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Sogni non realizzati (Martin Luther King)

(sermone pronunciato nella chiesa battista di Ebenezer, ad Atlanta, il 3 marzo 1968)

Pubblicato su “Voci e volti della nonviolenza”, n. 76 del 6 luglio 2007


Immagino che uno dei grandi tormenti della vita sia che non smettiamo mai di cercare di terminare quel che non può essere terminato. Ci viene imposto di farlo. E così anche noi, come Davide, in tante circostanze della vita dobbiamo arrenderci ai fatti: i nostri sogni non si sono realizzati.
La vita è una serie continua di sogni infranti. Il Mahatma Gandhi si è adoperato per anni e anni per l'indipendenza del suo popolo. Ma Gandhi ha dovuto arrendersi al fatto di essere stato assassinato e di morire con il cuore spezzato, perché il paese che voleva unificare alla fine è stato diviso fra India e Pakistan, in conseguenza del conflitto fra indù e musulmani.
Woodrow Wilson sognava una Lega delle Nazioni, ma è morto prima che la promessa fosse esaudita.
L'apostolo Paolo a un certo punto dice di voler andare in Spagna. Era il suo sogno più grande, portare il vangelo in quella regione. Paolo non è mai andato in Spagna; è finito nella cella di un carcere a Roma. Così è la vita.
Tanti fra i nostri antenati cantavano canti di libertà. E sognavano il giorno in cui sarebbero potuti uscire dalla schiavitù, dalla lunga notte dell'ingiustizia. E cantavano certe piccole canzoni: "Nessuno sa i guai che ho patito, nessuno lo sa, soltanto Gesù". Pensavano a giorni migliori e accarezzavano il loro sogno. E dicevano: "Sono tanto felice, perché i dolori non durano per sempre. Tra poco, tra poco, potrò deporre il mio pesante fardello" (1). E cantavano così perché avevano un sogno grande e potente; ma molti di loro sono morti senza vederlo realizzato.
E ciascuno di voi, in un certo modo, sta costruendo una specie di tempio.
La lotta c'è sempre. Ogni tanto ci fa perdere di coraggio. Ogni tanto diventa molto deludente. Alcuni di noi cercano di costruire un tempio della pace. Facciamo dichiarazioni contro la guerra, protestiamo, ma è come se con la testa volessimo abbattere un muro di cemento. Sembra che non serva a niente. E molto spesso, mentre si cerca di costruire il tempio della pace si rimane soli; si resta scoraggiati; si resta smarriti.
Ebbene, così è la vita. E quel che mi rende felice è che attraverso la prospettiva del tempo riesco a sentire una voce che grida: "Forse non sarà per oggi, forse non sarà per domani, ma è bene che sia nel tuo cuore. È bene che tu ci provi". Magari non riuscirai a vederlo. Il sogno può anche non realizzarsi, ma è comunque un bene che tu abbia un desiderio da realizzare. È bene che sia nel tuo cuore.

Adesso, lasciatemi aggiungere un altro punto. Ogni volta che vi accingete a costruire un tempio creativo, di qualunque genere sia, dovete accettare il fatto che nel cuore dell'universo esiste una tensione tra bene e male.
L'induismo descrive questa situazione come una lotta fra illusione e realtà. La filosofia platonica la descriveva come una lotta fra il corpo e l'anima. Lo zoroastrismo, una religione antichissima, la descriveva come una tensione fra il dio della luce e il dio delle tenebre. Il giudaismo tradizionale e il cristianesimo la descrivono come una tensione fra Dio e Satana. Comunque vogliate chiamarla, nell'universo esiste la lotta fra il bene e il male.
Ebbene, non si tratta di una lotta collocata da qualche parte laggiù, nelle forze esterne dell'universo, è una lotta strutturale alla nostra stessa vita. Gli psicologi hanno cercato di affrontare la questione alla loro maniera, e quindi la descrivono in vari modi. Secondo Freud, questa tensione è la tensione fra quelli che egli chiama Es e Super?io. Alcuni di noi pensano che sia una tensione fra Dio e l'uomo.
Comunque, in ciascuno di noi, c'è una guerra in corso. È una guerra civile. Non conta chi sei, non conta dove vivi, nella tua vita c'è una guerra civile in corso.
E ogni volta che tu ti disponi a essere buono, qualcosa ti strattona, ti dice di essere malvagio. Succede nella tua vita. Ogni volta che ti predisponi ad amare, qualcosa comincia a tirarti dalla sua parte, cercando di farti arrivare a odiare. Ogni volta che vorresti essere buono e dire cose gentili sugli altri, qualcosa ti spinge a essere geloso e invidioso e a diffondere malignità sul loro conto. C'è una guerra civile in corso.
In tutti noi esiste una sorta di schizofrenia, come la chiamerebbero gli psicologi e gli psichiatri. E a volte tutti noi in qualche modo sappiamo di avere dentro un mister Hyde e un dottor Jekyll. E alla fine dobbiamo esclamare, insieme a Ovidio, il poeta latino: "Vedo le cose migliori della vita e le approvo, ma quelle che faccio sono le cose malvagie". Alla fine ci tocca essere d'accordo con Platone, e dire che l'indole dell'uomo è come un uomo che guida un carro con due cavalli testardi, ciascuno dei quali vuole andare in una direzione diversa. Oppure, a volte ci tocca esclamare addirittura, come fa sant'Agostino nelle Confessioni: "Signore, purificami, ma non subito" [Confessioni, lib. VIII, cap. 7]. Alla fine, ci tocca esclamare con l'apostolo Paolo: "E così non faccio quel bene che voglio; faccio invece il male che non voglio" [Rm, 7, 19]. Oppure, alla fine dobbiamo dire con Goethe che "in me c'è stoffa sufficiente per un galantuomo e per un farabutto".
Nel cuore della natura umana esiste una tensione: e ogni volta che ci disponiamo a sognare i nostri sogni o a costruire i nostri templi, dobbiamo essere così onesti da riconoscerlo.

In ultima analisi, Dio non ci giudica per i singoli incidenti o per i singoli errori che commettiamo, ma per la tendenza generale della nostra vita. In ultima analisi, Dio sa che i suoi figli sono deboli e sono fragili.
In ultima analisi, quel che Dio chiede è che il vostro cuore sia retto.
È la questione che vorrei sollevare con voi: il vostro cuore è retto? Se non lo è, raddrizzatelo oggi; chiedete a Dio di raddrizzarlo. Fate che di voi si possa dire: "Magari non avrà raggiunto la vetta più alta, magari non avrà realizzato tutti i suoi sogni, però ha tentato". Non è forse meraviglioso che si possa dire di voi una cosa simile? "Ha tentato di essere un uomo buono. Ha tentato di essere un uomo giusto. Ha tentato di essere un uomo onesto. Aveva buon cuore". E mi sembra di sentire una voce che attraverso l'eternità grida: "Io ti accetto. Tu hai ricevuto la mia grazia perché era nel tuo cuore. Ed è molto bene che fosse nel tuo cuore".
Non so per quanto riguarda voi, ma io posso rendere una testimonianza. Non è il caso che andiate a dire in giro che Martin Luther King è un santo. No davvero. Stamani voglio che sappiate che sono un peccatore come tutti i figli di Dio. Però voglio essere un uomo buono. E un giorno voglio sentire una voce che mi dice: "Ti accolgo e ti benedico, perché hai tentato. È bene che ciò fosse nel tuo cuore".

Note 1. King cita due celebri esempi della tradizione spiritual: Nobody Knows e By and By.