Si chiama “Marianne av Goteborg” ed è un peschereccio acquistato da “Ship to Gaza Svezia” e “Ship to Gaza Norvegia”. La prossima estate, assieme ad altre due imbarcazioni, “Marianne” prenderà parte alla Freedom Flotilla 3, la nuova missione volta a rompere il blocco di Gaza imposto da Israele. Sono passati diversi anni dalle sue prime spedizioni navali e la FF non si arrende, continua a denunciare la chiusura di Gaza e la condizione della popolazione palestinese. Sabotaggi, divieti e gli arrembaggi da parte della Marina militare israeliana – è ben noto quello del maggio 2010, quando i commandos dello Stato ebraico uccisero nove passeggeri della nave turca “Mari Marmara” -, non hanno scoraggiatogli attivisti internazionali della FF. Neppure le fiamme, innescate dai colpi sparati dalle unità da guerra israeliane durante l’offensiva “Margine Protettivo” che lo scorso luglio hanno distrutto l’”Arca di Gaza” ancorata nel piccolo porto di Gaza city, sono riuscite a demotivare chi della fine del blocco israeliano ha fatto la sua causa. Sulla nuova Freedom Flotilla ci sarà anche l’ex presidente tunisino, Moncef Marzouki, assieme ad esponenti politici, religiosi, figure di spicco dell’economia e della cultura di diversi paesi. In tutto dovrebbero essere una sessantina di passeggeri. Una spedizione che Israele segue con attenzione ed è pronto a fermare.
Decisivo per la nuova missione è il contributo della Freedom Flotilla Italia. «La storia delle flottiglie – spiega Paola Mandato della FF Italia — è una storia di solidarietà, di campagne di base in tutto il mondo, persone che dal 2006 organizzano azioni dirette a sfidare il blocco disumano e illegale di Gaza». Gli obiettivi politici raggiunti da queste iniziative, aggiunge Mandato, «sono di aver portato ogni volta al centro dell’attenzione mondiale il blocco di Gaza e di aver mostrato le vere e brutali intenzioni del governo Netanyahu nel totale non rispetto della legalità internazionale». E’ in corso in particolare la campagna “Apriamo Gaza, il Porto della Palestina” che propone una serie di passi volti a mettere in contatto le realtà culturali ed economiche di Gaza con il resto del mondo. Tra i suoi obiettivi c’è anche quello di dotare di uno scuolabus l’asilo di al Burej che porta il nome di Vittorio Arrigoni, l’attivista e reporter italiano ucciso nel 2011. A studenti ed insegnanti si rivolge un’altra iniziativa della FF Italia, “Un disegno per superare il blocco di Gaza”, che esorta i ragazzi a fare un disegno, un lavoro, un video da inviare agli studenti di una scuola di Gaza. I lavori saranno recapitati nella Striscia da uno dei passeggeri a bordo delle tre imbarcazioni della Freedom Flotilla 3. Un primo contributo è già arrivato e porta la firma prestigiosa di Vauro. «Per i bambini di Gaza – dice Paola Mandato — ricevere un messaggio da parte di bambini in altre parti del mondo, significa capire che qualcuno pensa a loro e ne ha cura. I bambini parlano un linguaggio universale, che non conosce barriere di nessun tipo. I bambini comunicano senza pregiudizi, sanno quindi stabilire contatti e ridare speranza laddove gli adulti hanno fallito finora».
La Freedom Flotilla Italia ricorda che nella Striscia di Gaza circa 500.000 studenti palestinesi non sono stati in grado di tornare a scuola lo scorso autunno a causa delle distruzioni causate dai raid aerei e dai cannoneggiamenti israeliani della scorsa estate: 174 scuole sono state colpite, di cui 26 rase al suolo e altre 30 continuano ad ospitare famiglie che non hanno più una casa. La raccolta fondi avviata dalla FF à volta anche alla realizzazione di un centro per le donne a Gaza.