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Dopo l'assegnazione del premio Nobel per la Pace 2017 all'organizzazione per il bando alle armi nucleari (Ican), è necessario continuare a lottare “instancabilmente nei prossimi anni per garantire la piena attuazione del trattato di divieto nucleare”. Come approfondimento pubblichiamo il contributo di Giorgio Nebbia, che è stato segnalato dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani.

II programma per gli F-35 ha accumulato un ritardo "di almeno cinque anni sulla tabella di marcia originaria" con costi "quasi raddoppiati rispetto alle previsioni iniziali". Lo evidenzia la Corte dei Conti, nella relazione speciale sulla partecipazione italiana al programma Joint Strike Fighter F-35 Lightning E, osservando tuttavia che "la valutazione complessiva del progetto deve tener conto, proprio in termini squisitamente economici, della circostanza che l'esposizione fin qui realizzata in termini di risorse finanziarie (3,5 miliardi di euro fino a fine 2016 e più di 600 milioni ulteriori previsti nel 2017), strumentali ed umane è fondamentalmente legata alla continuazione del progetto".

Bisogna considerare - nel metodo nonviolento efficace, nella strategia nonviolenta che vince perché convince - il partire per primi, il compiere il primo passo nella direzione giusta, l'essere già il cambiamento che si vuole vedere realizzato. (Gandhi: "Sii tu il cambiamento che vuoi vedere").
Questo lo abbiamo visto proprio il 7 luglio con il nuovo Trattato: la svolta epocale si è avuta quando gli Stati non nucleari (in massima parte, ma non tutti) hanno deciso di non aspettare gli Stati nucleari per proclamare l'illegalità (oltre che l'immoralità) delle armi nucleari.

Alla vigilia della discussione finale, con voto, delle mozioni presentate alla Camera dei Deputati sulla situazione dello Yemen le organizzazioni e campagne che hanno fatto appello al Parlamento stimolando questo dibattito ribadiscono la loro richiesta di interrompere l'esportazione da parte dell'Italia di sistemi militari ai Paesi implicati nel conflitto yemenita.

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