«Con convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche, come ho già detto due anni fa. Saremo giudicati per questo. Le nuove generazioni si alzeranno come giudici della nostra disfatta se abbiamo parlato di pace ma non l’abbiamo realizzata con le nostre azioni tra i popoli della terra».
Parole chiare e forti quelle di papa Francesco, pronunciate domenica 24 novembre a Hiroshima, nel luogo simbolo «del buco nero di distruzione e di morte», nell’«abisso del silenzio» provocato dallo scoppio della bomba atomica che il 6 agosto 1945 distrusse la città, «in un’ora tremenda che segnò per sempre non solo la storia di questo Paese, ma il volto stesso dell’umanità».
Poco prima della partenza per il viaggio in Giappone, il Papa aveva ricevuto in Vaticano una delegazione dell’Ican (Campagna internazionale per la messa al bando delle armi nucleari, realtà che ha ricevuto il Nobel per la pace nel 2017), guidata dalla direttrice esecutiva Beatrice Fihn, che aveva ringraziato il Pontefice per il suo impegno a favore del “Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari”, di cui la Santa Sede è il primo firmatario. Un Trattato, votato all’Onu nel luglio 2017 da 122 Paesi (assente l’Italia), che afferma che le armi nucleari sono inaccettabili e disumane. Un Trattato che attende ancora una quindicina di ratifiche per poter diventare una norma internazionale. Lo farà il nostro Paese?
Con un passo avanti rispetto alla dottrina sociale della Chiesa in questo campo, il Papa ha condannato come immorale non solo l’uso delle armi atomiche, ma anche il semplice possesso degli ordigni di distruzione di massa. Tale condanna senza appello era già stata espressa da papa Francesco nel novembre 2017 in occasione del simposio sul disarmo integrale che si era svolto in Vaticano.
In Italia sono presenti almeno 70 ordigni nucleari nelle basi Usa di Ghedi, Aviano e Pordenone. Nel 2020 è prevista una loro progressiva sostituzione con ordigni ancora più micidiali in grado di essere trasportati dai nuovi caccia bombardieri F35, commessa ritenuta strategica dal Governo italiano che ha rimosso ogni limite al loro acquisto. Di fronte all’immoralità della presenza di armi atomiche sul suolo del nostro Paese, il mondo cattolico e la società civile raccoglieranno l’appello del Papa e si attiveranno in merito? E la politica del nostro Paese resterà sorda di fronte alle parole nette del Pontefice?
Quanto detto da papa Francesco in Giappone riecheggia l’implorazione di Paolo VI il 4 ottobre 1965 davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite: «Mai più la guerra! Mai più la guerra! Lasciate cadere le armi dalle vostre mani. Non si può amare con le armi in pugno».
Anche a Nagasaki, nella spianata dell’Atomic Bomb Hypocenter Park, dove il 9 agosto 1945 la bomba atomica uccise all’istante 40mila persone, papa Francesco ha utilizzato parole taglienti: «Nel mondo di oggi, dove milioni di famiglie e di bambini vivono in condizioni disumane, i soldi spesi e le fortune guadagnate per fabbricare, ammodernare, mantenere e vendere armi, sempre più distruttive, sono un attentato continuo che grida al cielo».
Mentre il Papa elevava il suo grido da Hiroshima e da Nagasaki, la Russia varava il Belgorod, un sommergibile atomico di nuova generazione lungo 178 metri e in grado di portare sei giganteschi siluri a propulsione nucleare. La risposta americana non si è fatta attendere: il Pentagono ha stanziato fondi consistenti per realizzare a sua volta nuovi micidiali sistemi d’arma nucleari. E così anche la Cina. E solo pochi giorni fa la Corea del Nord ha annunciato che la sua denuclearizzazione non sarà più oggetto del tavolo negoziale che era stato aperto con gli Usa e ha effettuato un nuovo test missilistico, nonostante il divieto impostole dalle Nazioni Unite…
Sapremo raccogliere l’appello del Papa contro le armi nucleari?
Pubblicato sul Giornale di Brescia del 10.12.2019