La vicenda di Mimmo Lucano, il sindaco di Riace, mi indigna profondamente. Una via crucis la sua, che ho vissuto passo passo. Mai mi sarei aspettato di assistere nel mio paese ad un tale accanimento della Giustizia e della Politica contro un uomo, Mimmo, la cui unica colpa è quella di aver fatto rinascere un borgo semi-abbandonato, dando speranza e lavoro a calabresi e migranti.
Ho potuto conoscere bene Mimmo nei dieci giorni passati con lui ad agosto, grazie al campo di lavoro promosso dai missionari comboniani. Durante quel campo Mimmo iniziò un digiuno di protesta per il taglio dei fondi da parte del governo e anche noi, con i giovani del campo di lavoro, abbiamo digiunato con lui. Mi sono reso subito conto della straordinaria umanità di Mimmo, quell’umanità che gli ha permesso di fare di Riace un modello di accoglienza apprezzato in tutto il mondo. Per questo la notizia dell’arresto, il 2 ottobre, di Mimmo Lucano, mi ha lasciato esterrefatto.
Tante le domande che mi sono frullate per la testa. Com’è possibile che la Procura di Locri metta agli arresti domiciliari un uomo che non si è messo un soldo in tasca, mentre tanti che hanno lucrato sulla pelle dei migranti, dormono sonni tranquilli? Com’è possibile che la Procura di Locri si accanisca contro un sindaco anti-‘ndrangheta, mentre i potenti boss trionfano nella Locride? Tante e pesanti le domande. Quando ho appreso la notizia di una cosa ero certo: non potevo lasciare Mimmo solo. E così sono sceso subito in macchina con la dottoressa Felicetta, che opera con me, da Napoli a Riace. Siamo riusciti ad entrare in casa e abbiamo trovato un uomo ferito che continuava a ripeterci: ”Perché…? Perché…?”. Gli sembrava tutto così assurdo, così ingiusto. Abbiamo parlato per tre ore, abbiamo spezzato il pane insieme, invitandolo a resistere. Ma il peggio doveva ancora arrivare.
Il ministro dell’Interno ha approfittato della vicenda giudiziaria di Lucano per sferrare l’attacco finale a Riace. Il 13 ottobre viene recapitato al Comune di Riace una circolare di 21 pagine che possono essere riassunte con poche parole: ”Basta soldi a Riace e via tutti i migranti!”. Deportazione! Poi il Ministro si corregge: l’esodo da Riace sarà volontario. Tutto questo perché per Salvini ”Chi sbaglia, paga”. E allora perché non paga anche lui per la sparizione dei 49 milioni della Lega, frutto di una truffa ai danni dello Stato? E perché Salvini non paga per il vergognoso sequestro di persona dei naufraghi della Diciotti, fatto solo per bieco interesse personale, contro leggi nazionali e internazionali? Sappiamo che Salvini è indagato per questo, ma perché lui è ancora ministro e Lucano è stato destituito da sindaco. È giustizia questa? E perché Salvini cancella gli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che hanno funzionato bene, per potenziare i Cas (Centri di accoglienza straordinaria) le cui criticità sono oggetto di indagine dal Nord al Sud (vedi Crotone, Trapani, Cona… )? Non è forse questo incoraggiare il business sui migranti?
L’ultima ingiuria è arrivata il 16 ottobre quando Mimmo si è dovuto presentare al Tribunale del Riesame di Reggio Calabria. Il Tribunale gli ha fatto la grazia di togliergli gli arresti domiciliari, ma poi gli ha imposto l’”esilio”, cioè non può più dimorare a Riace. Un vero e proprio Daspo ad personam! Ora è anche lui un profugo politico!
“Sono amareggiato – ha commentato Mimmo, all’uscita dal Tribunale – Si tratta di un processo politico. I giudici mi hanno trattato come elemento pericoloso. Mi allontanano dal mio paese dove ho speso tutta la mia vita”. È il trionfo dell’ingiustizia, del razzismo rampante. È un epilogo amaro, non possiamo cedere di un palmo. Dobbiamo reagire. È lo stesso sindaco di Riace a suggerire il come. “Usciamo dal progetto Sprar e torniamo alla Riace delle origini, autogestita, al crowdfunding e all’auto sufficienza. Riace rappresenta un’idea che va contro la civiltà della barbarie. Il nostro è un atto politico”. Dobbiamo difendere Mimmo Lucano e la sua Riace, paese dell’accoglienza contro la marea nera montante in questo paese. “Su Riace bisogna far passare un messaggio politico – ha detto Mimmo – In Italia c’è una parte che va verso la barbarie e una parte che va verso la civiltà dei rapporti umani”.
Riace in questo momento diventa dunque un’esperienza che deve essere difesa da tutte le forze sane di questo paese, le forze che non accettano le politiche razziste e xenofobe del governo Conte-Di Maio-Salvini. Per questo chiedo a tutti di sostenere la campagna “Riace Riparte” per far ripartire in modo autonomo il progetto di accoglienza dei richiedenti asilo nel borgo calabrese (per informazioni vedi www.comunisolidali.org). Riace deve continuare e diventare un esempio per tutti. Riusciremo in questo se anche noi sapremo, non solo praticare, ma anche organizzare la disobbedienza civile, come ha fatto il ”preside disobbediente” Eugenio Merli di Lodi.
“L’individuo che infrange la legge perché la sua coscienza la ritiene ingiusta – scriveva dal carcere Martin Luther King- ed è disposto ad accettare la pena del carcere per risvegliare la coscienza della comunità circa la sua ingiustizia, manifesta in realtà il massimo rispetto per la legge”.
Fonte: La bottega del Barbieri