Una considerazione amara e una precisazione storica.
Non è davvero accettabile che qualsiasi tentativo di analisi della situazione ucraina non ridotto alla condanna della Russia di Putin e alla perentoria affermazione della indisponibilità dello stesso presidente russo a trattare venga bollato come filorusso e antiamericano.
Bisognerebbe distinguere i tentativi di analisi - e magari anche la ricerca di soluzioni in grado di limitare la durata del conflitto e il numero dei morti - dalle dichiarazioni di sostegno alla causa ucraina; si tratta di due piani che dovrebbero essere tenuti distinti per non affibbiare, appunto, l'epiteto di filorusso a chiunque provi a elaborare una riflessione che, tenendo conto di tutti i dati di fatto, cerchi di capire dove stiamo andando e, dunque, di sventare il rischio che la storia più volte ha conosciuto di un aggravamento del quadro internazionale avvenuto senza una piena consapevolezza di quanto stava accadendo. In altre parole, cancellare le analisi in nome delle dichiarazioni di appartenenza, spesso, ha determinato centinaia di migliaia di morti.
Ma la precisazione storica a cui mi riferivo non è questa. Intendevo invece richiamare la famosa intervista rilasciata da Enrico Berlinguer a Giampaolo Pansa per il "Corriere della sera" del 15 giugno del 1976, in cui il segretario del Pci dichiarò di "sentirsi più sicuro" nella Nato. Forse, sarebbe opportuno, a riguardo, non solo leggere l'intera intervista, dove Berlinguer poneva il tema dell'autonomia della politica italiana in campo internazionale, ma soprattutto sarebbe necessario collocare quell'intervista nell'azione e nel pensiero berlingueriano di quella fase.
Come è noto il segretario, che aveva subito un attentato in Bulgaria, nel 1973, sulla scorta degli avvenimenti cileni aveva avviato la strategia del Compromesso storico e aveva intrapreso la strada dell'Eurocomunismo; una linea che auspicava anche un cambiamento del sistema delle relazioni internazionali dove il tema della guerra fredda venisse riletto alla luce dell'assunzione delle piena adesione al modello delle democrazie parlamentari ad opera dei Partiti comunisti del mondo occidentale.
In quest'ottica, la Nato a cui pensava Berlinguer avrebbe perso molto del proprio significato offensivo e certo avrebbe dovuto inserirsi in un ripensamento dei rapporti con gli Stati Uniti. Utilizzare Enrico Berlinguer come il grande sostenitore della Nato attuale, che richiede un forte aumento delle spese militari e ha la propria testa a Washington, non mi sembra una ricostruzione storica corretta; spero di poterlo dire senza essere definito un insidioso nemico degli Stati Uniti.
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