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Un primo risultato è stato raggiunto. La questione degli F-35 è entrata definitivamente nell'agenda della politica. Chiunque sosterrà i piani di acquisto di questi cacciabombardieri perderà il sostegno di larga parte dell'opinione pubblica. Il Parlamento ne ha dovuto discutere come non aveva mai fatto prima. E dovrà continuare a farlo in modo sempre più aperto e trasparente. Chi pensava di continuare a giocare sottobanco è stato sconfitto.

Probabilmente i caccia d’attacco F35 saranno 100 non più 131. Nessun passo indietro, solo un limitato ridimensionamento degli investimenti. Anche perché, a sentire il ministro-ammiraglio Giampaolo Di Paola, «rinunciare del tutto agli F35 sarebbe sbagliato e costoso» (avete letto bene: «sbagliato e costoso»…). Per cui la smettano coloro che si permettono di criticare la scelta armata della nostra politica, perseguendo il solo intento di (parole del generale Leonardo Tricarico) «recidere definitivamente gli artigli alle nostre forze armate, rendendole di fatto disarmate».
Tengano invece conto che avremo – si è detto come nota giustificativa di spesa, smentita ieri dai giornali – un ritorno economico per questa scelta.