L’estensione della NATO ai Paesi dell’Est europeo fino ai confini della Russia, causa dell’attuale guerra in Europa, non è stata dettata da esigenze di difesa o da ragioni politiche, data l’esistenza di accordi di pace e disarmo raggiunti tra Stati Uniti e Unione Sovietica alla fine della guerra fredda; essa fu invece comprata a partire dal 1996 dalle industrie delle armi degli Stati Uniti e da un gruppo di neoconservatori che investirono oltre 50 milioni di dollari (equivalenti a 94 milioni di oggi) per ottenere l’espansione dell’Alleanza a nuovi Paesi e poterli in seguito rifornire di tutte le armi necessarie, come poi è avvenuto con la guerra in Ucraina, finanziata finora con oltre 100 miliardi di dollari di armamenti.
È quanto risulta da un documento di ex diplomatici e ambasciatori, consiglieri della Sicurezza Nazionale, esponenti delle Forze Armate e analisti americani, uscito il 16 maggio sul “New York Times”, che pubblichiamo nel nostro sito. In questo documento, in cui viene espressa la posizione dell’”altra America” contro la “militarizzazione” della politica estera americana e a favore di una soluzione diplomatica del conflitto, vengono ricordati i moniti inascoltati di ex segretari alla difesa, di diplomatici come Kennan e Kissinger e dello stesso attuale direttore della CIA, Williams Burns, contro questo errore “di proporzioni storiche”.
Sul versante opposto un editoriale del “Corriere della Sera” del 22 maggio prospetta per i fasti di oggi e per il prossimo futuro uno scontro epocale tra “Occidente e resto del mondo”, a cui dovrebbero essere persuase le opinioni pubbliche occidentali propense a restare “inermi e indifese” come fece la “diabolica” Angela Merkel abbracciando “una belva come Putin”. Lo pubblichiamo con il nostro titolo “L’orrore prossimo venturo”. Pubblichiamo anche un articolo di Enrico Peyretti, “Le guerre sono due”.
Con i più cordiali saluti,