Volti, storie. Il sangue dei giusti e la testimonianza dei profeti. È così che la terra di mons. Romero e Marianella García Villas vive la sua quotidianità divisa tra delinquenza, violenza e aneliti di rinascita civile.
Perché, alla fine, il sacrificio dei martiri ha fecondato la terra.
Ottantamila circa sono state le vittime della guerra civile in Salvador, dal 1980 al 1992, anno degli accordi di pace, in un paese che aveva solo quattro milioni di abitanti. Nel parco Cuscatlan a San Salvador è stato creato un “Monumento a la Memoria y la Ver-dad”: si tratta di un muro lungo oltre 90 metri con incisi, divisi per anno, i nomi di migliaia di vittime della repressione. Tutti i giorni vi sono persone che mettono fiori sotto i nomi di familiari e di amici.
A chi arriva per la prima volta in Salvador, passando in macchina per le strade della capitale, in un traffico incredibile, la prima cosa che balza all’occhio sono le persone armate presenti dappertutto: davanti a qualsiasi negozio minimamente decente, a qualsiasi locale, alle scuole, alle pompe di benzina, alle pizzerie, davanti anche agli ingressi di diverse parrocchie, davanti all’arcivescovado.
L'articolo completo, pubblicato sulla rivista "Il Regno" di ottobre 2015, è consultabile presso la pagina web del sito dell'AAdP: https://www.aadp.it/dmdocuments/doc2140.pdf