Consideriamo molto importante il pronunciamento unitario di Anpi, di Cgil, di CISL e UIL, in questa particolare fase storica, in cui si stanno materializzando e avvicinando ogni giorno di più gli effetti orrendi della terza guerra mondiale, che viene camuffata con nomi diversi da parte di coloro (e sono davvero tanti) che la stanno facendo e da parte delle catene dell'informazione mediatica, che contribuiscono a camuffarla, spacciandola per altra cosa. E' perfino offensivo per l'intelligenza umana leggere su certi quotidiani embedded espressioni come “guerra di religione”, “guerra di civiltà”, “guerra contro il tale (o il talaltro) dittatore” di turno, quando i fatti hanno clamorosamente svelato chi sono coloro che hanno creato, finanziato e armato il terrorismo Jihadista (prima) e le milizie del cosiddetto Stato islamico (poi).
Tutti sanno che, mentre la Francia e altri stati membri della NATO stanno programmando e attuando operazioni militari contro il Califfato, l' Arabia Saudita e perfino la Turchia, che fa parte della stessa Alleanza Atlantica, continuano a sostenere l' Isis in tutti i modi, compreso il contrabbando del petrolio e delle armi. Di queste cose parlano gli articoli di stampa che trasmettiamo allegati in formato zip, ognuno potrà esaminarli come strumenti di documentazione. A chi non riesce ad aprire lo zip possiamo inviare i singoli articoli sciolti..
L'unica personalità di livello mondiale che ha definito la guerra in atto col suo vero nome è Papa Francesco, il quale, è necessario riconoscerlo, è l'unico Capo di Stato (oltre che massimo esponente della Chiesa cattolica), che ha voluto fare anche in questo caso una “operazione di verità” pronunciando con i suoi modi gentili una forte invettiva contro i fabbricanti e i commercianti di armi e contro coloro che fanno le guerre per aumentare potere politico ed economico. Altro che difesa dei valori occidentali! Non è credibile rivendicare quei valori (democrazia, libertà, giustizia) solo quando le conseguenze delle nostre guerre ci colpiscono nelle nostre case con gli attentati del terrorismo, mentre ce li dimentichiamo quando andiamo noi a bombardare i cittadini inermi di altri paesi.
Papa Francesco ha detto che è in atto la “terza guerra mondiale a pezzi”. Noi condividiamo la definizione del Papa e pensiamo che l'espressione “a pezzi”, vada interpretata e collocata sia nello spazio che nel tempo. Per essere più chiari riteniamo che si potrebbe anche definirla “terza guerra mondiale a pezzi e a tappe”.
I pezzi sono le aree del mondo dove si bombarda e si uccide, le tappe sono quelle iniziate con la guerra del Kosovo e con la prima guerra del Golfo e sono proseguite con le invasioni dell' Afganistan e dell' Iraq, con i bombardamenti della Libia, con la destabilizzazione dell'Ucraina, con la rottura del patto relativo all'equilibrio missilistico in Europa, con il progressivo accerchiamento militare ai confini della Russia accompagnato con l' estensione della NATO ai paesi dell'Ex Unione Sovietica. E' di oggi la notizia della prossima estensione della NATO al Montenegro e alla Macedonia.
Le stragi terroriste che da un anno a questa parte hanno colpito, oltre a Parigi, anche altre città lontane dai teatri della guerra (Tunisi, Istambul, Sharm el-Sheikh, Bruxelles) sono le fiamme, di quello stesso vulcano fatto delle guerre scatenate in Medio Oriente, che stanno arrivando anche nelle città dell'Europa.
Si avverte da più parti che si stanno oltrepassando limiti molto pericolosi per il destino del mondo intero. L'abbattimento premeditato dell'aereo russo da parte dei caccia turchi ha dato il segno tangibile di quanto siamo vicini al punto di non ritorno. Non possiamo tacere forte preoccupazione per quanto sta accadendo, perché, per evitare quella catastrofe che non risparmierebbe alcuno al mondo, non bastano più le generiche condanne del terrorismo, specialmente se pronunciate da coloro che lo finanziano e lo armano. Occorrono da parte di tutti coerenti e quotidiani comportamenti di pace,
Occorre cioè che sia impedita ogni iniziativa che alimenta la terza guerra mondiale a pezzi, uscendo dalle ipocrisie e dalle ambiguità, a cominciare dall'immediata cessazione di qualsiasi sostegno o traffico con l'Isis e dalla cessazione della vendita di armi (anche quelle fabbricate in Italia) alle monarchie arabe, alla Turchia e a tutti gli altri stati che alimentano le guerre. Se non facciamo queste cose, ogni ipocrita dichiarazione contro il terrorismo diventa vuota retorica.