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Comunicato a nome di tutti i Centri della Fondazione per la Preservazione della Tradizione Mahayana in Italia: Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia (Pisa), Centro Terra di Unificazione Ewam di Firenze, Centro Cenresig di Bologna, Centro Tara Cittamani di Padova, Centro Lama Tzong Khapa di Villorba (Treviso), Centro Sangye Choling di Sondrio, Centro Kushi Ling di Arco di Trento, Centro Muni Ghiana di Palermo, Associazione Yeshe Norbu, Shine', Chiara Luce Edizioni.

Pubblicato su “Notizie minime della nonviolenza in cammino”, n. 402 del 22 marzo 2008


Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, è la guida politica e spirituale del popolo tibetano. È uno dei pochi statisti al mondo che si ispira alla nonviolenza. È un capo di stato che vive in esilio a Dharamsala, in India. Non ha esercito. La sua forza è nella preghiera. I suoi "soldati" sono i monaci buddisti. A lui è affidato il passato e il futuro del Tibet, la religione, la cultura, le tradizioni, l'integrità fisica. Per questo si muove da sempre con molta saggezza e prudenza. La Cina è una potenza militare ed economica, e certamente il piccolo Tibet non può competere su questi piani.

Pubblicato su "Notizie minime della nonviolenza", n. 403 del 23 marzo 2008



In qualche vero modo per ogni persona di sensibilità umana, in modo particolare per ogni discepolo di Gesù di Nazareth, i giorni pasquali, la silenziosa e sospesa giornata del sabato (che è il giorno in cui scrivo), sono un momento più intensamente dedicato a sentire e meditare i dolori e le speranze di vita dell'umanità.

Stato di assedio e morti al Newroz di Van, notizie dalla delegazione di osservatori italiani a Van (di Laura Maragnani)



Durante la giornata del 21 Marzo la tensione è andata aumentando.

Tutti i responsabili delle associazioni incontrate dalla delegazione italiana hanno auspicato, fino all'ultimo, che il divieto al Newroz venisse revocato.
Durante la mattinata i dirigenti del DTP erano ancora possibilisti.

Pubblicato su “La Stampa” del 20 marzo 2008 e su “La domenica della nonviolenza”, n. 156 del 23 marzo 2008

"Etichettando come nemici le autorità cinesi, potremmo pronunciare una ipocrita condanna della loro brutalità, ma non è così che si ottengono la pace e l'armonia". Risuonano tragicamente attuali queste parole che il Dalai Lama va ripetendo ormai da 50 anni - una delle occasioni più vicine a noi nello spazio e nel tempo è stata la sua conferenza a Milano nel dicembre scorso su "La pace interiore e la nonviolenza" - ma proprio per questo il poco che ci è dato di conoscere degli eventi di questi giorni in Tibet riveste una drammaticità estrema.

Autonomia per il Tibet, democrazia per la Cina!
Metti alla finestra la bandiera del Tibet!


Nel 1948, la Cina comunista occupò il Tibet. In sessant’anni, si stima che i tibetani uccisi dai cinesi siano stati oltre un  milione mentre il 90% del patrimonio artistico e architettonico, compresi circa seimila templi e monasteri, è andato distrutto.

Pubblicato su "INTERDEPENDENCE newsletter".

La pesante cappa di silenzio che dopo le Olimpiadi è scesa sul Paese delle Nevi sembra aver posto la questione tibetana al di fuori dell’agenda delle relazioni internazionali. Ci sono invece valide ragioni per vederla più che mai centrale negli scenari mondiali attuali. Vediamo perché.
L’elezione di Obama alla presidenza degli Stati Uniti segna una svolta netta nel ciclo storico iniziato con la fine della contrapposizione bipolare.