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Riace: tra legalità e giustizia

Ci preme sostare sul caso Riace, perché aiuta a riflettere sul rapporto fra “leggi” e “giustizia”.

Gli arresti domiciliari chiesti dalla procura di Locri per il sindaco di Riace, Domenico Lucano, erano davvero necessari? Non era più auspicabile un provvedimento di altro tipo?

Le accuse di malversazione, truffa ai danni dello Stato e concussione, sono già state smantellate dal giudice per l’indagine preliminare, il gip di Locri: «Nessuno ha intascato un centesimo».

Sulle contestazioni di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti, proprio oggi Lucano, sospeso dall’ufficio, rende conto alla magistratura.

Ha detto che è stato arrestato per un “reato di umanità” e, in effetti, non gli sono mancate tantissime espressioni di solidarietà, fra le quali aggiungiamo la nostra.

Perché le leggi sono importanti per regolare la convivenza e la vita di una società, ma l’orientamento delle leggi dovrebbe essere dato dalla “giustizia”, che è anzitutto “riconoscere la dignità di ogni persona e le sue potenzialità vitali”.

Le leggi possono anche essere “ingiuste”, e allora dovrebbero essere cambiate.

Fra “legalità” e “giustizia”, diamo priorità alla giustizia.

La stessa popolazione di Riace difende l’operato del suo sindaco, avendone direttamente sperimentato il valore “vivificante”, e Giancarlo Maria Bregantini, che a Locri è stato vescovo per quattordici anni, ha detto «è stato un uomo lungimirante, un sindaco che ha capito che solo valorizzando gli immigrati si porterà beneficio ai nostri cittadini italiani. Non uno contro l’altro, ma solo insieme. Ha creato benessere per tutti… Chiedo alla politica di riflettere bene su questo “modello”, specie in questo momento di grandi battaglie, per evitare che in futuro il binomio tra sicurezza e migranti diventi negativo e di contrapposizione».

Il “modello Riace” non si esaurisce in Domenico Lucano, e non potrà certamente essere smantellato arrestandone l’ideatore.

Noi confidiamo che la magistratura faccia chiara luce sulla questione, a partire da «errori grossolani e inesattezze nell'indagine» già segnalate dallo stesso gip di Locri.

E anzitutto ... amministri la “giustizia”.