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Le armi sono una merce, tanto che le industrie che le producono (anche quelle a partecipazione statale) sono quotate in borsa e, quindi, per distribuire maggiori profitti agli azionisti devono costruire armi sempre più innovative, che siano appetibili nel mercato.

Le armi, tuttavia, sono una merce particolare, finalizzata, non certo a migliorare le condizioni di donne e uomini, ma, quanto meno, a creare distruzione e morte.

Gentile dott. Visconti,

sul Giornale di Brescia di oggi, lunedì 25 ottobre 2021, in prima pagina (con anche fotografia), e poi in altre due pagine interne, si dà notizia delle esercitazioni militari che si stanno svolgendo a Ghedi con aerei adibiti al trasporto di ordigni nucleari.

E' l'ennesima conferma della presenza di bombe atomiche sul nostro territorio provinciale, come scrive anche il Giornale di Brescia.

La maggioranza delle armi italiane destinate a Paesi non UE e non NATO: tra i primi dieci acquirenti anche il Qatar, il Turkmenistan e l’Arabia Saudita.

Come era possibile intuire dalle notizie di settore degli scorsi mesi, e come la Rete Italiana Pace e Disarmo aveva più volte anticipato sottolineandone la problematicità, per il secondo anno consecutivo è l’Egitto il principale acquirente di sistemi d’arma esportati dalle aziende italiane a produzione militare. Rimangono quindi floridi gli affari armati con il governo autoritario di al-Sisi nonostante le pesanti violazioni dei diritti umani e la non collaborazione nei casi Regeni e Zaki.

Fermate definitivamente forniture autorizzate negli ultimi anni e relative ad ordigni utilizzati nella guerra sanguinosa dello Yemen. Le licenze erano state rilasciate dopo l’inizio del conflitto. Cancellato dal Governo con una decisione storica e grazie alla pressione della società civile l’invio di oltre 12.700 bombe.

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