Pubblicato su “Notizie minime
della nonviolenza in cammino”, n. 383 del 3 marzo 2008
Non c'erano giornalisti nè
telecamere. I tiggì non ne hanno parlato. Buon segno. È la prova certa che la
nostra assemblea di Bologna non rientra nel copione già scritto della recita
elettorale a soggetto. Non siamo tra gli attori protagonisti, nè tra le
comparse. Buon segno.
La sala era strapiena. Presenze
da ogni regione del centro-nord (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia
Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio).
Una cinquantina gli interventi
che hanno dato vita ad un dibattito serio, di ampio respiro, rispettoso,
intenso.
Praticamente unanime l'idea della
necessità di una presenza anche politica del movimento, ma tutti
realisticamente coscienti che le condizioni affinché ciò possa avvenire sono da
costruire. La volontà emersa è quella di dare vita ad una rete, che si
riconosca nella nonviolenza, che espliciti la necessità e la volontà di
crescere (a partire dalle realtà locali) come soggetto politico indipendente,
autonomo.
La strada è lunga, in salita, non
ci sono scorciatoie. Ma l'obiettivo è quello. Ci è stato di conforto riscoprire
che anche Aldo Capitini nel 1968 scriveva a Danilo Dolci della sua proposta
"di presentarci alle elezioni regionali con una lista di 'rivoluzione
nonviolenta per la democrazia direttà... dovrebbero essere liste pulitissime,
nonviolente. Andrebbero preparate con un lavoro regionale, per farsi conoscere
e per conoscere i problemi locali... bisogna trovare le persone, nonviolente e
concrete" (da Aldo Capitini, Lettere a Danilo Dolci, in "Il
Ponte", ottobre 1969, pp. 39-40).
Certo, i tempi e la situazione
politica sono diversi. Ma l'indicazione di una dimensione politica del
movimento nonviolento-ecologista-femminista, resta attualissima.
In queste elezioni tali liste non
ci saranno. Prepararle con serietà e con un lavoro capillare, non sarà facile.
Lavoriamo su tempi lunghi. Ma oggi a Bologna è stato fatto un passo in avanti.
Su come affrontare la scadenza
del 13-14 aprile le opinioni erano più diverse e sono emerse divergenze di
valutazioni. Qualcuno si è espresso sulla necessità di votare, scegliendo
magari il meno peggio di quello che i partiti di centro e di sinistra
propongono, per fermare il fronte populista-fascista. Qualcuno, per protestare
contro queste elezioni truccate e la politica del pensiero unico, ha proposta
l'astensionismo attivo, una campagna per il non voto. Altri hanno espresso
disponibilità a candidarsi con liste civiche, per dare un segnale che spazi
liberi, comunque, esistono ancora.
Il clima dell'assemblea è stato
sempre positivo, di grande rispetto reciproco. Tutti consapevoli che nessuno ha
la verità, che ognuno porta il proprio punto di vista, che ciascuno è chiamato
ad un impegno personale.
È stata un'assemblea vera,
dialogante e pensante. Si è parlato e si è ascoltato. E ci si è già dati un
nuovo appuntamento, il 20 aprile nella stessa sala sindacale della stazione di
Bologna. Comunque vadano le elezioni.
Oggi a Bologna c'è stato un vero
evento politico. Che contrasto con quelle finte riunioni di partito che vediamo
in tivù, dove uno solo parla e tutti a sventolare bandiere e cartelli uguali, prestampati.
Tanti elettori delusi o disorientati, nemmeno possono immaginare che esistono
ancora luoghi aperti, includenti, accoglienti, dove si discute davvero, con
passione gratuita, di politica. Non possono saperlo perché oggi a Bologna non
c'erano giornalisti nè telecamere. I tiggì non ne hanno parlato.
Buon segno.