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Guerra di saccheggio in Congo, nuove indagini della Cpi

«Ho deciso di rinnovare i nostri sforzi investigativi nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc)», ha dichiarato Karim Khan, procuratore della Corte Penale Internazionale (Cpi), in una nota rilasciata lunedì sera. Il rinnovo delle indagini in Rdc, che risalgono alla prima denuncia nel 2002 durante la Seconda guerra del Congo, è stato avviato a seguito della nuova denuncia presentata dal governo di Kinshasa nel maggio 2023 sui crimini delle «forze armate ruandesi e dalla milizia M23» nelle regioni orientali del paese.

A luglio l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite ha evidenziato come il conflitto con la milizia M23 abbia esposto milioni di persone a violazioni dei diritti umani e violenze. Khan ha sottolineato che «le nostre indagini nel Nord Kivu non saranno limitate a partiti particolari o membri di gruppi specifici. Piuttosto, il mio ufficio esaminerà in modo olistico, indipendente e imparziale la responsabilità di tutti gli attori che presumibilmente commettono crimini».

TRA I PIÙ DI 120 GRUPPI ARMATI presenti e i diversi eserciti regolari schierati, l’attenzione è rivolta in particolare all’M23 e all’esercito ruandese. Quest’ultimo con una presenza accertata sul campo, malgrado le smentite di Kigali, di almeno 4.000 soldati. Accusato di sostenere i ribelli, il governo del presidente Paul Kagame, fresco di rielezione per un quarto mandato, ha sempre negato. Tuttavia, evidenze raccolte da vari osservatori internazionali, comprese le Nazioni Unite, indicano il contrario: sostegno economico e militare, nonché impiego dell’esercito regolare a favore della milizia ribelle.

La presenza ruandese è strettamente legata allo sfruttamento delle ricchezze minerarie delle regioni orientali. Ad aprile, l’M23 ha conquistato l’area mineraria di Rubaya, da cui proviene il 15% della fornitura mondiale di tantalio, di cui la Rdc possiede ampie riserve. Questo materiale è essenziale per la produzione di telefoni, computer e batterie elettriche. Grazie al controllo delle miniere e al contrabbando dei materiali estratti, la milizia incasserebbe circa 300 mila dollari al mese, secondo un funzionario Onu citato da Ap.

«SE NON VERRANNO IMPOSTE sanzioni internazionali ai beneficiari di questo commercio criminale, la pace rimarrà irraggiungibile e i civili continueranno a soffrire», ha affermato Bontou Keita, capo della missione Onu in Congo. Tuttavia del contrabbando non beneficiano solo i miliziani. Ad aprile, una lettera dello studio legale Amsterdam & Partners LLP, che rappresenta il governo di Kinshasa, è stata inviata al Ceo di Apple, Tim Cook, riguardo al controllo della catena di approvvigionamento delle materie prime da parte della grande azienda tecnologica. Finora, Apple non ha commentato il rapporto dello studio legale, che evidenzia come i minerali acquistati dall’azienda americana, una volta saccheggiati dalle miniere congolesi, vengano “ripuliti” in Ruanda prima di essere immessi sul mercato.

QUESTA GUERRA DI SACCHEGGIO e la totale instabilità della regione hanno portato a una delle più gravi crisi umanitarie al mondo. A fine settembre, Medici Senza Frontiere (Msf) ha pubblicato un report che riporta i numeri degli abusi sessuali subiti dalla popolazione femminile nelle regioni orientali. Nel 2023, Msf ha trattato 25.166 casi di stupro, quasi tre violenze all’ora, e questa tendenza ha accelerato nei primi mesi del 2024. Nella sola provincia del Nord Kivu, tra gennaio e maggio, sono state curate 17.363 vittime. La maggior parte di queste violenze si verifica nei campi profughi dell’Onu, dove si trovano oltre 6 milioni di persone, come riportato da Human Rights Watch all’inizio di ottobre.

Fonte: Il Manifesto del 17 ottobre 2024

https://ilmanifesto.it/guerra-di-saccheggio-in-congo-nuove-indagini-della-cpi