SCUOLA E INCLUSIONE OGGI: Presentazione di alcuni dati statistici recenti,in occasione del Convegno “Lettera a una professoressa” 50 anni dopo,
con l'intervento di Francuccio Gesualdi, Massa 4 settembre 2017, Scuola Media don Milani
Mi è stato chiesto di illustrare alcuni dati relativi all'inclusione nella scuola oggi.
Queste le fonti di cui mi avvarrò:
- Rapporto ISTAT 2016: La situazione del paese
- Commento al Rapporto di Franco De Anna (15.06.17)
- Report ISTAT 2016: L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado
- MIUR, marzo 2017: Gli alunni stranieri nel sistema scolastico italiano a.s. 2015-2016
Scopo dell'intervento è richiamare l'attenzione su alcuni dati recenti relativi all'a. s. 2015-16 – certo non nuovi per i docenti – che attestano il divario ancora esistente tra le proclamazioni di intenti di una scuola che si autodefinisce “buona” e la realtà.
Scorrerò solo i dati. Il commento lo lascio a Francuccio.
dal Rapporto ISTAT 2016: La situazione del paese
Partiamo dall'Istat e da una constatazione scontata, ma importante:
- L’ISTAT riconosce la centralità della variabile “Titolo di studio” nella stratificazione socio-economica.
L'esemplificazione sarebbe superflua, ma richiamo comunque almeno 3 aspetti su cui il rapporto ISTAT insiste:
- Istruzione è determinante importante delle opportunità di inserimento nel mercato del lavoro
- Ruolo protettivo dell’istruzione durante la crisi: calo del tasso di occupazione più contenuto per i laureati
- A titolo di studio più alto corrisponde una più alta speranza di vita – soprattutto per gli uomini
Se queste sottolineature sono positive, c'è un però...
Dobbiamo ripartire dalla scolarizzazione di massa determinata dalla Legge ormai datata che istituiva la Scuola Media Unificata. Essa ha determinato l'acquisizione generalizzata della licenza media e ha dato conseguente impulso allo sviluppo della secondaria .
Il dato è positivo, ma rischia di essere la nuova soglia, ahimé solo formale, dell'odierna uguaglianza.
L'innalzamento dell'età anagrafica della scolarizzazione e il conseguimento di un diploma non ha infatti inciso sulla struttura sociale del paese, non ha prodotto cioè una emancipazione sociale e un superamento delle disuguaglianze
Basti richiamare tre dati ben evidenti nel rapporto ISTAT:
- il persistere di una sorta di ereditarietà del “titolo di studio” e della professione ai livelli più elevati: certo storia vecchia, ma proprio per questo è ancor più sorprendente che ancora oggi, 2017, il figlio del medico abbia altissime probabilità di proseguire la strada del padre e comunque assai maggiori probabilità di accesso alla formazione universitaria di chi appartiene a famiglie più modeste;
- una sorta di immobilismo della società, per cui assistiamo alla riproduzione della stessa stratificazione sociale, sia che la scuola sia responsabile di questo fatto, sia che ne sia vittima;
- il dato relativo alla Neet generation, giovani che non lavorano e non studiano: se la percentuale è già di per sé altissima per la fascia da 15 a 29 anni (25,7%), aumenta però sensibilmente per i giovani stranieri (35,4%), meridionali (35,3%), le donne (27,1 %) ...e triplica se le donne sono anche madri (64,9 %)
dal Report ISTAT 2016: L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado
Se i dati precedenti ci offrono prevalentemente una foto degli italiani e del sistema Italia, non solo del nostro sistema scolastico, ancora più preoccupante è il dato dei cosiddetti “diversi”.
La seconda “cartina di tornasole” è costituita dai dati relativi all'integrazione di alunni con disabilità.
I dati, in costante aumento (88.281 nella scuola primaria, il 3% - 67.690 nella scuola secondaria di 1° grado, il 4% ...), dicono una scuola dalle porte aperte per questi ragazzi in difficoltà.
Però... A ogni dato corrisponde il rovescio della medaglia.
Se guardiamo l'assoluta mancanza di continuità didattica per gli insegnanti di sostegno, i dati sgomentano:
Ha cambiato insegnante di sostegno durante l’anno scolastico :
- il 16 % degli alunni nella scuola primaria
- il 19 % degli alunni nella scuola secondaria 1° grado
Ha cambiato insegnante di sostegno l’anno scolastico successivo:
- il 42 % degli alunni nella scuola primaria
- il 36 % degli alunni nella scuola secondaria 1° grado
Come assicurare – domanda ovvia – una effettiva inclusione e uguaglianza?
Persistono inoltre barriere architettoniche rilevanti...
Mi limito ad indicare solo i dati “peggiori” relativi a due indicatori, a fronte dei molti altri parametri che avrei potuto usare.
- Scuole primarie con scale a norma: il dato peggiore al Mezzogiorno: 73 %
- Scuole secondarie con scale a norma: il dato peggiore al Centro: 81,1 %
Servizi igienici a norma: il dato peggiore è tutto al Mezzogiorno:
- 69,2 % nelle scuole primarie
- 74,5 % nella scuole secondarie di 1° grado
I dati del nord (non stupisce) superano sempre l’80 %
Dunque scuole aperte ai disabili, ma... senza scale idonee e bagni idonei! Non occorrono commenti...
dal MIUR, marzo 2017: Gli alunni stranieri nel sistema scolastico italiano a.s. 2015-2016
L'ultima delle “cartine al tornasole” concerne gli alunni stranieri. Il dato più rilevante è che l'aumento non è dettato da nuovi arrivi, ma dagli stranieri di seconda generazione, che sfiorano il 60%.
- Alunni con cittadinanza non italiana: quasi 815.000 (9,2 %)
- Negli ultimi 5 anni: incremento delle seconde generazioni del 43,2 %
- Stranieri di seconda generazione: negli ultimi 5 anni quasi il 60 %
Non è questa la sede per fin troppo facili commenti sulla presunta invasione di profughi come anche sulle riserve circa lo ius soli...
Dunque una scuola aperta anche agli alunni non italiani... Di cosa lamentarci? Anche qui un PERO' non può mancare...
Se infatti guardiamo la regolarità degli studi, ci accorgiamo che persiste un enorme divario tra studenti italiani (10,5 %) e stranieri (32,9 %) , a seguito dell'inserimento di questi ultimi in classi inferiori a quelle corrispondenti all'età anagrafica, a bocciature e ripetenze
I dati sono impietosi....
A 10 anni:
- l’80,4 % degli studenti stranieri è in pari,
- il 14 % ha un anno di ritardo,
- il 2% ha due o più anni di ritardo.
A 14 anni:
1l 52 % è in regola,
- il 46 % frequenta ancora la scuola media,
- il 34,8 % è in ritardo di un anno,
- il 9,5 % di due, l’1,7 % di tre anni.
A 18 anni:
- il 30,4 % è in regola,
- il 69,6 % in ritardo.
dal Commento al Rapporto di Franco De Anna (15.06.17)
Che dire? Per concludere propongo una sottolineatura non mia, ma di Franco De Anna...
Negli ultimi 50 anni, sembra dunque di cogliere nella politica scolastica attuata, al di là dei proclami e dei titoli ad effetto, non una politica scolastica innovativa e rivoluzionaria, ma molteplici interventi di “manutenzione”.
Manutenzione equivale a dire: consentire al sistema di reggersi, di perpetuarsi e di mantenere lo status quo.....
Potremmo dunque capovolgere il ragionamento:
Quale ruolo ha la riproduzione della stratificazione sociale sul livello generale di istruzione della popolazione?
E quale dunque il ruolo della scuola?
A conclusione, proietto due articoli della Costituzione:
Non li leggo, ma ve li metto davanti per ricordarci che, a fronte delle inadempienze e fragilità che la scuola di oggi ancora fa registrare, la Costituzione continua ad esigere l'obiettivo dell'uguaglianza, l'obbligo di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione, la garanzia di una scuola aperta a tutti.
ART. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
ART. 34.
La scuola è aperta a tutti.
L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.