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Libano: condanna infinita (parte 2) (Imad El Rayes)

Continuiamo la pubblicazione della testimonianza dell'amico Imad El Rayes sul Libano
Mia madre, donna straordinaria e forte, ci ha cresciuto durante la guerra civile, da sola.
Avevo dodici anni e tante difficoltà.
Chiamo in Libano lunedì 25 giugno 2007 e immediatamente mia madre mi dice – meno male che hai chiamato, ho delle nuove notizie. Proprio ieri è stato celebrato il matrimonio di tuo cugino, la sposa era bellissima, è stata una bella festa, l’auguro anche a te –.
Poi il tono di voce cambia – che hai - dico io – purtroppo – prosegue mia madre – è morto Walid (un tenente dell’esercito libanese, parente nostro) durante le battaglie di Naher Bared, il campo profughi, dove è nata, o meglio, dove si sono infiltrati i sostenitori di Fateh al islam. Tanti morti in nome di Dio -.
Continua mia madre – mi dispiace per Walid trentadue anni, difendeva il Libano, un nazionalista convinto. Ma questi di Fateh al islam non si sa da dove arrivano e a quale gruppo appartengano. Sono ben organizzati e ben armati, chissà da quanti anni si stanno preparando. Perché non vanno via tutti, e ci lasciano il Libano tranquillo? -.
Rifletto e mi sale l’angoscia.
Un sentimento quasi naturale per me che mi fa ricordare la mia gioventù, penso - è guerra civile - .
Mi ricordo che era un gioco stare sotto i bombardamenti o divertirsi con i cecchini, si viveva alla giornata.
Non dimenticherò mai le lunghe file di persone in attesa per prendere un chilo di pane o il gasolio, con un futuro che era ignoto
Oggi le diverse componenti politiche libanesi sono in Francia per discutere sui conflitti interni ed affrontare le questioni relative alle elezioni del nuovo Presidente.

Imad El Rayes

Continua…


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