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Verso la marcia della pace Perugia-Assisi "per la pace e la fratellanza dei popoli". Contributi di Domenico Gallo, Mario Pancera e Stefano Ciccone

In vista del cinquantesimo della marcia della pace Perugia - Assisi, che si terrà il prossimo 25 settembre, condividiamo alcune delle interviste che il Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo ha pubblicato sui notiziari quotidiani.

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale è stato il significato della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

  • Domenico Gallo: Io credo che il significato più rilevante sia quello educativo. La marcia, uscendo dalla semiclandestinità dei primi anni, è divenuta un evento che ha catalizzato l'impegno di centinaia di migliaia di persone, soprattutto giovani, sui temi della convivenza pacifica, del rispetto dei diritti umani, del riconoscimento dei diritti dei popoli altri, della solidarietà internazionale nella lotta contro le situazioni di violenza e di ingiustizia, della denunzia della logica distruttiva dei conflitti armati e della corsa agli armamenti. Quindi la marcia è stata un fattore di educazione e di autoeducazione per più generazioni di cittadini. Il problema è che soprattutto nell'ultimo decennio, si è consolidato un atteggiamento congiunto della forze politiche dominanti e dei principali mezzi di informazione che mira a rendere sterile il terreno sul quale sono stati distribuiti i semi della nonviolenza, introducendo una sorta di "diseducazione permanente" che inevitabilmente incide sul senso comune. A ciò si aggiunga che la crescente torsione oligarchica del sistema politico, ha relegato fuori dalla dinamica politica i valori ed i significati veicolati dalla marcia, rendendo perciò sterili i semi seminati dalla marcia. Insomma quel percorso che padre Balducci indicava come essenziale per il movimento per la pace, cioè la transizione dall'etica alla politica, è stato pesantemente ostacolato e la nonviolenza è stata respinta fuori dal recinto della politica e confinata nel limbo di un'etica che ogni giorno viene denigrata e diffamata dai mass media del regime.

  • Mario Pancera: Il fatto stesso che esista. Ormai tutti sanno che c'e': il solo darne la notizia è un ricordare la pace nella mente dei cittadini.

  • Stefano Ciccone: Per me è stata l'occasione di incontro tra storie e culture tra loro molto differenti che si sono lasciate attraversare e interrogare dalla nonviolenza come sguardo che metteva in discussione le loro tradizioni, le loro culture politiche, le loro narrazioni. Lo straniamento di una "manifestazione" senza piazza, senza fine, senza inizio, senza una "testa", è sempre stata l'occasione per ribaltare le liturgie delle mobilitazioni. Una delle occasioni per scoprire che si può essere sorpresi da una manifestazione.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Cosa caratterizzerà maggiormente la marcia che si terrà il 25 settembre di quest'anno?

  • Domenico Gallo: Io credo che il tema della pace e della fratellanza fra i popoli quest'anno si deve confrontare con le novità che sono emerse sull'altra sponda del Mediterraneo e deve far emergere la possibilità di creare un comune sentire, un ponte ideale che ci affratelli con i popoli che soffrono per la violenza del potere (come in Siria) e sono in lotta per costruire una prospettiva di vita democratica nei loro paesi, fondata sul rispetto della dignità e dei diritti umani fondamentali.

  • Mario Pancera: Non so. Ho una speranza: che tutti, chi vi parteciperà e chi vi assisterà attraverso i mass media, pensino che anche noi italiani siamo in guerra in varie parti del mondo, e che vi riflettano. Se fossi un sacerdote farei suonare le campane a stormo tutti i giorni. Di notte, per ricordare i bombardamenti.

  • Stefano Ciccone: Credo sia importante che riesca ad entrare nell'attualita'. Sarebbe bello se riuscisse a focalizzare su un punto, le spese militari di fronte alla crisi e alla manovra finanziaria, con la capacità di essere precisi (individuare specifici progetti di investimento) con una lettura della realtà più generale (la fine dei blocchi militari, la trasformazione delle guerre, gli interventi militari e i loro costi, le relazioni col sud del mondo, il ventennio di guerre di cui è fatta la nostra pace).

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Qual'è lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

  • Domenico Gallo: Non sono competente per rispondere a questa domanda. Posso solo dire che se non si riaprono i canali di comunicazione politica fra società e Stato, quindi se non si recupera l'agibilità politica delle Istituzioni, la cultura della nonviolenza rischia di appannarsi.

  • Stefano Ciccone: Credo ci sia una grande difficoltà a parlare fuori dai circuiti che culturalmente hanno riflettuto sulla nonviolenza. Ed è un male. Crescono mobilitazioni che rifiutano la violenza, che rifiutano le logiche gerarchiche e di appartenenza, di riduzione delle diversità che la militarizzazione dei conflitti produce. Ma questo non diventa consapevole cultura politica. Pratiche tra loro molto diverse convivono accanto senza interrogarsi reciprocamente. Quasi in un gioco di ruoli: chi sceglie lo scontro, chi lo rifiuta, chi preferisce la creativita'... Credo sarebbe necessario far emergere che linguaggi, forme di lotta, forme di organizzazione sono fatti pienamente politici che caratterizzano profondamente i movimenti quasi più degli specifici contenuti di merito o delle piattaforme rivendicative.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale ruolo può svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e gli altri mobimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

  • Domenico Gallo: Anche su questo argomento non sono tanto competente. Però la risposta l'ho già data. Occorre agire per riaprire le porte della politica alla partecipazione dei cittadini.

  • Mario Pancera: Come dicevo all'inizio, il fatto che questo e altri movimenti simili esistano è un ammonimento continuo. Non li conosco abbastanza e quindi non ne posso parlare, ma all'interno di questi movimenti ci devono pur essere uomini e donne di alto livello, in grado di dedicarsi all'attività politica concreta (parlamento, comuni, regioni): sappiamo tutti che alla testimonianza verbale occorre dare forza con una testimonianza concreta e visibile.

  • Stefano Ciccone: Dovrebbe appunto ricostruire e attualizzare una memoria della nonviolenza come critica attuale alle forme di riproduzione di forme di potere nelle esperienze di mobilitazione e nelle pratiche collettive. Esplicitare che nonviolenza non vuol dire pacificazione o annacquamento dei conflitti ma al contrario esplicitazione dei conflitti, ricerca di una più esplicita ed esigente radicalita'.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quali i fatti più significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

  • Domenico Gallo: In Italia il fatto più significativo è la grande mobilitazione sul tema dei beni comuni che, attraverso i referendum sull'acqua, quello sul nucleare e - con significato diverso ma convergente - quello sul cosiddetto "Lodo Alfano", hanno introdotto una grande contraddizione nel sistema politico oligarchico vigente nel nostro paese, facendo emergere attraverso una esperienza di mobilitazione dal basso (che costituisce una forma di azione popolare nonviolenta) l'esigenza di perseguire il bene pubblico, assicurando la tutela dei beni comuni. Sul piano internazionale hanno straordinario valore le rivolte che sono maturate nel mondo arabo, che hanno avute tutte per oggetto la richiesta di democrazia e di rispetto dei diritti umani e sono state tutte basate su azioni popolari di resistenza nonviolenta, almeno fino a quando la violenza dei regimi non ha imposto il linguaggio delle armi (com'è avvenuto in Libia).

  • Mario Pancera: A parte la presenza, costante e fondamentale per l'informazione, di vari siti web, non ho in mente fatti particolari (ma può essere colpa della mia distrazione o della mia memoria).

  • Stefano Ciccone: La scelta degli studenti, dopo gli scontri del 14 dicembre, di abbandonare lo scontro per penetrare nella zona rossa e andare a manifestare nelle periferie, parlando alla citta', smontando la logica emergenziale dell'assedio della polizia e smentendo la logica emergenziale e di militarizzazione dello scontro portata avanti da parti del movimento, giornali etc. E poi le mobilitazioni nonviolente in Val di Susa che non si sono fatte risucchiare da chi amava fare le simulazioni di guerra in montagna e dalla provocazione della polizia in assetto di guerra e i suoi abusi. Il fatto che il decennale di Genova non si sia ridotto a rievocazione reducistica ma abbia tenuto aperta una riflessione critica su forme di lotta e culture politiche.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

  • Domenico Gallo: Sul piano interno bisogna continuare il lavoro che è iniziato con i referendum e tirarne le fila, nel senso che occorre continuare a costruire forme di comunicazione e di solidarietà dal basso volte a modificare l'uso oligarchico della istituzioni. Sul piano internazionale bisogna costruire rapporti di scambio e di fratellanza con i popoli che si battono per la democrazia sull'altra sponda del Mediterraneo e rimettere la lotta per la pace e la giustizia al centro delle relazioni internazionali.

  • Mario Pancera: Allontanare i guerrafondai dal Parlamento è chiedere troppo? (Certo, è impossibile).

  • Stefano Ciccone: Certamente, da subito, nella mobilitazione sulla manovra finanziaria. Portando anche nello sciopero generale del 6 settembre rivendicazioni precise di taglio delle spese militari. In secondo luogo proporre una rilettura dei tanti interventi militari evitando la semplificazione tra "necessita'" dell'intervento o "tradimento" del popolo della pace. La costruzione di alternative, la produzione di una proposta differente che non si sottragga all'urgenza delle crisi è complessa e richiede capacità di analisi, elaborazione collettiva, memoria, conoscenza... questo va ricostruito. Anche in vista di un possibile mutamento del quadro politico. E poi la costruzione di esperienze e occasioni di confronto e dialogo con realtà esistenti come le reti degli studenti, del mondo della ricerca, delle mobilitazioni no-tav, delle reti di solidarietà con i migranti, per proporre la nonviolenza come "strumento" utile e contributo culturale alla crescita di quelle esperienze.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Che cos'è la nonviolenza e come accostarsi ad essa?", cosa le risponderebbe?

  • Domenico Gallo: Io gli direi che l'unico modo per sfuggire alla disperazione in cui può precipitare la condizione umana è quello di avere fede che esiste un sostrato di umanità che accomune tutti gli uomini e le donne, in nome del quale ci si può riconoscere nell'altro ed essere riconosciuti come membri della stessa famiglia umana. Se si entra in questa prospettiva, allora si possono condividere le sofferenze degli altri e sentirsi alleati a combattere contro il dolore provocato dall'ingiustizia e dalla violenza.

  • Mario Pancera: Io partirei dal Vangelo.

  • Stefano Ciccone: Per me è la capacità di guardare con occhio critico e di costruire continuamente una critica alle nostre forme di complicità e subalternità a modelli gerarchici e di dominio. Non contentarsi di "essere contro" ma costruire continuamente una pratica collettiva di trasformazione che faccia i conti con le nostre complicita', con le nostre pigrizie e con forme di potere, negazione dell'alterità e della differenza che attraversano anche le esperienze più radicali.

 


Note biografiche degli intervistati:

Domenico Gallo: illustre giurista, è nato ad Avellino nel 1952, magistrato ed acuto saggista, già parlamentare, tra gli animatore dell'Associazione nazionale giuristi democratici; tra i suoi scritti segnaliamo particolarmente: Dal dovere di obbedienza al diritto di resistenza, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1985; Millenovecentonovantacinque, Edizioni Associate, Roma 1999; (a cura di, con Corrado Veneziano), Se dici guerra umanitaria. Guerra e informazione. Guerra all'informazione, Besa, 2005; (a cura di, con Franco Ippolito), Salviamo la Costituzione, Chimienti, Taranto 2006. Vari suoi scritti sono disponibili nel sito www.domenicogallo.it

Mario Pancera: Mario Pancera si è occupato di arte e letteratura per numerose testate tra cui "Oggi", "Domenica del Corriere", "la Repubblica", "La Stampa" e il mensile "Arte", di cui è stato direttore. Ha collaborato al quindicinale "Adesso" di Primo Mazzolari. Ha insegnato nella Scuola di specializzazione in comunicazioni sociali dell'Università Cattolica di Milano. Ha pubblicato tra l'altro La guerra è schiavitu', La Locusta, 1966; I nuovi preti, Sperling e Kupfer, 1976; Conversazioni con Bettazzi, La Locusta, 1978; Tra fede e rivoluzione, Rusconi, 1981; San Pietro, Rusconi, 1981; Lorenzo Milani, Edizioni Paoline, 1987; Il design oggi, con M. C. Tommasini, Edizioni Giorgio Mondadori, 1993; Vite scolpite, Simonelli, 1999; La morte assurda di Ottone Rosai, Acquaviva, 2003; Primo Mazzolari e "Adesso" 1949-1951, Edizioni Messaggero di Padova, 2005; Le donne di Marx, Rubbettino, 2007. Ha tradotto Lettera a un giovane cattolico di Heinrich Boell, La Locusta, 1968

Stefano Ciccone: Intellettuale e militante della sinistra più limpida e rigorosa, è da sempre impegnato per la pace e i diritti umani, e in una profonda e acuta riflessione individuale e collettiva sull'identità sessuata e nell'analisi critica e trasformazione nonviolenta dei modelli e delle culture del maschile all'ascolto del pensiero e delle prassi dei movimenti delle donne; è uno dei promotori dell'esperienza di "Maschileplurale" e dell'appello "La violenza contro le donne ci riguarda". Tra le opere di Stefano Ciccone: con Lea Melandri, Il legame insospettabile tra amore e violenza, Effigi, 2008; Essere maschi. Tra potere e liberta', Rosenberg & Sellier, 2009