La Ministra della Difesa ha dichiarato oggi che l'Italia dispiegherà entro poche settimane centinaia di soldati alla diga di Mosul.
È una decisione folle e criminale.
Mesi addietro, quando il Presidente del Consiglio dei Ministri aveva annunciato per la prima volta una tale insensata e sciagurata decisione, un vasto movimento d'opinione espresse le ragioni per cui occorreva che il governo italiano recedesse da tale intenzione i cui possibili esiti terribilmente funesti sono a tutti evidenti.
Scrivevamo il 29 dicembre 2015 alla stessa Ministra:"Lei sa che l'Italia in Iraq è ricordata come uno dei paesi che ha preso parte ai bombardamenti nella prima guerra del Golfo e all'occupazione militare successiva alla seconda; lei sa che i soldati italiani in Iraq sono già stati vittime di un attentato stragista a Nassiriya; lei sa che Mosul è nelle mani dell'Isis e che l'Isis non perderà l'occasione che gli si offre di poter far strage di soldati italiani ricavandone anche propaganda e consenso tra quanti ci vedono come "invasori crociati" o "occupanti colonialisti ed imperialisti, razzisti e rapinatori, stragisti e torturatori" (naturalmente noi crediamo bene di non esserlo affatto, ma in Iraq purtroppo siamo stati parte di una coalizione bellica e di occupazione che ha commesso atroci ed infami crimini di guerra e crimini contro l'umanità, e quindi inevitabilmente da molte, moltissime persone veniamo percepiti così).
Lei sa quindi che la decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul espone gratuitamente ed assurdamente a un enorme rischio i nostri soldati, e con essi i lavoratori della diga e le popolazioni nei dintorni e a valle della diga, e finanche i cittadini italiani nel nostro stesso paese poiché la presenza di soldati italiani a Mosul renderà anche il nostro paese bersaglio privilegiato di attentati dei terroristi dell'Isis o che all'Isis si richiamano.
Per tutto ciò è necessario recedere al più presto dalla decisione del dispiegamento di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, che lungi dal garantire adeguata protezione alle maestranze civili, le espone vieppiù alla furia omicida dei terroristi che in tutti i modi cercheranno di fare strage dei nostri soldati, dei nostri connazionali, di quanti si troveranno nelle nostre vicinanze.
L'Italia può e deve contribuire a contrastare il terrorismo, ma inviare truppe italiane in Iraq è assolutamente irragionevole ed effettualmente controproducente; la nostra presenza militare invece di contrastarli favorirà gli apocalittici disegni, gli scellerate crimini e l'abominevole propaganda degli assassini dell'Isis; e metterà in pericolo, in estremo pericolo, le vite di tanti innocenti, militari e civili.
Altro è ciò che possiamo e dobbiamo fare: non atti di guerra o percepiti come tali, non l'insensata esposizione di altre persone al massacro, ma il sostegno a un'azione di polizia internazionale adeguata, un indispensabile aiuto umanitario alle popolazioni vittime dell'organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis, un contributo economico e politico alla ricostruzione in Iraq come in Siria come in Libia di infrastrutture e servizi sociali fondamentali nel quadro di ordinamenti giuridici legittimi, democratici, rispettosi dei diritti umani".
Questo scrivevamo alla Ministra della Difesa sul finire dello scorso anno, sperando di essere ascoltati.
Oggi la Ministra della Difesa conferma invece quella decisione stoltissima, rischiosissima e sciaguratissima; oggi la Ministra della Difesa assurdamente, irresponsabilmente, scandalosamente conferma la volontà irrazionale, immorale ed illecita di correre il rischio di esporre gratuitamente alla morte innumerevoli vite umane innocenti.
Rinnoviamo la nostra opposizione e chiamiamo tutte le persone di volontà buona, le associazioni e le istituzioni democratiche ad opporsi a questa folle e criminale decisione; chiediamo ancora una volta che il governo receda immediatamente da una decisione pericolosissima, insensata e scellerata.
Il "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul"
Viterbo, 9 maggio 2016
Fonte: La nonviolenza è un cammino
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