Gaza-Israele: quel manifesto dalla sinagoga di Firenze, così attuale, urgente, ignorato...
di Marco Pannella
Quella che segue è la trascrizione dell'intervento di Marco Pannella di giovedì 14 gennaio, nell'ambito della "maratona" in solidarietà con Israele davanti a Montecitorio.
Io credo che questo che stiamo vivendo, che il mondo sta vivendo, è un momento nel quale è necessario riflettere, comprendere se abbiamo degli errori da correggere, sapere come fare, anche di questa occasione, quel che la politica se è buona fa: usare questo momento per essere più forti nel cuore e nell'intelligenza degli altri, non nella nostra.
di Marco Pannella
Quella che segue è la trascrizione dell'intervento di Marco Pannella di giovedì 14 gennaio, nell'ambito della "maratona" in solidarietà con Israele davanti a Montecitorio.
Io credo che questo che stiamo vivendo, che il mondo sta vivendo, è un momento nel quale è necessario riflettere, comprendere se abbiamo degli errori da correggere, sapere come fare, anche di questa occasione, quel che la politica se è buona fa: usare questo momento per essere più forti nel cuore e nell'intelligenza degli altri, non nella nostra.
E quindi, direi che venire qui a raccontarci le nostre ragioni, certo mi fa piacere - e ci si sfoga anche o si testimonia di averle finalmente comprese, e va benissimo - ma dobbiamo anche renderci conto, dirvi che cosa facciamo in questo momento, anche se poco.
Vedete per esempio nel Qatar ed in Turchia, che sono due Stati che sono sempre stati fra i più vicini o i meno lontani da noi, tre giorni fa abbiamo avuto con "Non c'è pace senza giustizia" e un'altra organizzazione una riunione importante. Emma al telefono mi ha detto: "Sembrava di esser tornati a prima del 2003, tutti scatenati contro Israele, ma tutti quelli che sappiamo non sono contro Israele abitualmente, anzi". Allora dobbiamo cercare di renderci conto che non sono necessariamente traditori o in cattiva fede.
Vedete ho sentito dire che la nostra posizione, quella dello Stato di Israele è "sacrosanta". Ma in politica non è sacrosanto un bel niente! Una politica può essere utile o no in un momento determinato, sbagliata se i costi sono in quel momento maggiori dei ricavi. Possiamo dircelo tra di noi e ripeterlo. Sapete che sono 30 anni che lo ripeto, sapete che dal manifesto-appello dalla Sinagoga di Firenze abbiamo due anni fa previsto queste situazioni; abbiamo cercato di scongiurarle, come da 30 anni quando abbiamo ripetuto che era un non senso, anche la testimonianza delle cose che in Europa già allora non andavano; e adesso si sta ricostituendo un'Europa delle patrie contro la Patria europea, che invece di essere inclusiva diventa esclusiva con dei dati di potenza all'interno. E oggi ho letto una notizia sulle agenzie, una dichiarazione ufficiale: "E' interrotto il processo di avvicinamento fra l'Unione Europea e Israele". Vedete, io ho sentito dire: "ma no, bisogna lavorare in questo modo, andare avanti, cercare di fare la partnership invece della membership". Quanti di voi sanno qual è la nostra solfa, possono rendersi conto: battendo l'Europa nazista e comunista, abbiamo conquistato un'Europa, quella di Altiero Spinelli, quella di Ernesto Rossi, ma io potrei dire l'Europa di Kant, l'Europa di Gandhi, l'Europa di Martin Luther King, di Popper. Questa Europa l'abbiamo fatta perché abbiamo accolto il messaggio che ci veniva dalle carceri fasciste a Ventotene. Lo diceva anche Martin Buber, allora avendo torto, in polemica con i grandi padri in quel momento di Israele: lo stato nazionale di per sé è cosa troppo piccola per essere sionista. E voi sapete anche questo: che 10 anni fa dicevo che ero sionista e nelle nostre comunità la cosa non si diceva, non era sentita, non era avvertita, eppure questo rappresentiamo, quel grande umanesimo che assieme riuniva Tolstoj, quelli che immaginavamo l'Esperanto, quelli che immaginavano di rendere grande col messaggio la storia, il libro anche: il mondo e non solo un popolo o una parte di popolo.
Roadmap, Oslo e altre cose hanno, in un momento dato, per esempio consentito due Nobel: a Shimon Peres ed Arafat; ma dopo due mesi non c'era più nulla di quello per il quale loro avevano avuto il Nobel! Tra l'altro, quante volte l'avete sentito ripetere nel 2004 e nel 2007 - è stato tra l'altro un sondaggio della fondazione Adenauer - che l'85% dei cittadini di Israele compresa una buona parte dei cittadini arabi e dei cittadini palestinesi sono per l'ingresso di Israele nell'Unione europea. E questa Europa delle patrie si allontana da questo e continua una politica che non può non portarci a questi disastri, per cui un territorio che è lo 0,2% del territorio mediorientale continua a millantare la sovranità nazionale assoluta! Non è che un tragico errore.
Dobbiamo riflettere su queste cose ma vi pare che non sia una vergogna? Che cosa promettiamo ad un popolo di 10-12 milioni quanti sono i palestinesi? (Tra l'altro non dimentichiamo che i palestinesi costituiscono anche il 60% della Giordania con quella splendida posizione di Abdullah II). Gli promettiamo uno Stato, un altro stato mediorientale? Questo lo lasciamo pensare all'ottimo compagno, che è in buona fede purtroppo, Massimo D'Alema, ma io ad una popolazione martire da 4 generazioni, e non d'Israele, vorrei gridare questa sera il grido dell'intelligenza e del cuore che ha gridato Sharon un mese prima di lasciarci. Ma cosa vogliamo? Che questi, che da quarant'anni vivono come vivono, vivano così per altri venti anni.
Grazie e scusate se ho debordato ma dire solo quanto siamo nel giusto e quanto gli avversari siano cattivi non credo che serva granché.
Vedete per esempio nel Qatar ed in Turchia, che sono due Stati che sono sempre stati fra i più vicini o i meno lontani da noi, tre giorni fa abbiamo avuto con "Non c'è pace senza giustizia" e un'altra organizzazione una riunione importante. Emma al telefono mi ha detto: "Sembrava di esser tornati a prima del 2003, tutti scatenati contro Israele, ma tutti quelli che sappiamo non sono contro Israele abitualmente, anzi". Allora dobbiamo cercare di renderci conto che non sono necessariamente traditori o in cattiva fede.
Vedete ho sentito dire che la nostra posizione, quella dello Stato di Israele è "sacrosanta". Ma in politica non è sacrosanto un bel niente! Una politica può essere utile o no in un momento determinato, sbagliata se i costi sono in quel momento maggiori dei ricavi. Possiamo dircelo tra di noi e ripeterlo. Sapete che sono 30 anni che lo ripeto, sapete che dal manifesto-appello dalla Sinagoga di Firenze abbiamo due anni fa previsto queste situazioni; abbiamo cercato di scongiurarle, come da 30 anni quando abbiamo ripetuto che era un non senso, anche la testimonianza delle cose che in Europa già allora non andavano; e adesso si sta ricostituendo un'Europa delle patrie contro la Patria europea, che invece di essere inclusiva diventa esclusiva con dei dati di potenza all'interno. E oggi ho letto una notizia sulle agenzie, una dichiarazione ufficiale: "E' interrotto il processo di avvicinamento fra l'Unione Europea e Israele". Vedete, io ho sentito dire: "ma no, bisogna lavorare in questo modo, andare avanti, cercare di fare la partnership invece della membership". Quanti di voi sanno qual è la nostra solfa, possono rendersi conto: battendo l'Europa nazista e comunista, abbiamo conquistato un'Europa, quella di Altiero Spinelli, quella di Ernesto Rossi, ma io potrei dire l'Europa di Kant, l'Europa di Gandhi, l'Europa di Martin Luther King, di Popper. Questa Europa l'abbiamo fatta perché abbiamo accolto il messaggio che ci veniva dalle carceri fasciste a Ventotene. Lo diceva anche Martin Buber, allora avendo torto, in polemica con i grandi padri in quel momento di Israele: lo stato nazionale di per sé è cosa troppo piccola per essere sionista. E voi sapete anche questo: che 10 anni fa dicevo che ero sionista e nelle nostre comunità la cosa non si diceva, non era sentita, non era avvertita, eppure questo rappresentiamo, quel grande umanesimo che assieme riuniva Tolstoj, quelli che immaginavamo l'Esperanto, quelli che immaginavano di rendere grande col messaggio la storia, il libro anche: il mondo e non solo un popolo o una parte di popolo.
Roadmap, Oslo e altre cose hanno, in un momento dato, per esempio consentito due Nobel: a Shimon Peres ed Arafat; ma dopo due mesi non c'era più nulla di quello per il quale loro avevano avuto il Nobel! Tra l'altro, quante volte l'avete sentito ripetere nel 2004 e nel 2007 - è stato tra l'altro un sondaggio della fondazione Adenauer - che l'85% dei cittadini di Israele compresa una buona parte dei cittadini arabi e dei cittadini palestinesi sono per l'ingresso di Israele nell'Unione europea. E questa Europa delle patrie si allontana da questo e continua una politica che non può non portarci a questi disastri, per cui un territorio che è lo 0,2% del territorio mediorientale continua a millantare la sovranità nazionale assoluta! Non è che un tragico errore.
Dobbiamo riflettere su queste cose ma vi pare che non sia una vergogna? Che cosa promettiamo ad un popolo di 10-12 milioni quanti sono i palestinesi? (Tra l'altro non dimentichiamo che i palestinesi costituiscono anche il 60% della Giordania con quella splendida posizione di Abdullah II). Gli promettiamo uno Stato, un altro stato mediorientale? Questo lo lasciamo pensare all'ottimo compagno, che è in buona fede purtroppo, Massimo D'Alema, ma io ad una popolazione martire da 4 generazioni, e non d'Israele, vorrei gridare questa sera il grido dell'intelligenza e del cuore che ha gridato Sharon un mese prima di lasciarci. Ma cosa vogliamo? Che questi, che da quarant'anni vivono come vivono, vivano così per altri venti anni.
Grazie e scusate se ho debordato ma dire solo quanto siamo nel giusto e quanto gli avversari siano cattivi non credo che serva granché.
(testo non rivisto dall'autore)
Il Manifesto della Sinagoga di Firenze: