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La societa' civile irachena chiede aiuti, diritti, protezione, coraggio della politica, non armi.

Mentre il Governo italiano preparava e - solo in seguito - faceva approvare dal Parlamento l'invio di armi ai combattenti kurdi, questa settimana, gli operatori di Un ponte per... in Iraq assistevano a una mobilitazione straordinaria della societa' civile irachena negli aiuti umanitari.

Il voto avvenuto ieri nella Commissioni di Camera e Senato, pur rispettando la forma della legge, configura una scelta sbagliata e politicamente grave. Confermiamo la nostra posizione: la responsabilità di proteggere le popolazioni minacciate del Nord dell'Iraq non si esercita fornendo armi alle forze armate curde o irachene ma creando le condizioni per interventi di pace.

Rete Italiana per il Disarmo chiede comunque al Governo massima trasparenza sul tipo e la quantità di questa fornitura d'armi ed eserciterà tutte le pressioni in tal senso anche sul Parlamento, nel rispetto della legge 185/90 e del suo spirito.

Due anni di retorica a proposito della sconfitta di dittatori, rivoluzione, libertà, onore, dignità, democrazia – senza risultati.

Ma attori di peso relativamente nuovi sulla scena araba come Qatar e Turchia hanno visto nella situazione un’occasione unica per affermare una leadership nella regione. Washington, Riyad, Parigi, Londra – sono in corsa per impedire che l’area sfugga al loro pluridecennale dominio e abbracci l’antimperialismo dell’asse della Resistenza.

E' tardi, certo, i problemi sono immensi e complicati, ma non vogliamo arrenderci all'immensa tragedia siriana nella quale il vuoto della politica è stato riempito dalla logica della guerra. E di quale guerra! La repressione governativa di opposizioni sempre più armate e inaffidabili, così come la presenza di gruppi o stati interessati a sostegno dell'uno o dell'altro fronte, hanno prodotto uno scenario di incredibile gravità, una guerra di tutti contro tutti che sta producendo tensioni sempre più forti in una vasta area.

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