Si terrà a Roma nei giorni 10-11-12 marzo il primo Forum italiano dei movimenti per lacqua. Che non si tratterà di un evento episodico, importante ma fine a se stesso, lo dimostra la storia di questi anni, in cui il protagonismo sociale dei movimenti ha rimesso in discussione a livello internazionale legemonia del pensiero unico del mercato e il primato delleconomia sui diritti e la vita delle persone.
La consapevolezza che lacqua fosse uno dei nodi principali dello scontro con il modello liberista era, solo pochi anni fa, appannaggio di alcune realtà, tra cui la rete del Contratto Mondiale dellAcqua, che, prima di altre, ha compreso come la pervasività del mercato non avrebbe riconosciuto alcun limite al processo di mercificazione, fino a considerare lacqua, bene primario per la vita delle persone, come mero bene economico da assoggettare alle leggi del mercato.
Lattacco a questo bene primario è stato in questi anni al centro di tutte le scelte delle grandi istituzione finanziarie internazionali (Banca Mondiale, Fondo Monetario, WTO) e al centro di tutte le politiche guidate dalle grandi corporations transnazionali. Al punto che un pianeta posto di fronte ad una svolta epocale la fine della produzione basata sulle materie prime fossili e la necessità di ridisegnare la produzione su nuove materie prime- ha visto lacqua divenire causa prioritaria di nuovi conflitti internazionali e di nuove devastanti guerre.
Lattacco allacqua come bene comune dellumanità avviene su diversi fronti e a differenti dimensioni : dallAccordo Generale sul Commercio dei Servizi (Gats) allinterrno del Wto, che si prefigge la più completa liberalizzazione del ciclo integrato dellacqua, alle politiche dellUnione Europea, che proprio in questi giorni ha visto una prima approvazione da parte del Parlamento Europeo della direttiva Bolkestein, un tentativo di ridisegnare lEuropa e i beni comuni come un unico mercato di venditori e consumatori; fino alle politiche nazionali e locali che, a diversi livelli, per oltre due decenni hanno ceduto alle sirene della superiorità della gestione privata dei servizi rispetto ad un pubblico spesso burocraticamente farraginoso e inefficiente.
Ma, contemporaneamente a questi processi, centinaia di conflitti sociali sono sorti in ogni località del pianeta, dove intere comunità e popolazioni hanno posto con forza il proprio diritto allesistenza e al riconoscimento dei beni comuni che la rendono possibile : dallAsia allAfrica, allAmerica Latina la ribellione sociale ha posto in primo piano la necessità dei beni comuni e dei servizi pubblici, come elementi fondativi del contratto sociale per vivere assieme, scontrandosi con gli interessi delle multinazionali e dei poteri forti e reclamando la proprietà sociale e comunitaria dellacqua come diritto umano universale.
Contemporaneamente, anche in Occidente, si è affermata, attraverso i diversi Forum mondiali e continentali, la necessità di una diversa considerazione dei beni comuni e dei servizi pubblici, come luogo pubblico fondativo della democrazia reale e base del modello sociale europeo.
Anche in Italia, lo scontro sullacqua ha raggiunto livelli di elevata e diffusa conflittualità. Se da una parte le scelte del governo di centro-destra si sono prefisse la messa sul mercato tout court del servizio idrico, dallaltra anche la sinistra riformista, attraverso il modello della partnership pubblico-privato, ha avviato su larga scala, in particolare nelle regioni da questa amministrate, il processo di aziendalizzazione, liberalizzazione e privatizzazione del servizio idrico.
Non a caso, lo scontro più grosso è avvenuto ed è tuttora aperto- in Toscana, dove al modello della società a capitale misto pubblico-privato cara agli amministratori regionali, si è contrapposta una forte ed incisiva campagna per la ripubblicizzazione dellacqua, che ha visto centinaia di realtà locali raccogliere 43000 firme in calce ad una legge di iniziativa popolare. Ma sono ormai decine i territori nel nostro paese dove lo scontro è aperto e gli esiti non scontati : è di poche settimane fa la vittoria dei comitati civici e del movimento a Napoli, dove mesi di mobilitazione popolare hanno costretto le istituzioni a ritirare una delibera di privatizzazione del servizio idrico; e sono ormai numerose le amministrazioni pubbliche che scelgono il modello dellaffidamento in house a società a totale capitale pubblico.
La ormai diffusa sensibilizzazione, lestensione territoriale delle vertenze in atto, la consapevolezza che linversione di rotta sia possibile, hanno fatto sì che nel luglio dello scorso anno diverse decine di realtà locali e reti nazionali si incontrassero a Cecina per un primo incontro nazionale, volto a valutare la possibilità che la questione acqua potesse fare un salto di qualità e, mantenendo intatto il radicamento territoriale di ciascun conflitto in corso, provasse a far divenire lacqua una vera e propria vertenza nazionale. Con lattenzione a costruire un percorso partecipato dal basso e inclusivo di tutte le culture e le esperienze in campo. Altri quattro incontri nazionali (Firenze, Roma, Napoli e Pescara) hanno segnato litinerario di questa carovana, che ha socializzato conoscenze, costruito la mappatura delle vertenze in atto, confrontato le esperienze di resistenza alle privatizzazioni, dialogato fra soggetti differenti. Fino a constatare come il terreno fosse fertile e come fosse possibile ipotizzare un primo raccolto : realizzare il Forum italiano dei movimenti per lacqua, come punto di partenza di un percorso permanente di mobilitazione, fondato sullautonomia dei movimenti, ma capace di impattare sullagenda e le priorità della politica istituzionale, provando anche a modificarla attraverso fortissime istanze di partecipazione e richieste di cessione di sovranità.
Nei tre giorni del Forum, diversi temi verranno dibattuti, attraverso i differenti seminari : dagli aspetti internazionali e di sistema in cui vanno collocate le strategie di privatizzazione dellacqua, alla tutela della risorsa idrica allinterno delle politiche di programmazione urbanistica e territoriale; dalla critica di questo modello di sviluppo alla proposizione di unaltra economia; dal superamento dellaziendalizzazione del servizio idrico al governo pubblico e partecipato dellacqua; dalla truffa delle acque minerali allanalisi dei poteri forti e degli interessi in gioco; dalle resistenze alla privatizzazione a modelli alternativi sulle politiche fiscali e i sistemi di finanziamento di un servizio idrico pubblico.
Ma la vera novità è la centratura di ogni confronto e discussione verso lorientamento allazione : il Forum, a tutti gli effetti, si porrà lobiettivo di costruire una piattaforma di mobilitazione dei movimenti, con al centro il lancio di una proposta di legge nazionale diniziativa popolare per la ripubblicizzazione dellacqua e dellavvio di un osservatorio permanente di monitoraggio su tutto il territorio nazionale.
Sarà questa la cifra che segnerà la permanenza dei movimenti in campo e il loro modo di porsi come interlocutori forti della politica in senso lato; sarà questa la dimensione per affermare una dialettica sociale con un unico obiettivo : creare le condizioni per la fuoriuscita radicale dalle politiche liberiste, riaffermare lo spazio pubblico dei beni comuni a partire dallacqua- come elemento costitutivo di un altro modello sociale. Fuori dallossessione liberista del competere, dentro lorizzonte collettivo del compatire, ovvero provare comuni passioni.
Lattacco a questo bene primario è stato in questi anni al centro di tutte le scelte delle grandi istituzione finanziarie internazionali (Banca Mondiale, Fondo Monetario, WTO) e al centro di tutte le politiche guidate dalle grandi corporations transnazionali. Al punto che un pianeta posto di fronte ad una svolta epocale la fine della produzione basata sulle materie prime fossili e la necessità di ridisegnare la produzione su nuove materie prime- ha visto lacqua divenire causa prioritaria di nuovi conflitti internazionali e di nuove devastanti guerre.
Lattacco allacqua come bene comune dellumanità avviene su diversi fronti e a differenti dimensioni : dallAccordo Generale sul Commercio dei Servizi (Gats) allinterrno del Wto, che si prefigge la più completa liberalizzazione del ciclo integrato dellacqua, alle politiche dellUnione Europea, che proprio in questi giorni ha visto una prima approvazione da parte del Parlamento Europeo della direttiva Bolkestein, un tentativo di ridisegnare lEuropa e i beni comuni come un unico mercato di venditori e consumatori; fino alle politiche nazionali e locali che, a diversi livelli, per oltre due decenni hanno ceduto alle sirene della superiorità della gestione privata dei servizi rispetto ad un pubblico spesso burocraticamente farraginoso e inefficiente.
Ma, contemporaneamente a questi processi, centinaia di conflitti sociali sono sorti in ogni località del pianeta, dove intere comunità e popolazioni hanno posto con forza il proprio diritto allesistenza e al riconoscimento dei beni comuni che la rendono possibile : dallAsia allAfrica, allAmerica Latina la ribellione sociale ha posto in primo piano la necessità dei beni comuni e dei servizi pubblici, come elementi fondativi del contratto sociale per vivere assieme, scontrandosi con gli interessi delle multinazionali e dei poteri forti e reclamando la proprietà sociale e comunitaria dellacqua come diritto umano universale.
Contemporaneamente, anche in Occidente, si è affermata, attraverso i diversi Forum mondiali e continentali, la necessità di una diversa considerazione dei beni comuni e dei servizi pubblici, come luogo pubblico fondativo della democrazia reale e base del modello sociale europeo.
Anche in Italia, lo scontro sullacqua ha raggiunto livelli di elevata e diffusa conflittualità. Se da una parte le scelte del governo di centro-destra si sono prefisse la messa sul mercato tout court del servizio idrico, dallaltra anche la sinistra riformista, attraverso il modello della partnership pubblico-privato, ha avviato su larga scala, in particolare nelle regioni da questa amministrate, il processo di aziendalizzazione, liberalizzazione e privatizzazione del servizio idrico.
Non a caso, lo scontro più grosso è avvenuto ed è tuttora aperto- in Toscana, dove al modello della società a capitale misto pubblico-privato cara agli amministratori regionali, si è contrapposta una forte ed incisiva campagna per la ripubblicizzazione dellacqua, che ha visto centinaia di realtà locali raccogliere 43000 firme in calce ad una legge di iniziativa popolare. Ma sono ormai decine i territori nel nostro paese dove lo scontro è aperto e gli esiti non scontati : è di poche settimane fa la vittoria dei comitati civici e del movimento a Napoli, dove mesi di mobilitazione popolare hanno costretto le istituzioni a ritirare una delibera di privatizzazione del servizio idrico; e sono ormai numerose le amministrazioni pubbliche che scelgono il modello dellaffidamento in house a società a totale capitale pubblico.
La ormai diffusa sensibilizzazione, lestensione territoriale delle vertenze in atto, la consapevolezza che linversione di rotta sia possibile, hanno fatto sì che nel luglio dello scorso anno diverse decine di realtà locali e reti nazionali si incontrassero a Cecina per un primo incontro nazionale, volto a valutare la possibilità che la questione acqua potesse fare un salto di qualità e, mantenendo intatto il radicamento territoriale di ciascun conflitto in corso, provasse a far divenire lacqua una vera e propria vertenza nazionale. Con lattenzione a costruire un percorso partecipato dal basso e inclusivo di tutte le culture e le esperienze in campo. Altri quattro incontri nazionali (Firenze, Roma, Napoli e Pescara) hanno segnato litinerario di questa carovana, che ha socializzato conoscenze, costruito la mappatura delle vertenze in atto, confrontato le esperienze di resistenza alle privatizzazioni, dialogato fra soggetti differenti. Fino a constatare come il terreno fosse fertile e come fosse possibile ipotizzare un primo raccolto : realizzare il Forum italiano dei movimenti per lacqua, come punto di partenza di un percorso permanente di mobilitazione, fondato sullautonomia dei movimenti, ma capace di impattare sullagenda e le priorità della politica istituzionale, provando anche a modificarla attraverso fortissime istanze di partecipazione e richieste di cessione di sovranità.
Nei tre giorni del Forum, diversi temi verranno dibattuti, attraverso i differenti seminari : dagli aspetti internazionali e di sistema in cui vanno collocate le strategie di privatizzazione dellacqua, alla tutela della risorsa idrica allinterno delle politiche di programmazione urbanistica e territoriale; dalla critica di questo modello di sviluppo alla proposizione di unaltra economia; dal superamento dellaziendalizzazione del servizio idrico al governo pubblico e partecipato dellacqua; dalla truffa delle acque minerali allanalisi dei poteri forti e degli interessi in gioco; dalle resistenze alla privatizzazione a modelli alternativi sulle politiche fiscali e i sistemi di finanziamento di un servizio idrico pubblico.
Ma la vera novità è la centratura di ogni confronto e discussione verso lorientamento allazione : il Forum, a tutti gli effetti, si porrà lobiettivo di costruire una piattaforma di mobilitazione dei movimenti, con al centro il lancio di una proposta di legge nazionale diniziativa popolare per la ripubblicizzazione dellacqua e dellavvio di un osservatorio permanente di monitoraggio su tutto il territorio nazionale.
Sarà questa la cifra che segnerà la permanenza dei movimenti in campo e il loro modo di porsi come interlocutori forti della politica in senso lato; sarà questa la dimensione per affermare una dialettica sociale con un unico obiettivo : creare le condizioni per la fuoriuscita radicale dalle politiche liberiste, riaffermare lo spazio pubblico dei beni comuni a partire dallacqua- come elemento costitutivo di un altro modello sociale. Fuori dallossessione liberista del competere, dentro lorizzonte collettivo del compatire, ovvero provare comuni passioni.