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“Quando si osserva il nostro pianeta dallo spazio, alcune cose diventano innegabilmente chiare. Continuiamo ad affrontare tematiche come il riscaldamento globale, la deforestazione, la perdita di biodiversità come questioni isolate, quando in realtà non sono altro che sintomi di un unico problema radicale di fondo. Questo problema è la nostra incapacità o assenza di volontà di riconoscerci come parte di un complesso planetario. Quando me ne stavo ad osservare il mondo da una finestra della Stazione Spaziale Internazionale potevo ammirare le rapide successioni dei lampi delle tempeste, come fossero i flash di tanti paparazzi, e anche gli arazzi di luce delle aurore polari come fossero quasi a portata di mano.

L’Assemblea generale dell’ONU ha indetto la Giornata Internazionale della Nonviolenza nel giorno della nascita del Mahatma Gandhi, il profeta della nonviolenza moderna.

Ma che senso ha, in tempo di guerre feroci, celebrare la Giornata della Nonviolenza?

Forse lo stesso Gandhi sarebbe stato contrario a questa ricorrenza, refrattario com’era a cerimonie rituali e formalità. Tutta la sua vita è stata una sperimentazione delle tecniche della nonviolenza, per la giustizia, per il disarmo, per la pace, per cercare la Verità (che per lui era Dio stesso).

La guerra oggi ha ucciso anche le Parole, e dunque la Verità (Dio è morto?).

Ciò che è accaduto ieri (attentato a D. Trump, 14 Luglio 2024, ndr) non deve dividerci (come popolo); può al contrario essere un’occasione per riunirci. In un certo senso, non è stata colpa di una sola persona, ma un po’ di tutti; e tutti noi siamo adesso chiamati in causa come parti responsabili.

In occasione del 2 ottobre, giornata internazionale della nonviolenza, condividiamo questa riflessione sulla nonviolenza di Annamaria Rivera, pubblicata su "Voci e volti della nonviolenza", n. 239 del 1 ottobre 2008.

Non so definire la nonviolenza né spiegare ad altri come vada intesa e praticata. È faccenda troppo complicata e scivolosa, intrico che alimenta paradossi. Ci sono guerrafondai che si proclamano nonviolenti. Veterani e neofiti della nonviolenza che votano i crediti di guerra.  Nonviolenti da sempre che son soliti cibarsi di creature torturate e uccise atrocemente.