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Sul marmo, serve una svolta capace di determinare un nuovo equilibrio che coniughi tutela dell’ambiente, difesa dei posti di lavoro e sicurezza dei lavoratori

Sul marmo, serve una svolta capace di determinare un nuovo equilibrio che coniughi tutela dell’ambiente, difesa dei posti di lavoro e sicurezza dei lavoratori.

Sono partito da qui nel ragionamento che ho articolato durante l'incontro con la Commissione d’inchiesta del Senato sulla sicurezza sui luoghi di lavoro che oggi ha fatto tappa a Massa Carrara.

Ho ribadito concetti che mi avrete sentito esprimere tante volte ma che ribadiro' ostinatamente ogni giorno nell'interesse dei lavoratori.

Come CGIL siamo convinti che il marmo possa essere una vera ricchezza, da non lasciare in mano a pochi ma un patrimonio di tutti, esattamente come le montagne da cui origina. Un patrimonio che generi ricchezza in termini di buona occupazione, investimenti, riqualficazione ambientale e sviluppo territoriale.

A qualche anno di distanza dall’approvazione della legge regionale in materia estrattiva non possiamo ignorare il perdurare del difficile raggiungimento di un equilibrio tra ambiente e lavoro. Serve, oggi più che mai, invertire la rotta. Servono azioni capaci di redistribuire la ricchezza e soprattutto è necessario iniziare concretamente a parlare di riduzione e contingentamento dell’escavato, applicando la L.R. 35/2015, con l’obbligo di lavorazione sul territorio di almeno il 50% del materiale estratto.

Con l’avvento tecnologico i ritmi di produzione e di escavazione sono sensibilmente aumentati e questo, oltre a determinare gravi conseguenze dal punto di vista paesaggistico e ambientale, ha prodotto solo ed esclusivamente vantaggi e guadagni che, nella maggior parte dei casi, sono andati a favorire la sola parte imprenditoriale, fino a garantirgli utili da capogiro.

Siamo pertanto convinti che si debba investire finalmente sulla creazione di una filiera degna di questo nome, capace di creare occupazione al piano, non solo nel territorio della provincia di Lucca, indubbiamente avanti nello sviluppo della filiera, ma anche in quello di Massa Carrara, e si debba iniziare a completare il ciclo produttivo sul territorio, garantendo l'approvvigionamento del materiale locale alle aziende della trasformazione che altrimenti si trovano in condizione di cercarlo altrove o pagarlo cifre esorbitanti. Questi, tra l’altro, sono i requisiti indispensabili sulla base dei quali sono state firmate le convenzioni che hanno permesso a tutte le aziende di Carrara di evitare il ricorso alle gare europee e godere così di ulteriori 25 anni di periodo transitorio.

Vanno assolutamente incentivati processi di economia circolare che coinvolgano tutto il settore al fine di limitare al massimo gli scarti, garantendo tracciabilità del materiale estratto e trasparenza. Tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, dignità del lavoro devono essere imprescindibili, per questo a nostro avviso è necessario sospendere permessi e concessioni a chi viola le norme in materia di sicurezza e anche rispetto alla coretta applicazione dei CCNL e degli integrativi territoriali.

Per queste ragioni difendiamo e pretendiamo l’applicazione della legge 35 sull’obbligatorietà della lavorazione in loco di almeno il 50% dell’escavato, respingendo ogni tentativo di modifica in tal senso.

Quello lapideo è un settore che vanta, grazie al Sindacato e ai lavoratori che si sono sempre battuti per i loro diritti e il loro salario, oltre al CCNL, un contratto di II livello provinciale sia a Lucca che Massa Carrara, e di III livello in alcune aziende.

A questo proposito importante è l’esempio della vertenza del settore lapideo condotta dai lavoratori carraresi nell’ estate del 2022, che ha portato per la prima volta ad inserire come elemento centrale della rivendicazione, oltre agli aumenti salariali e al riconoscimento delle professionalità, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario in un’ottica sia di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle maestranze, che di attenzione alle questioni ambientali in un settore particolarmente fragile sotto questo aspetto. In questo senso la ricerca costante di un equilibrio tra ambiente, sicurezza e lavoro devono essere il nostro faro nell’azione quotidiana.

Proprio sul tema della sicurezza emblematici sono i dati degli infortuni che emegono dal rapporto Inail nel settore estrattivo riferiti al periodo compreso dal 2000 al 2021. Dagli stessi si evidenzia come dei 2516 infortuni avvenuti su tutto il territorio Toscano, ben 1826 abbiano riguardato la provincia di Massa Carrara a cui vanno poi aggiunti i 341 della provincia di Lucca. Di fatto nel distretto Apuoversiliese si sono consumati l’86% degli infortuni totali registrati in Toscana nel settore, il 72% del totale ha riguardato Massa-Carrara mentre il 14% la provincia di Lucca. Senza contare poi che nello stesso periodo abbiamo avuto un cluster di infortuni mortali che hanno coinvolto per la sola provincia apuana quasi venti lavoratori tra piano e cava. Anche alla luce di questi dati siamo rimasti sconcertati di fronte all’arroganza di certe affermazioni che abbiamo sentito pronunciare in queste settimane da alcuni rappresentati datoriali. Prima, infatti, Alberto Franchi ha definito i cavatori “deficienti” se si infortunano, poi è stata la volta di Fabrizio Santucci, che in merito all’ordinanza che vieta le lavorazioni nella fascia oraria compresa tra le 12,30 e le 16 a causa del gran caldo ha affermato che gli operai hanno creme solari, integratori e ombrellone e si e' meravigliato che i picchi di calore arrivassero il venerdì esattamente come gli scioperi.

Queste affermazioni e questo atteggiamento è sprezzante nei confronti della salute e della vita dei lavoratori e dei loro diritti sacrosanti, come lo sciopero appunto, sono per noi vergognosi e inaccettabili. Sono proprio quegli uomini che, con il loro lavoro, permettono a certi imprenditori di sentirsi padroni di tutto e tutti ed è questa consapevolezza che ci ha portato a mobilitarci.

Mobilitazione che è stata necessaria anche due anni fa, quando assieme ai lavoratori bloccammo per giorni il settore con uno sciopero ad oltranza di 4 giorni per ottenere ciò che nessuno ci ha mai regalato. In quei giorni, nei quali sono stato a fianco dei cavatori dalla mattina alle 5 fino a notte fonda durante le trattative, ho trovato in quei lavoratori un grande senso di dignità. Quella dignità che è stata calpestata da affermazioni becere e vergognose, ma d’altronde non ci potevamo aspettare altro da chi scarica sulla collettività i danni e tiene per se’ i profitti. E non si pensi a minimizzare, magari affermando che si è stati fraintesi, qua nessuno ha frainteso basta leggere le cronache dei giornali ad ogni tentativo di inserire regole che provino a determinare un nuovo equilibrio.

Come organizzazioni sindacali da tempo chiediamo l’attivazione di una “Cava scuola” che possa formare i futuri cavatori, così come sono necessari maggiori controlli da parte degli organi ispettivi al fine di verificare la congruità delle lavorazioni e il rispetto delle procedure.

Il tema degli infortuni non può essere ascritto al fato o alla elevata confidenza con le lavorazioni, come qualcuno vorrebbe far credere, il tema degli infortuni è legato ai ritmi di produzione e alla mancata attenzione nell’applicazione delle normative.

Pertanto, come ho ribatito oggi, riteniamo che si debba lavorare sia sul fronte preventivo, con una formazione adeguata, sia sul fronte sanzionatorio con controlli puntuali e continuativi.

Nicola del Vecchio, Segretario Generale CGIL Massa Carrara

Cgil Massa Carrara

CgilToscana

CGIL Nazionale

Fillea Cgil Massa Carrara