Che cosa rimarrà nella storia delle dimissioni di Papa Benedetto XVI? Che cosa rimarrà di questo evento straordinario di cui siamo testimoni? Che cosa rimarrà, in un’epoca dove l’etere divora quintali di notizie, dove i virus hanno il potere di fare tabula rasa di ogni informazione digitale. Che cosa rimarrà, di tutti i commenti, delle ipotesi, delle insinuazioni, delle presunte o reali previsioni di questo gesto, che cosa? Ognuno si terrà con sé quello che riterrà meglio, il resto si dissolverà. Ma una cosa sarà comunque impossibile dimenticare. Anzi, sarà l’unica cosa che sopravvivrà all’usura del tempo: la cicatrice, nel cuore stesso della Chiesa, di un’operazione tanto estrema quanto salutare. Il bubbone, che rischiava di far saltare in aria la millenaria struttura ecclesiale, non è scoppiato, travolgendola e inabissandola, ma con metodico e sofferto gesto è stato semplicemente inciso, lasciando fuoruscire, una volta per sempre, si spera, il male endemico che stava sgretolando una struttura ormai logora.
Un gesto necessario per ridare al volto della sua e nostra Chiesa il suo antico e sempre nuovo splendore evangelico, per restituirle, rinnovata, la sua missione: l’annuncio della Buona Notizia. Sì, Benedetto XVI, questo papa che ora facciamo a gara a profondere elogi, l’abbiamo troppe volte criticato, bersagliato, e chissà sottovalutato, oggi esce dalla scena della Chiesa spazzando via con un solo gesto (e che gesto!) quelle ceneri che sembravano soffocarne le braci.
Lui, così schivo e poco incline a gesta mediatiche, ha osato fare l’unico gesto che lo consacrerà alla storia come l’uomo che è stato capace di evitare il deragliamento di una struttura appesantita e ancestrale al punto da essere immune a qualsiasi sussulto di novità e profezia.
«Lo faccio per il bene della Chiesa» è stata la sua unica e diamantina risposta al mondo incredulo di un tale coraggio. Lui che in questi anni ha dovuto parare i colpi che da dentro e da fuori la Chiesa non gli sono stati risparmiati, lui che oggi possiamo definire il papa solitario in mezzo a un’arena che rischiava di portarlo troppo lontano dal Regno di Dio, lui il Vicario di Cristo, ha fatto l’unico gesto degno di un vicario di Cristo: ha caricato sulle spalle il peso della Croce. Altroché sceso dalla Croce, Benedetto XVI ha scelto, in piena libertà, di lasciare una posizione, per meglio caricarsela sulle spalle, quella Croce. Per il bene della Chiesa. Di questi giorni, delle mille parole, delle inevitabili manovre dentro e fuori le mura leonine, rimarrà indelebile nella storia questa cicatrice, fatta unicamente per il bene della sua e nostra amata Chiesa.
E noi, possiamo solo esprimergli la nostra infinita riconoscenza.
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Riconoscenza a Benedetto XVI
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