Era dagli anni Novanta che non accadeva e la percezione che stesse avvenendo di certo non l’abbiamo mai avuta, “bombardati” come eravamo e siamo dalle notizie delle “invasioni” dei migranti, o meglio stranieri, come frettolosamente vengono definiti coloro che ci abitano accanto. Eppure lo scorso anno è successo, c’è stato il sorpasso: il numero di italiani che hanno deciso di lasciare l’Italia e abitare altrove è più alto del numero di coloro che, non italiani, hanno scelto di risiedere nel nostro Paese: 155mila i primi, 92mila i secondi.
All’indomani della newsletter sull’Europa che respinge anche i bambini, in diversi ci avete scritto facendoci presenti i casi di chi sceglie di accogliere nelle proprie case o nei conventi, di chi ha portato in stazione a Milano e Roma viveri e vestiti, chi lo ha fatto a Ventimiglia, gli esempi di regioni virtuose, la necessità di «impegnarci per quanto possibile a diffondere anticorpi contro questo veleno fatto di mancanza di empatia verso la miseria e la tragedia di altri esseri umani e di razzismo esibito, ostentato in maniera trionfante e spavalda».
Avete ragione voi. Noi di Combonifem, nel nostro piccolo spazio di comunicazione, dobbiamo cercare di dare luce alla speranza, al positivo, al bello che ci circonda. È che a volte ci scoraggiamo e le notizie negative sovrastano anche noi. E allora eccoci, a ricordare che anche noi scegliamo di abitare altrove, alla ricerca di un futuro migliore; a ripensare al benessere provato davanti a un sorriso, arrivato proprio mentre eravamo in preda alla nostalgia di casa e dei nostri cari; a far memoria della commozione sentita davanti a un semplice gesto di conforto, dell’emozione provata di fronte alle immagini dei soccorsi in mare, di uomini e donne che tendono braccia per salvare vite, divenendo involontariamente moderni eroi.