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Siamo stanchi. La pace è un diritto per tutti! (Patriarca Twal)

Brani tratti dall'Omelia, dal Messaggio di Natale e dall'intervista a Famiglia Cristiana n. 52. Testi integrali in: http://www.lpj.org/newsite2006/index.html


"Oggi non possiamo non ricordare l'instabilità, la mancanza di prospettive chiare per l'avvenire, la mancanza di sicurezza, le aggressioni contro i cittadini e le violazioni contro proprietà e beni.
Come Betlemme aspettò durante secoli Colui che avrebbe "spezzato il giogo e la sbarra che pesavano sulle spalle del popolo, e il bastone del suo aguzzino" (Isaia 9,3), così anche noi stiamo aspettando la manifestazione della Grazia del Signore che metterà fine all'occupazione e all'ingiustizia, liberandoci da quelle paure, difficoltà e divisioni interne che affliggono questa terra. (...)

Non possiamo poi dimenticare Gerusalemme. La Città di Gerusalemme soffre per la crescita degli insediamenti illegali, e un'emorragia di emigrazione dei suoi figli cristiani verso l'estero, a causa della mancanza di pace e del deterioramento della situazione politica. Tutto ciò non fa altro che suscitare in noi una forte apprensione per il futuro delle nostre Comunità cristiane e per le loro condizioni. Apprensione condivisa da tutti i Patriarchi d'Oriente dei quali, vi riporto il loro
ultimo messaggio: "Ci rivolgiamo ai nostri figli e a tutti gli abitanti della Terra Santa che vivono in condizioni deteriori in Palestina, soprattutto l'ingiusta chiusura imposta a Gaza e a centinaia di migliaia di innocenti. Siamo riconoscenti a tutti gli uomini di buona volontà che non risparmiano sforzi per spezzare questo blocco. Nello stesso tempo invitiamo fortemente i responsabili locali e internazionali ad impegnarsi seriamente per raggiungere una pace giusta e finale in Terra Santa. Che questa terra torni ad essere fonte di redenzione, riconciliazione, giustizia e perdono per i suoi abitanti e per il mondo.
Invitiamo i palestinesi stessi a ritornare con coraggio alla loro unità interna nel quadro della legalità palestinese riconosciuta, evitando così alla popolazione un assedio mortificante"(...) (Comunicato finale della 18esima Assemblea del Consiglio dei patriarchi cattolici d'Oriente, novembre 2008)
La pace è un diritto per tutti gli uomini; è pure la soluzione a tutti i conflitti e a tutte le controversie. La guerra non produce la pace, e le prigioni non garantiscono stabilità. Nemmeno i muri più alti assicurano sicurezza. (...) La politica internazionale si interessa poco al nostro destino, l'influenza degli Usa e di Israele è dominante. Ci arrivano tanti aiuti ma non quello di cui abbiamo bisogno: la pace e con essa la giustizia. Anzi, temo che l'anormale diventi normale e i grandi della politica si limitano a gestire il conflitto invece che risolverlo. Certo la situazione politica è difficile ma certi gesti si possono fare: basta con gli insediamenti illegali, con i posti di blocco con un muro che non
garantirà mai la sicurezza a nessuno.
Oh Bambino di Betlemme, lunga si è fatta la nostra attesa, e siamo stanchi di questa situazione, stanchi anche di noi stessi. (...) Siamo storditi dai bei discorsi e dalle promesse. Il pianto delle vedove e dei bambini si mescola con il rumore dei cannoni e dei mitra, ci spezza il cuore e rompe il silenzio della grotta e della culla. ..."