Pubblicato su "Il Manifesto" del 19 gennaio 2007
La problematica dell'acqua, in particolare la «gestione» dei servizi idrici, è stata oggetto di un preciso impegno elettorale preso dai partiti dell'Unione in favore dell'esclusione della privatizzazione dell'acqua dal programma di governo. È noto che l'eccezionalità del trattamento riservato al settore dell'acqua rispetto a tutti gli altri servizi pubblici locali è il risultato di un serrato confronto politico fra i partiti dell'Unione tanto che il mancato accordo sull'eccezionalità avrebbe rischiato di far saltare il patto elettorale di governo. Il governo Prodi ha così riconosciuto che «la proprietà e la gestione dei servizi idrici sono pubbliche», cioè non appropriabili né gestibili da soggetti privati, in totalità o parzialmente.
La legge finanziaria ha profondamente deluso i membri di AcquaPubblica (associazione creata nel 2006 per iniziativa di una serie di imprese «pubbliche» di gestione del servizio idrico integrato) perché nessuna misura specifica è stata presa a supporto delle aziende pubbliche che hanno dimostrato di saper gestire con efficienza e qualità il servizio loro affidato, e sono numerose anche in Italia. Ci si aspettava, pertanto, che al «seminario» di Caserta, nel cui ordine del giorno figurava la tematica dei servizi pubblici locali, il governo avesse preso le misure efficaci per concretizzare, al di là delle incertezze e ambiguità tuttora esistenti sul piano legislativo e amministrativo su cosa debba intendersi per «gestione pubblica», l'impegno della non privatizzazione del settore idrico. Niente affatto. Non se n'è parlato, forse anche perché la parola d'ordine è stata quella di non sollevare temi ancora fonte di dissensi. Così facendo, però, le porte restano aperte all'evoluzione oggi sottile ma potente verso la privatizzazione reale dei servizi idrici. Caserta non ha arrestato il sentimento diffuso di assistere a una «in-voluzione gentile» che sta portando, in Italia, verso la fine dei servizi pubblici e alla conseguente mercificazione della vita e del vivere insieme.
Il governo Prodi non può più rimandare alle calende greche la realizzazione di due impegni strettamente collegati: primo, fare del risanamento del territorio italiano (il Bel paese!), spappolato da un generale dissesto idrogeologico, una priorità principale della legislatura. L'attenzione data a Caserta all'esigenza della promozione delle energie alternative è un fatto positivo.
Lo sarà ancora di più se non si resterà allo stadio delle affermazioni retoriche destinate a provare un miglioramento nella capacità del governo di comunicare con il popolo italiano; secondo, emanare con urgenza una nuova legge quadro nazionale sull'acqua che ponga rimedio, tra tante altre disfunzionalità, alla deriva legislativa in atto che sta creando, come il caso della Lombardia, situazioni regionali difformi dall'orientamento di principio adottato dal programma di governo e contrari, persino, ai dettami costituzionali.
La nuova legge quadro nazionale, che dovrebbe risultare dall'adozione dell'attuale proposta di legge d'iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell'acqua, la cui raccolta delle firme inizierà formalmente in tutta Italia sabato 13 gennaio, dovrebbe essere ispirata ai seguenti principi: 1. il riconoscimento del diritto all'acqua per la vita (50 litri per persona al giorno) da garantire con il ricorso al finanziamento dei costi relativi tramite la fiscalità generale e l'allocazione dei ricavi provenienti dalle tariffe progressive per le fasce di utilizzo più elevate; 2. la salvaguardia del bene comune acqua, patrimonio dell'umanità, attraverso un uso fondato sulla sostenibilità e sul risparmio, nel rispetto anche dei diritti alla vita delle generazioni future; 3. il riconoscimento dei servizi idrici come servizi pubblici, espressione fondamentale della ricchezza collettiva e del benessere comune, la cui «gestione» deve essere realizzata nel rispetto dei principi di universalità, uguaglianza, continuità, giustizia, trasparenza, democrazia e efficacia; 4. la «gestione» pubblica dei servizi idrici tramite società di diritto pubblico incentivando, a tal fine, anche forme di trasferimento della proprietà delle reti da parte degli enti locali a soggetti interamente partecipati dai medesimi; 5. l'estensione delle competenze delle AATO (Autorità ambito territoriale ottimale) alle acque di tutto il territorio dei bacini coperti dall'ambito territoriale ottimale, introducendo, laddove necessario, l'obbligo dell'adozione del bacino idrico; 6. il principio «chi inquina paga» deve essere sostituito dal principio «chi inquina non può» a partire da livelli eccessivi di consumo e d'inquinamento inaccettabili perché insostenibili; 7. l'adozione, al di là della retorica tuttora predominante, di modalità efficaci di coinvolgimento reale dei cittadini al governo della politica idrica , locale e nazionale; 8. l'introduzione di una norma che favorisca la ripubblicizzazione delle gestioni privatizzate, identificando le modalità, la tempistica e le risorse finanziarie adeguate; 9. la devoluzione, su decisione delle AATO, di una quota della tariffa per il finanziamento di progetti di cooperazione decentrata con i paesi poveri ed a forte penuria d'acqua; 10. la costituzione di una «autorità nazionale per le risorse idriche», rievocazione dell'istituto del «console per l'acqua» che nell'antica Roma rappresentava una delle massime autorità della res pubblica.
Infine, la configurazione politica e culturale dell'attuale compagine governativa consente di credere che oggi in Europa il governo Prodi sia il governo meglio posizionato per prendere un'iniziativa politico-diplomatica internazionale forte in favore del formale riconoscimento mondiale nel 2008 del diritto umano all'acqua per tutti in occasione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni unite. Il 2008 è alle porte.
Perdere una opportunità così importante non farà certo onore ai portatori di quei valori umanisti che le componenti dell'attuale governo amano proclamare a ogni pié sospinto.
* Associazione AcquaPubblica
La legge finanziaria ha profondamente deluso i membri di AcquaPubblica (associazione creata nel 2006 per iniziativa di una serie di imprese «pubbliche» di gestione del servizio idrico integrato) perché nessuna misura specifica è stata presa a supporto delle aziende pubbliche che hanno dimostrato di saper gestire con efficienza e qualità il servizio loro affidato, e sono numerose anche in Italia. Ci si aspettava, pertanto, che al «seminario» di Caserta, nel cui ordine del giorno figurava la tematica dei servizi pubblici locali, il governo avesse preso le misure efficaci per concretizzare, al di là delle incertezze e ambiguità tuttora esistenti sul piano legislativo e amministrativo su cosa debba intendersi per «gestione pubblica», l'impegno della non privatizzazione del settore idrico. Niente affatto. Non se n'è parlato, forse anche perché la parola d'ordine è stata quella di non sollevare temi ancora fonte di dissensi. Così facendo, però, le porte restano aperte all'evoluzione oggi sottile ma potente verso la privatizzazione reale dei servizi idrici. Caserta non ha arrestato il sentimento diffuso di assistere a una «in-voluzione gentile» che sta portando, in Italia, verso la fine dei servizi pubblici e alla conseguente mercificazione della vita e del vivere insieme.
Il governo Prodi non può più rimandare alle calende greche la realizzazione di due impegni strettamente collegati: primo, fare del risanamento del territorio italiano (il Bel paese!), spappolato da un generale dissesto idrogeologico, una priorità principale della legislatura. L'attenzione data a Caserta all'esigenza della promozione delle energie alternative è un fatto positivo.
Lo sarà ancora di più se non si resterà allo stadio delle affermazioni retoriche destinate a provare un miglioramento nella capacità del governo di comunicare con il popolo italiano; secondo, emanare con urgenza una nuova legge quadro nazionale sull'acqua che ponga rimedio, tra tante altre disfunzionalità, alla deriva legislativa in atto che sta creando, come il caso della Lombardia, situazioni regionali difformi dall'orientamento di principio adottato dal programma di governo e contrari, persino, ai dettami costituzionali.
La nuova legge quadro nazionale, che dovrebbe risultare dall'adozione dell'attuale proposta di legge d'iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell'acqua, la cui raccolta delle firme inizierà formalmente in tutta Italia sabato 13 gennaio, dovrebbe essere ispirata ai seguenti principi: 1. il riconoscimento del diritto all'acqua per la vita (50 litri per persona al giorno) da garantire con il ricorso al finanziamento dei costi relativi tramite la fiscalità generale e l'allocazione dei ricavi provenienti dalle tariffe progressive per le fasce di utilizzo più elevate; 2. la salvaguardia del bene comune acqua, patrimonio dell'umanità, attraverso un uso fondato sulla sostenibilità e sul risparmio, nel rispetto anche dei diritti alla vita delle generazioni future; 3. il riconoscimento dei servizi idrici come servizi pubblici, espressione fondamentale della ricchezza collettiva e del benessere comune, la cui «gestione» deve essere realizzata nel rispetto dei principi di universalità, uguaglianza, continuità, giustizia, trasparenza, democrazia e efficacia; 4. la «gestione» pubblica dei servizi idrici tramite società di diritto pubblico incentivando, a tal fine, anche forme di trasferimento della proprietà delle reti da parte degli enti locali a soggetti interamente partecipati dai medesimi; 5. l'estensione delle competenze delle AATO (Autorità ambito territoriale ottimale) alle acque di tutto il territorio dei bacini coperti dall'ambito territoriale ottimale, introducendo, laddove necessario, l'obbligo dell'adozione del bacino idrico; 6. il principio «chi inquina paga» deve essere sostituito dal principio «chi inquina non può» a partire da livelli eccessivi di consumo e d'inquinamento inaccettabili perché insostenibili; 7. l'adozione, al di là della retorica tuttora predominante, di modalità efficaci di coinvolgimento reale dei cittadini al governo della politica idrica , locale e nazionale; 8. l'introduzione di una norma che favorisca la ripubblicizzazione delle gestioni privatizzate, identificando le modalità, la tempistica e le risorse finanziarie adeguate; 9. la devoluzione, su decisione delle AATO, di una quota della tariffa per il finanziamento di progetti di cooperazione decentrata con i paesi poveri ed a forte penuria d'acqua; 10. la costituzione di una «autorità nazionale per le risorse idriche», rievocazione dell'istituto del «console per l'acqua» che nell'antica Roma rappresentava una delle massime autorità della res pubblica.
Infine, la configurazione politica e culturale dell'attuale compagine governativa consente di credere che oggi in Europa il governo Prodi sia il governo meglio posizionato per prendere un'iniziativa politico-diplomatica internazionale forte in favore del formale riconoscimento mondiale nel 2008 del diritto umano all'acqua per tutti in occasione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni unite. Il 2008 è alle porte.
Perdere una opportunità così importante non farà certo onore ai portatori di quei valori umanisti che le componenti dell'attuale governo amano proclamare a ogni pié sospinto.
* Associazione AcquaPubblica