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Pubblicato su “La domenica della nonviolenza” n. 156 del 23 marzo 2008 e tratto dal sito di "Pecereporter" (www.peacereporter.net)

Angelo Stefanini è docente del Dipartimento di medicina e sanità pubblica dell'Università di Bologna, Centro studi in salute internazionale; è anche membro dell'Osservatorio italiano sulla salute globale


Mentre negli Stati Uniti il premio Nobel Joseph Stiglitz stima il costo finanziario della guerra in Iraq in tre trilioni (sì, tre trilioni, ossia tre milioni di milioni di milioni) di dollari, è giunto il momento di fare i conti con gli altri costi, quelli umani, che cinque anni di guerra hanno fatto pagare alla popolazione civile di quel paese.

Dal 19 al 23 novembre una delegazione di cittadini italiani composta dal  Senatore Marco Perduca, Radicali-PD, co-Vicepresidente del senato del  Partito Radicale Nonviolento; Giancarlo Boselli, vice Sindaco di Cuneo;  Antonio Stango, Partito Radicale Nonviolento e Yulia Vassilieva, Nessuno  Tocchi Caino si è recata in visita al campo di Ashraf nella provincia  irachena nord orientale di Diyala.

                          Comunicato Stampa di "Un ponte per ..."

Il presidente uscente degli Stati Uniti ha annunciato la firma dello “Status of Forces Agreement” (Accordo sullo status delle forze [Usa]), il primo ministro iracheno, Al Maliki, ha fatto lo stesso per l’”Accordo sul ritiro delle forze statunitensi dall’Iraq”.
Una riflesso condizionato porta a chiedersi subito chi ha vinto e chi ha perso: è il Governo statunitense che si è assicurato altri tre anni di permanenza delle proprie truppe in Iraq o il Governo iracheno che ha ottenuto la fissazione di una data limite per l’uscita di tutti i soldati? I partiti sciiti filoamericani o i partiti sunniti che hanno ottenuto di sottoporre l’accordo a referendum ed altre condizioni?