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Salvatore Settis: «Solo foglie di fico per nascondere l’emergenza cultura»

Intervista. Parla lo storico dell’arte Salvatore Settis, tra i promotori della manifestazione «Emergenza Cultura» contro la riforma Franceschini dei Beni culturali, lo Sblocca Italia e la legge Madia: "Dal governo interventi insufficienti e spot. Vorrei vivere in un paese dove funziona l’ordinaria amministrazione e poi si aggiungono risorse. Non il contrario".

Allo storico dell’arte Salvatore Settis, uno dei promotori della manifestazione «Emergenza cultura» che ieri ha sfilato a Roma per chiedere di rivedere la riforma Franceschini sui beni culturali, lo Sblocca Italia e la riforma Madia, chiediamo perché ritiene fondamentale l’applicazione dell’articolo 9 della Costituzione. «È un articolo che viene ricordato anche da chi ci governa, senza però averne consapevolezza – risponde – Di solito viene usato per lodare le bellezze culturali o per dire che l’Italia è un museo a cielo aperto. Vuol dire conservare il patrimonio e il paesaggio nella sua peculiarità: la diffusione capillare su un territorio benedetto dalla storia che non ha pari in Europa. Il taglio delle risorse finanziarie e umane ha aumentato la crisi del settore e ha fatto crescere l’attenzione sul problema. Per fortuna un numero crescente di persone si stanno attivando per chiedere l’attuazione del diritto al patrimonio culturale».

Chiedete di rivedere la riforma Franceschini. L’abbiamo conosciuta a partire dalle nomine dei direttori dei musei italiani. Ad oggi qual è il bilancio?

Personalmente non sono mai stato contrario all’idea di dare uno scossone all’amministrazione, che ne ha bisogno. Aprire i concorsi anche agli stranieri è un’idea giusta. Non si capisce perché un italiano possa diventare direttore in Inghilterra e non viceversa. Il problema è che Franceschini ha formato una sola commissione composta da cinque persone che in poche settimane ha nominato venti direttori. Questo è fuori dagli standard internazionali. Non basta dare uno scossone solo a livello dirigenziale. Nemmeno un genio può fare qualcosa se mancano le risorse e non si assume il personale.

Il governo ha promesso cinquecento assunzioni. Sono sufficienti?

È una notizia molto positiva. Per il momento è un annuncio e il concorso non è stato fatto. Quando questi funzionari entreranno in servizio ne saranno andati in pensione altri mille. Stiamo mettendo pezze a una situazione emergenziale. Non si sta facendo nulla per far funzionare bene il paese.


Il governo stanzierà un miliardo per la cultura. È soddisfatto?

Ogni volta che ci sono soldi nei beni culturali bisogna essere contenti. Spero che siano soldi freschi e non una bufala come quella dei 2,5 miliardi per la ricerca denunciata Giorgio Parisi secondo il quale dal fondo manca un miliardo. Franceschini ignora che il problema non è avere fondi eccezionali una tantum, ma assicurare la normale amministrazione. Oggi non ci sono i soldi per pagare la benzina all’archeologo che deve fare un sopralluogo. È come per l’università: non ci sono i soldi per assumere i docenti già abilitati, ma si trovano quelli per creare 500 «cattedre di eccellenza». Vorrei vivere in un paese dove funziona l’ordinaria amministrazione e poi si aggiungono risorse. Non il contrario.

La riforma Franceschini interviene sulle soprintendenze e le direzioni generali del Mibact. Quali sono i problemi a suo avviso?

Franceschini ha fatto una scelta molto strana. Ha lasciato intatte le dieci direzioni generali, ha accorpato tre direzioni generali che tutelano il territorio, ha creato in tutta Italia soprintendenze miste. Non ci saranno più quelle archeologiche che esistono da 100 anni. Un solo soprintendenze dovrà dunque badare a tutti gli aspetti del territorio. Tutto è stato fatto in maniera velocissima senza fare nuove assunzioni. Non ci si è resi conto che in Sicilia le soprintendenze miste esistono da tempo e non hanno funzionato. Sarebbe stato il caso di studiare il perché, ma non lo hanno fatto. È una riforma fatta a tavolino, su indicazione dei consiglieri giuridici del ministro. Suppongo che conoscano bene il diritto, ma non hanno la minima idea di come funziona un museo.

La legge Madia metterà le soprintendenze sotto l’autorità dei prefetti. Cosa c’è di sbagliato?

È gia così di fatto. In questo modo la tutela territoriale che richiede competenze professionali precise viene assoggettata al prefetto al quale si attribuisce il potere di tacitare la voce dei soprintende, se questa voce verrà espressa. È come far dirigere un ospedale da un prefetto che dovrà decidere se si deve operare una persona o no. Per tutelare il territorio c’è bisogno di un archeologo, non di un prefetto. Un principio elementare disatteso dal governo.

Chiedete l’abolizione dello Sblocca italia. Cosa c’entra questa legge con il patrimonio culturale?

Quando la Costituzione dice che la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio culturale dice che questi aspetti fanno parte dei diritti del cittadino. Nello Sblocca Italia ci sono varie ragioni di incostituzionalità riconosciute dalla Corte costituzionale. La legge dà nuova linfa alle grandi opere e istituisce il meccanismo del silenzio-assenso già condannato in passato. Era un’idea fissa dell’ex ministro Lupi contro la quale il Pd si è battuto, ma che poi ha votato quando ha condiviso con lui il governo.

Cosa pensa dei bandi del Mibact che usano il volontariato e gli stagisti per mansioni che dovrebbero essere svolte da professionisti?

Il volontariato è una grande risorsa per creare la solidarietà sociale prevista dalla Costituzione, ma viene usato per sostituire il personale che manca o come alibi per le assunzioni che non si fanno. Queste sono mosse per far lavorare la gente con i voucher o addirittura senza pagarla. Sono provvedimenti che vengono imbellettati da soluzioni di avanguardia, mentre sono foglie di fico che occultano i veri problemi.

 

Fonte: Il Manifesto

Segnalato da Roberto Faina