Pax Christi Italia, impegnata da decenni a favore dei diritti umani e la pace in Sudan attraverso un’azione di pressione politica sulle istituzioni italiane e internazionali, sta seguendo con preoccupazione le rivolte popolari che, da una settimana, sono in corso a Khartoum, Wad Medani, El Obeid, Kosti, Nyala, Port Sudan e in altre località del paese.
I manifestanti, per lo più giovani, chiedono la fine delle misure di rigore economico adottate dal governo al fine di far fronte all’enorme deficit (2,4 miliardi di dollari) accumulato col venir meno degli introiti petroliferi del Sud Sudan, staccatosi dal Nord a seguito della proclamata indipendenza nel 2011.
Oggi, la grande protesta delle piazze contro il caro-vita chiede a gran voce anche la fine del regime del presidente Omar al-Bashir, al potere dal 1989 con un colpo di stato. Un regime che ha negato le libertà civili, ha violato i diritti umani, si è macchiato di crimini di guerra e contro l’umanità nel Darfur; misfatti per i quali al-Bashir è stato incriminato dalla Corte Penale Internazionale.
La ribellione che sta dilagando e che coinvolge sempre più la base sociale, viene respinta dal Governo con particolare forza repressiva. Lo dicono organismi come Amnesty International, Human Rights Watch, African Centre for Justice and Peace Studies. Si spara ad altezza d’uomo, si compiono arresti arbitrari, si deportano in massa i manifestanti in località periferiche. Si chiudono le testate dei giornali e le reti web allo scopo di isolare il paese dal resto del mondo, al fine di poter “normalizzare” indisturbati la situazione.
In quest’ora tragica e buia per la gente del Sudan, Pax Christi, movimento sempre vicino alle esperienze di società civile sudanesi impegnate per la giustizia e la pace del loro paese:
- fa proprie le istanze della popolazione che in modo pacifico invoca diritti e libertà;
- chiede il pronto intervento della comunità internazionale per fermare la violenta repressione in atto e perché vengano restituite le libertà civili soppresse;
- segnala il rischio che la legittima protesta della popolazione si trasformi in scontro armato tra le forze filogovernative e la coalizione dei movimenti di opposizione armata, già accusata di supportare i movimenti di protesta;
- fa presente che un’ulteriore destabilizzazione del Sudan potrebbe rompere i fragili equilibri regionali e aumentare le tensioni nell’intera area già segnata da pesanti criticità.
Si appella perciò al Governo Italiano e all’Unione Europea perché si attivino immediatamente, nelle sedi internazionali competenti, al fine di fare pressione sul Governo Sudanese affinchè:
- cessi immediatamente l’azione violenta verso le dimostrazioni pacifiche;
- si faccia luce sulle responsabilità di chi ha provocato la morte di tante persone inermi (141 secondo fonti dell’ opposizione politica; 33 secondo fonti governative)
- si richiami seriamente il Governo Sudanese a rispettare gli impegni presi nel trattato di pace del 2005, che domandano di mettere in atto un’evoluzione democratica e inclusiva del sistema politico, unico modo per garantire pace e stabilità al paese, dignità e sviluppo alla sua popolazione.
Pax Christi Italia
Firenze, 29 settembre 2013