrenza globale” , reclamando la necessità di un incremento produttivo per unità di prodotto, (attraverso un maggiore sfruttamento della mano d’opera) l’abbattimento di “lacci e lacciuoli” (leggi e normative contrattuali) , trovando precise sponde nei governi ed anche sindacati, attraverso la “politica dello scambio” nei rinnovi contrattuali.

Per molti anni i rinnovi dei contratti di lavoro , sono stati più un’occasione per il padronato che per i lavoratori… Con le Organizzazioni dei datori di lavoro disponibili a concedere qualche cosa in merito ai rinnovi contrattuali, solo se contemporaneamente le Organizzazioni sindacali dei lavoratori rimettevano in discussione ed annullavano diritti e norme conquistate nei contratti degli anni 70.

Contemporaneamente i governi di centro destra e di centro sinistra , si sono adoperati anche con politiche concertate tra le parti sociali : governo, padroni, sindacati , attraverso interventi legislativi che hanno portato a leggi come quella che prevede ben 45 forme di lavoro precario, L. n.30 (detta L. Biagi) fatta nel 2003 dal governo Berlusconi con il ministro del lavoro leghista Maroni… fino ad arrivare alla legge JOBS ACT e abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, fatta dal governo Renzi.

Quindi occorre capire, che lo spostamento di ricchezza dal lavoro al capitale e l’indebolimento della forza lavoro, non è dovuto all’innovazione tecnologica, organizzativa o al fatto che non esistono più le figure operaie che avevamo conosciuto nel secolo scorso… (come molti pensano)..i salariati in Italia e nel Mondo non sono scomparsi, sono aumentati…

Dall’ascesa al governo di Berlusconi assieme ai partiti della destra , alternato con altri governi di centrosinistra , tutti i tentativi di redistribuzione della ricchezza in modo meno sperequativo e disuguale , ed i tentativi di creare più occupazione riducendo l’orario di lavoro, sono falliti… non perché i costi per le imprese sarebbero stati insopportabili, ma perché culturalmente non è mai divenuta centrale l’esigenza di una redistribuzione della ricchezza esistente, in modo più egualitario… spostando risorse dalle rendite e profitti verso la riduzione degli orari di lavoro e verso l’incremento sostanziale dei salari e pensioni … è prevalsa invece la cultura (omogenca in senso Gramsciano) basata su un modello di sviluppo produttivo tutto fondato sulla massima competitività del sistema liberista , con la perdita della possibilità di fare valere i propri interessi e diritti da parte dei lavoratori… e dei cittadini, anche per quanto riguarda lo “stato sociale” (Welfare) …

In questi 30 anni, in modo strisciante, ma soprattutto negli ultimi 10 anni, sono state stravolte le regole del sistema politico è sindacale che era stato il perno del “compromesso sociale” degli anni 60/70, con un grave indebolimento dei rapporti di forza delle classi subalterne in generale, e della classe operaia in particolare. Indebolimento che ha portato a leggi come quelle sopra menzionate, alla distruzione del sistema pensionistico, alla riduzione e privatizzazione del Welfare”… ma anche alla perdita di compattezza di classe e dell’identità culturale… con i sindacati (prima Cisl e Uil e dopo anche Cgil) che anziché essere soggetti che contrattano le scelte da fare nelle aziende, territori, e Paese, oggi gestiscono le ricadute negative sui lavoratori, in termini assistenziali, delle scelte fatte dal padronato e dai governi.

Anche la “filosofia” di questo governo, presente nel “contratto giallo/verde” , è quella liberista… cioè quella di ritenere centrale un maggiore sviluppo, una maggiore competitività delle imprese, continuando a ridurre diritti, salari, normative e poteri a chi lavora…… pensando, che solo con ancora maggiori profitti da pare delle imprese, dei ricchi … sia possibile avere più risorse, sia per incrementare lo sviluppo produttivo ed occupazionale , sia per redistribuire qualche cosa anche ai ceti subalterni …

In realtà ciò non avverrà mai … Al massimo , ai poveri e subalterni viene dato (in modo caritatevole) prima 80 euro e dopo il reddito di cittadinanza… mentre non solo non si procede alla redistribuzione della ricchezza con una patrimoniale , ma si fa l’esatto contrario, con una riforma fiscale (FLAT TAX) che continuerà a spostare ricchezza dai ceti medio/poveri ai ceti ricchi (sic).

Quindi bisogna rompere “il sistema” anche in termini culturali , divulgare il pensiero nuovo… quello che viene da lontano… e far capire che solo attraverso una redistribuzione della ricchezza con ingenti incrementi salariali e pensionistici, i cittadini possono consumare di più e creare le condizioni per un maggiore sviluppo produttivo ed occupazionale… che solo riducendo fortemente gli orari di lavoro è possibile creare occupazione . Inoltre lo Stato avrebbe le risorse necessarie per definire un piano di investimenti in merito alla conversione ecologica/ambientale.

Ma non basta una “rivoluzione culturale” , serve anche e soprattutto , sviluppare un conflitto su un vero programma di cambiamento che a livello generale si ponga il fine di ridistribuire ( tramite patrimoniale) la ricchezza prodotta negli ultimi 30 anni ed accumulata nelle tasche di una minoranza, spostandola “verso le tasche” di chi lavora e dei pensionati… nonché tornare a contrattare nelle aziende “il come e per cosa si lavora” cioè: quali organici, quale ambiente e sicurezza, quali salari, quale prodotti, quale sviluppo e conversione ecologica industriale , quali le ricadute compatibili con le esigenze nei territori)… , tornare inoltre a contrattare nel paese la qualità e l’espansione dei servizi e stato sociale.

Certo oggi la sinistra è debole… manca una forte partito Comunista… ma Credo che la lotta sia ancora possibile farla… in molte aziende teniamo ancora un discreto potere di contrattazione, e credo che un contributo potrà venire anche dal congresso della CGIL con l’elezione di Landini a Segretario Generale.

Umberto Franchi

Lucca 6 novembre 2018