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Viva il potere, abbasso i poveri

Non conta più l’uomo, ma i soldi. Abbiamo davanti agli occhi una spelonca di ladri di fiducia e di speranza

di Mario Pancera 

Un giorno del 1971, dom Giovanni Franzoni, allora giovane abate benedettino della basilica romana di San Paolo fuori le Mura (per intenderci, quella dove Giovanni XXIII aveva annunciato il Concilio), diceva: «La missione della Chiesa non è solo quella di portare il messaggio di Cristo e la sua grazia agli uomini, ma anche quella di animare e perfezionare l’ordine temporale con lo spirito evangelico».

Ripeto: «Perfezionare l’ordine temporale con lo spirito evangelico». E poi spiegava quello che stava facendo la sua comunità: «…abbiamo assunto iniziative che possono avere un’incidenza anche politica in senso lato: lotta contro gli armamenti, contro ogni forma di oppressione, di violenza, di discriminazione, iniziative concrete per i malati mentali, solidarietà con i terremotati, con gli operai in sciopero per la difesa del loro posto di lavoro; ci siamo schierati dalla parte dei poveri, degli sfruttati, degli emarginati dalla società e abbiamo fatte nostre le loro rivendicazioni».

Oggi siamo allo stesso punto: «Abbiamo fatte nostre le loro rivendicazioni». Chi? I potenti, i parlamentari cattolici, gli imprenditori, le bande di ladri e truffatori indagati e anche già condannati a pene detentive che tuttavia siedono alla Camera e al Senato o in enti pubblici e scrivono e approvano o disapprovano le leggi per tutti gli altri cittadini? I ladri di fiducia e di speranze che, ai danni degli italiani, hanno scritto e fruiscono di una legge che essi stessi chiamano comunemente «porcata»? Quanti di costoro fa proprie le rivendicazioni dei poveri, dei malati, degli sfruttati, dei disoccupati, degli emarginati? Siamo come quarant’anni fa.

Vent’anni prima, confrontandosi con un frate predicatore famoso che riempiva le piazze a favore della Democrazia cristiana, don Zeno di Nomadelfia gridava: «Perché dici che i ricchi devono dare? Sta’ a sentire: perché non insegni alla gente che deve prendere?». Anche questo grande difensore dei poveri venne richiamato; come si permetteva di difendere i poveri? In un documento dell’arcivescovo Schuster, fu addirittura accusato di eresia e di «occulto misticismo comunista». Tornò volutamente allo stato laicale. Vi rimase otto anni, prima di poter riprendere la sua pienezza sacerdotale. Ma il potere aveva vinto.

Perfino lo Ior, l’Istituto per le opere di religione, che dom Franzoni criticava duramente, è tornato alla ribalta oggi con nuovi scandali. L’abate benedettino fu rapidamente sollevato dal suo incarico (aveva l’autorità di vescovo e, come tale, doveva rispondere soltanto al papa, allora Paolo VI): fu sospeso a divinis, poi allontanato del tutto. Fine della sua parabola monastica. Cosa aggiungere? Nulla: ha vinto il denaro, hanno vinto i ricchi e il potere. I poveri, i malati, gli emarginati restano gli oppressi, i dominati. Se almeno rappresentassero in qualche modo la borghesia, farebbero come i francesi nel 1789, invece sono soltanto miserabili. Non conoscono nemmeno la data. Possono soltanto  diventare schiavi. Non hanno voce in capitolo, quando parlano infastidiscono. La Storia ricorda che per metterli a tacere del tutto nel secolo scorso Hitler inventò le camere a gas.

Mario Pancera