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Nel settantesimo anniversario della nascita dello Stato di Israele, data nefasta per i palestinesi che ricordano la Nakba, la più importante gara ciclistica italiana partirà da Gerusalemme. Una scelta incomprensibile che verrà usata dal governo di Netanyahu per i propri fini propagandistici.

Le notizie sempre più tragiche (e sempre più distorte dai media) dei massacri di dimostranti palestinesi disarmati, che arrivano da Gaza e dagli altri Territori Palestinesi occupati, non sembrano toccare gli ineffabili organizzatori del Giro d’Italia, RCS Mediagroup, e l’Unione Ciclistica Internazionale (UCI). Entrambi hanno ignorato i tantissimi appelli, dall’Italia e dal mondo, che hanno chiesto a gran voce lo spostamento della partenza del Giro da Israele, per le violazioni del diritto internazionale e delle stesse regole dell’UCI.

Venerdì 13 aprile in Piazza Santi Apostoli a Roma abbiamo tenuto una conferenza stampa per presentare l’appello “Cessate il fuoco!” che ha avuto l’adesione di oltre 100 organizzazioni, tra associazioni, sindacati,partiti, comitati, gruppi e singole persone, segno di grande unità e convergenza, che ha dato il via ad una mobilitazione pacifista su tutto il territorio nazionale, che è ancora in corso.

Se Israele non avesse attaccato una base in Siria per colpire l’Iran, se Trump non avesse fatto lanciare 19 missili Cruise da due bombardieri B 18 partiti dal Qatar e 66 missili Tomahawk da un incrociatore, da due cacciatorpediniere e da un sommergibile forse passato da Napoli, se la signora May non avesse spedito 4 Tornado che hanno sparato 8 missili e se l’ultimo del terzetto, Macron, non fosse stato della partita facendo scoccare 9 missili SCALP da altrettanti caccia partiti dalla Francia più 3 missili lanciati da fregate, e se i nostri eroi non si fossero premurati di avvisare Putin di non prendersela perché l’intenzione non era né di disturbare la Russia né di distruggere la Siria, allora forse si potrebbe credere che davvero Assad avesse lanciato armi chimiche di sterminio contro la propria popolazione sul proprio territorio nel corso di una guerra civile che ormai stava vincendo, e perciò meritasse di essere punito.

I - Premesse per una proposta

- La guerra tortura i popoli e distrugge le case, cioè la vita, chiude i bambini nell'inferno fin dalla nascita, condanna 70 milioni di profughi a non avere dove posare il capo per riposare, e dove lavorare per vivere da cittadini.

A tre anni esatti dall'inizio della conflitto, richiediamo con fermezza alle istituzioni italiane, ai Paesi membri ed all'Unione Europea di sospendere l’invio di armamenti alle parti in conflitto in Yemen e di sollecitare una iniziativa di pace a guida ONU