L’ultima, in ordine di tempo (precisazione d’obbligo visto il drammatico susseguirsi degli eventi), si chiamava Rosi, aveva 25 anni ed era madre di un bimbetto di due. Anni di denunce e scappare da casa non sono bastati per salvarle la vita: l’ex compagno l’ha uccisa davanti al loro bambino, rimasto a vegliarla fino all’arrivo dei nonni. Inutile riscrivere cifre note, svuotate di tutto, come spesso accade ai numeri dei morti quando si susseguono in maniera vorticosa e perdono le identità di visi e storie, la “forza” della notizia… una donna uccisa ogni due giorni e mezzo, sessantotto da gennaio a oggi…
Tutto questo mentre il Parlamento si ferma per una giornata, per altre priorità…
Tutto questo mentre l’Italia non ha più una ministra per le Pari opportunità che dia attuazione a una Convenzione, quella di Istanbul, approvata lo scorso mese di maggio…
Tutto questo mentre si legge ancora una volta di un “delitto annunciato”, una formula che evidenzia l’impotenza di uno Stato incapace di tutelare chi cerca di scappare dalla morte per mano maschile, diventata prima causa di decesso per le donne…
Tutto questo mentre ci troviamo ancora qua, con la sensazione di scrivere cose già scritte, ma sempre convinte che non si possa cedere il passo, abbassare la guardia, lasciare indietro un solo nome di donna di questa infinita strage…
Fonte: Newsletter Suore Comboniane n. 28/2013
Un nuovo caso di femminicidio annunciato
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