Libia, Rete Disarmo: gli interventi militari non risolveranno situazione né batteranno terrorismo
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La Rete Italiana per il Disarmo chiede che l’Italia non conceda l’uso di basi e di spazio aereo per le operazioni militari in Libia. Già nel 2011 il miraggio di una soluzione armata dei problemi della regione.
Il terrorismo si può veramente battere solo potenziando i processi di partecipazione politica e dando supporto pieno alla società civile e ad una costruzione democratica “dal basso”.
Pubblichiamo, tratta dal sito dell' Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia (UIKI-Onlus), la "Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia (UIKI-Onlus)", come segno di come la popolazione curda abbia elaborato una costituzione più avanzata di molte costituzioni occidentali. La tempesta perfetta, capace di travolgere l'intero quadro regionale a partire dal suo epicentro siriano. Il rischio, mai così concreto, che Aleppo possa cadere in mano non della resistenza anti Assad ma di Daesh (Isis), spiega la repentinità della decisione russa di intervenire militarmente a sostegno del regime. Evidentemente, nonostante i successi militari conseguiti da Hezbollah sul confine siro-libanese durante l'estate, il regime era in condizioni assai più precarie di quanto potesse apparire. L’autoritarismo crescente di Erdogan. Le tensioni con i curdi. L’affronto delle violazioni da parte dei russi, le incomprensioni con la Nato, l’isolamento internazionale. Tutte le ragioni di una situazione che, alla vigilia delle nuove presidenziali, si fa sempre più drammatica
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Carta del Contratto Sociale del Rojava-Siria
La tempesta perfetta che può travolgere il Medio Oriente
La lunga inazione dell'Occidente in questa crisi ha consentito a Daesh di rinforzarsi oltre misura e, soprattutto, ha concesso uno spazio spropositato agli attori regionali, permettendo loro di trasformare il quadro della guerra civile siriana in un fronte che di fatto ha coinciso con il raggio di azione del sedicente Califfato del terrore. Iraq e Siria sono diventati i campi di battaglia in cui Arabia Saudita, Iran e Turchia hanno condotto i loro giochi di guerra, convinti di poterne divenire i burattinai mentre in realtà ne restavano sempre più intrappolati.
Troppi nodi irrisolti dietro all'inferno turco