Sono passate non più di due settimane dalla straordinaria vittoria referendaria sull'acqua e l'apparato politico istituzionale sembra essersi dimenticato la portata storica dell'evento. Così come con scarsa attenzione fu rilevato il record di raccolta firme - 1,4 milioni - ottenuto lo scorso anno dai movimenti per l'acqua nel più totale silenzio mass-mediatico (salvo poi scoprire lo "straordinario" ribaltone alle recenti elezioni amministrative), oggi l'insieme dei poteri forti economici e politici sembra accomunato da un unico obiettivo : negare, rimuovere, depotenziare.
Quasi nessuno - salvo qualche opinionista illuminato come Ilvo Diamanti - sembra essersi accorto che, con i due sì della maggioranza assoluta del popolo italiano, si sia di fatto sancita, per la prima volta dopo decenni, la sconfitta con voto democratico e popolare delle politiche liberiste nel loro complesso e si sia affermata una fortissima istanza di democrazia diretta e di nuova partecipazione sociale. Certo, per chi da sempre è abituato alla manipolazione della realtà, è complicato prendere atto del fatto che i referendum sull'acqua siano stati i più votati e che, fra i due, quello che ha raggiunto un ulteriore maggioranza di sì, sia proprio quello che ha abrogato la possibilità di fare profitti dalla gestione di un bene essenziale. Così, mentre Confindustria e i poteri forti lanciano una vera e propria campagna di terrorismo psicologico sullo stile «si ferma la crescita del Paese», «si bloccano gli investimenti», i partiti politici fanno a gara nell'attivarsi per il depotenziamento del risultato.
Da una parte il governo del decreto Ronchi e della forzata privatizzazione ha subito tenuto a dire che il risultato referendario non andava interpretato come un plebiscito contro il governo - argomentazione fondata - salvo evitare di riflettere sul fatto che, nonostante i ripetuti inviti all'astensione della coppia Berlusconi-Bossi, il 26% dell'elettorato di Forza Italia e il 42% dell'elettorato leghista abbia disobbedito, scegliendo la ripubblicizzazione dell'acqua. Dall'altra, il blocco politico-mediatico Segreteria Pd-Repubblica-L'Espresso, dopo aver opportunisticamente appoggiato sul filo di lana una campagna referendaria sino ad allora avversata e/o subita, si è immediatamente affrettato a riallinearsi, propagandando una propria debole e sbagliata proposta di legge come risolutiva del voto referendario. Con intorno lo sguardo stordito dei media mainstream progressisti, i quali, incapaci di vedere - o di ammettere - di trovarsi al cospetto del più grande movimento per durata, penetrazione sociale e organizzazione dal basso, degli ultimi decenni, hanno preferito ignorarlo attribuendogli di volta in volta le caratteristiche di invisibilità eroica o di creatività estemporanea.
Il risultato di tutto questo scenario è quello sotto gli occhi di tutti : grandi manovre dei poteri forti finanziari per addivenire in tempi rapidi ad una nuova normativa che ristabilisca l'indiscutibile primato del mercato - fino al paradosso del Sole 24ore che il 28 giugno sponsorizza la proposta di legge del Pd - e altrettante manovre del mondo politico istituzionale che continua a considerare i referendum non una deliberazione costituzionale del popolo sovrano, quanto una semplice espressione da interpretare, sintetizzare e modulare (da loro, ovviamente). Grande è il disordine sotto il cielo, ma alcuni punti fermi sono inequivocabili: il primo quesito referendario ha abrogato il decreto Ronchi e dunque, da ora, è vigente la dottrina comunitaria che contempla tutte le forme di gestione, compresa - dopo vent'anni di tabù - la gestione attraverso enti di diritto pubblico; il secondo quesito ha abrogato «l'adeguata remunerazione del capitale investito», ovvero la possibilità di fare profitti sulla gestione dell'acqua, da cui si deduce che l'unica tra le gestioni possibili sia esattamente quella attraverso enti di diritto pubblico.
Questo è ciò che ha deliberato il popolo italiano, questo è ciò che tutti i livelli istituzionali devono eseguire. Domani e domenica 3 luglio si terrà a Roma l'assemblea nazionale dei movimenti per l'acqua: con l'allegria di un percorso vittorioso e con la determinazione di chi è consapevole di voler cambiare il mondo sapremo ristabilire la verità di ciò che è successo nel Paese e scriveremo collettivamente l'agenda locale e globale per ottenere quanto il popolo italiano ha deciso: la riappropriazione sociale del bene comune acqua, la sua gestione pubblica e partecipativa.
* Attac Italia - Forum italiano dei movimenti per l'acqua
Fonte: Il Manifesto del 1 luglio 2011