Questo lavoro opera una prima, molto generale, definizione di cosa sia la pandemia in corso, qualificandola come una corsa verso l’ignoto. In pochi mesi sono venute meno le forme, le abitudini, i comportamenti e le regole che sono state largamente in uso in parti estese del nostro pianeta, sostituite dalla drammatica ricerca di un argine finora molto debole, e costosissimo, al diffondersi della malattia. Il sistema delle relazioni sociali si è trasformato in profondità per la rottura traumatica degli scambi generata dal “distanziamento” e ha trovato gli spazi di sopravvivenza nella dimensione pressoché esclusiva della rete. Sono cambiati il senso e il ruolo dello Stato, l’idea di sanità, le visioni urbanistiche e ambientali, le dinamiche di funzionamento dell’economia e dalla società, i processi culturali ed anche le sfere affettive. Il tutto in pochi mesi.
Di fronte a ciò sarebbe opportuno evitare un errore che potrebbe essere irreparabile: non è pensabile affrontare un viaggio sconosciuto, concependolo come una rotta disegnata sulle carte nautiche del passato, così come non avrebbe senso qualificare la pandemia come una parentesi, la sospensione di una “normalità” destinata a riprendere vita, praticamente identica, passata la tempesta. La pandemia dovrebbe essere letta, invece, come una transizione del tutto anomala. Si tratta infatti del passaggio da una realtà ben conosciuta, e per molti versi già logorata e irta di contraddizioni, ad una da concepire e costruire, con la duplice certezza che ci sarà ma che non potrà essere uguale al passato perché pensarla in termini identici al passato significherebbe non uscire dalla tempesta, ma finire dentro una tempesta ancora peggiore.
Per questo siamo in una transizione anomala, diretta verso un ignoto che, per costituire un approdo possibile, sicuro e migliore, ha bisogno di una navigazione guidata da mappe e idee nuove, in grado di portarci al riparo, costruendo tale approdo con i caratteri della frattura rispetto al passato, persino a quello più recente. Le proposte contenute nelle pagine seguenti si limitano ad alcuni aspetti che riguardano soprattutto due temi centrali. Il primo è costituito dalla necessità di considerare in modo nuovo il debito pubblico, che pare essere il solo strumento capace di garantire un reddito universale e una spesa pubblica indispensabili per evitare un brutale impoverimento sociale; dunque un debito non solo per i fondamentali investimenti strutturali volti alla ripresa dell’economia ma anche come preliminare e insostituibile ammortizzatore sociale. Il secondo tema è individuato in una radicale riforma fiscale che colpisca i nuovi modi di produzione dei redditi e della ricchezza immateriali e operi da efficace strumento di redistribuzione e di giustizia sociale. Senza debito e senza riforma fiscale non sarà possibile distinguere tra capitalismo e mercato ed evitare la trasformazione della rabbia in odio collettivo, destinato a travolgere le democrazie.
Il Novecento è finito da un pezzo e i primi venti anni del nuovo secolo non possono aiutarci per il futuro. Dobbiamo fare da soli.
Premessa del libro: “Viaggio al termine della crisi. L'economia e l'ignoto. I nodi del debito pubblico e della riforma fiscale”, Ed. Altreconomia.
Link ebook: https://altreconomia.it/prodotto/viaggio-al-termine-della-crisi-epub/