• Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

La nonviolenza oggi in Italia: Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Mao Valpiana

Pubblichiamo, come approfondimento alla nonviolenza, questa intervista, a Mao Valpiana, una delle figure più autorevoli della nonviolenza in Italia, particolarmente attivo nella formazione, realizzata da Paolo Arena e Marco Graziotti, della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Questo ciclo di interviste verrà utilizzato nei momenti formativi realizzati dall'Associazione. - Paolo Arena e Marco Graziotti: Come è avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Mao Valpiana: È un processo lento, che dura tutt’ora. È iniziato nella mia prima fanciullezza, vuoi per l’aria che si respirava in famiglia, vuoi con le prime letture del Vangelo; ma il motivo scatenante è stata la notizia che un amico delle mie sorelle maggiori (Enzo Melegari, il primo obiettore cattolico di Verona) era stato incarcerato per il rifiuto del servizio militare: in quel momento pensai che anch’io avrei fatto la stessa scelta. Poi mi capitò per le mani una copia di "Azione nonviolenta" con quel bel simbolo del fucile spezzato, e me ne innamorai.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalità della nonviolenza hanno contato di più per lei, e perché?

- Mao Valpiana: Certamente Pietro Pinna, maestro e testimone. Certamente Alexander Langer, fratello maggiore e amico. Certamente Sandro Canestrini, il nostro avvocato e compagno. Certamente Davide Melodia, artista e pastore. Certamente Giuliano Pontara, che ci ha fatto conoscere e amare Gandhi.

Poi, per la mia formazione giovanile, sono debitore verso Beppe Marasso (la passione), Antonino Drago (il rigore), Alberto L’Abate (la generosità), Giannozzo Pucci (la visione), Piercarlo Racca (la concretezza), Alfredo Mori (la fedeltà), Matteo Soccio (lo studio).

Poi ci sono coloro che non ho conosciuto personalmente, ma attraverso i loro scritti: don Lorenzo Milani, Leone Tolstoj, Mohandas K. Gandhi, Aldo Capitini, Giuseppe Lanza Del Vasto.

Dei compagni di viaggio di questi giorni, potrei citarne tantissimi. Mi limito a fare due nomi: Daniele Lugli (il presidente del Movimento Nonviolento, per la sua saggezza), Peppe Sini (il direttore de "La nonviolenza è in cammino", per la sua tenacia). Una menzione particolare per il reverendo Morishita, monaco buddista a Comiso, che incarna il silenzio e la preghiera, e per Christoph Baker, amico e fratello, che incarna la convivialità e il piacere.

Tutti maschi? No, certo. In cima alla lista ci sono solo donne: Giuseppina Sardini (la nonna), Nelda Spaziani (la mamma), Silvana e Tiziana (le sorelle), operatrici di pace al femminile, che mi hanno introdotto alla vita.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Mao Valpiana: L'autobiografia di Gandhi (La mia vita per la libertà), il diario dal carcere di Pietro Pinna (La mia obbiezione di coscienza), le lettere di don Lorenzo Milani ai cappellani militari e ai giudici (L'obbedienza non è più una virtù). Nelle biblioteche, poi, non devono mancare il libri di Tolstoj, di Gandhi e di Aldo Capitini. Anche la raccolta completa dei 559 numeri di "Azione nonviolenta" (dal 1964 ad oggi) sarebbe un presenza indispensabile.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con più impegno?

- Mao Valpiana: Sono moltissime (basta leggere ogni mese la bellissima rubrica "Per esempio" di Maria G. Di Rienzo su "Azione nonviolenta"). Dovendo sceglierne due privilegerei i giovani e le donne: la campagna della War Resisters Internationale per la difesa dell'obiezione di coscienza nel mondo (ogni anno "Azione nonviolenta" pubblica l'elenco dei prigionieri di coscienza); la campagna delle donne che in ogni parte del mondo si battono contro l'invio dei loro figli, mariti, padri, nipoti, fratelli, nei conflitti armati.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene più necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Mao Valpiana: La nonviolenza deve pervadere tutta la nostra vita. Dalla nascita alla morte. Ma l'impegno prioritario, per la salvezza dell'intera umanità, deve essere quello per l'abolizione della guerra e degli eserciti che la rendono possibile e lecita. Dunque, l'impegno antimilitarista per il disarmo.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalarebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Mao Valpiana: Fortunatamente sono molte e qualificate le esperienze della nonviolenza organizzata in Italia: il Movimento Nonviolento, il Movimento Internazionale per la Riconciliazione, Pax Christi, Beati i costruttori di pace, ecc. Naturalmente ai giovani con i quali vengo in contatto consiglio sempre di abbonarsi ad "Azione nonviolenta" e leggere quotidianamente i “Telegrammi della nonviolenza in cammino", frutto straordinario del Centro di ricerca per la pace di Viterbo.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Mao Valpiana: Mi rifaccio ad una delle definizioni offerte da Aldo Capitini: “La nonviolenza è apertura all'esistenza, alla libertà, allo sviluppo di ogni essere”. Mi sembra che ci sia tutto.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Mao Valpiana: Il femminismo è uno dei nomi della nonviolenza.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?

- Mao Valpiana: L'ecologia è uno dei nomi della nonviolenza.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?  - Mao Valpiana: Antirazzismo e diritti umani sono due dei nomi della nonviolenza.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Mao Valpiana: La mafia è l'antitesi della nonviolenza.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?

- Mao Valpiana: La nonviolenza nel XX secolo si è sperimentata, sviluppata, consolidata, a partire dalle lotte di liberazione degli oppressi (il movimento per l'indipendenza dell'India dal colonialismo inglese). Uno degli strumenti principali della nonviolenza, lo sciopero, è stato conquistato dal movimento dei lavoratori.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?

- Mao Valpiana: Il cofanetto “Una forza più potente” (prodotto in Italia dal Movimento Nonviolento) che contiene due dvd con sei esempi storici di lotte nonviolente nel XX secolo (India, Usa, Sudafrica, Polonia, Cile, Danimarca), dimostra come la nonviolenza è stata lo strumento fondamentale di liberazione contro il nazismo, contro l'apartheid, contro le discriminazioni, contro la dittatura, contro il fascismo, contro il colonialismo.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?

- Mao Valpiana: Bisogna distinguere tra due tipi di "pacifismo”: il pacifismo di chi non vuole la guerra in casa propria (perché ha paura di morire) e il pacifismo di chi non vuole la guerra in nessun luogo (perché ha orrore di uccidere). Il primo tipo di “pacifismo” non ha nulla a che fare con la nonviolenza; il secondo tipo di pacifismo è quello “integrale e assoluto” a cui si riferiva Aldo Capitini, ed è uno dei nomi della nonviolenza.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo?

- Mao Valpiana: L'antimilitarismo è uno dei nomi della nonviolenza.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e disarmo?

- Mao Valpiana: Il disarmo che persegue la nonviolenza è quello unilaterale, integrale, immediato. Dobbiamo iniziare a disarmare noi, qui e subito. La strada fallimentare del disarmo “generale, bilanciato, controllato” (e mettiamoci anche “benedetto” da qualche cappellano militare) ha portato il mondo sull'orlo dell'abisso, attraverso la prima e la seconda guerra mondiale, fino all'equilibrio del terrore e tutte le “guerre dimenticate” e le guerre in corso.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e diritto alla salute e all'assistenza?

- Mao Valpiana: La salute e l'assistenza sono precondizioni per il diritto alla vita che riguarda tutti.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?

- Mao Valpiana: Il diritto alla salute riguarda corpo e mente. La persona è un'unicità fra esigenze fisiche, relazionali, mentali, spirituali.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?

- Mao Valpiana: La nonviolenza fra le persone si esplica nelle relazioni. Se non c'è una informazione libera, critica, plurale, non ci possono nemmeno essere relazioni vere. Dunque, l'informazione è uno dei nomi della nonviolenza. Lo avevano ben capito Gandhi e Capitini, che hanno fondato quotidiani, riviste, giornali, proprio per esercitare una informazione nonviolenta.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica?

- Mao Valpiana: La filosofia della nonviolenza, di cui siamo debitori, in Italia, verso Aldo Capitini, Giuliano Pontara, Fulvio Cesare Manara.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?

- Mao Valpiana: La “religione aperta” di cui parla Aldo Capitini. Voglio qui citare, e consigliare, il bel libro di Antonio Vigilante, Il Dio di Gandhi, e la rubrica “Granello di senape” che Enrico Peyretti tieni mensilmente su "Azione nonviolenta".

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?

- Mao Valpiana: L'educazione aperta di cui parla Aldo Capitini. Voglio qui citare, e consigliare, il bel libro L'educazione è aperta, a cura di Gabriella Falcicchio, e la rubrica “Educazione” che Pasquale Pugliese tiene mensilmente su "Azione nonviolenta".

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?

- Mao Valpiana: L'economia della nonviolenza, pensata e sperimentata da Gandhi. Voglio qui citare il Quaderno di Azione nonviolenta "Elementi di economia nonviolenta” di Giovanni Salio, e la rubrica “Economia” che Paolo Macina tiene mensilmente su "Azione nonviolenta".

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sul diritto e le leggi?

- Mao Valpiana: La nonviolenza è amore per la legge, che si spinge fino alla disobbedienza civile e all'obiezione di coscienza, per migliorare la legge stessa.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'etica e sulla bioetica?

- Mao Valpiana: La centralità della persona e la difesa della vita: questi sono i capisaldi della nonviolenza.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia? 

- Mao Valpiana: La risposta precedente vale anche per questa domanda.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione storica e alla pratica storiografica?

- Mao Valpiana: La storia della nonviolenza, che non è quella scritta dai vincitori, ma quella che racconta delle fatiche e delle gioie degli individui e dei popoli. Voglio qui citare gli importanti contributi per una storia della nonviolenza, offerti negli anni su "Azione nonviolenta", da Claudio Cardelli prima e da Sergio Albesano poi.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?

- Mao Valpiana: Al metodo del consenso (che ha molti meriti, ma anche qualche rischio) affiancherei il “metodo della fiducia” (che implica il riconoscimento dell'autorevolezza e della leadership).

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene più importanti, e perché?

- Mao Valpiana: Ci ha pensato Aldo Capitini ad elencarli nella Carta programmatica del Movimento Nonviolento: “l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli”; si tratta di una scala della gradualità nonviolenta che va percorsa senza salto di gradini.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?

- Mao Valpiana: I percorsi che ci indica Marianella Sclavi sono strade sicure e originali da seguire.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento all'azione nonviolenta?

- Mao Valpiana: Seguendo la traccia indicata dai Gan (Gruppi di azione nonviolenta) di cui ci hanno raccontato Pietro Pinna e Daniele Lugli.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che più adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Mao Valpiana: Il mensile "Azione nonviolenta", il quotidiano telematico "Telegrammi della nonviolenza in cammino", le pubblicazioni dei "Quaderni Satyagraha", il periodico “Qualevita”.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che più adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Mao Valpiana: In Italia, sul piano della ricerca universitaria e nel mondo della scuola, la nonviolenza ha prodotto moltissimo, un patrimonio inestimabile che deve essere valorizzato; penso ai lavori di Alberto L'Abate (con Lorenzo Porta) all'Università di Firenze, la produzione di Tonino Drago (Napoli e Pisa); l'impegno di Rocco Altieri (Pisa) è oggi decisivo; Fulvio Cesare Manara (Bergamo) fa un'opera fondamentale fra i giovani studenti; nel mondo della scuola le esperienze sono innumerevoli e troveranno un momento importante di sintesi nel prossimo convegno di ottobre a Genova, a conclusione del Decennio per l'educazione alla nonviolenza.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalità, ininfluenza, inadeguatezza; è così? E perché accade? E come potrebbero migliorare la qualità, la percezione e l'efficacia della loro azione?

- Mao Valpiana: I nostri movimenti sono ancora un'infima minoranza, e quindi certamente inadeguati rispetto al bisogno di politica nonviolenta che c'è nel paese. Tuttavia non ritengo che siano marginali e ininfluenti, anzi le questioni che pongono sono al centro della crisi morale, economica, sociale che tutti stiamo vivendo; ciò che i movimenti nonviolenti hanno realizzato ed elaborato negli ultimi cinquant'anni in Italia (dall'obiezione di coscienza ai corpi civili di pace) è stato un banco di prova ineludibile per i partiti “di massa” del secolo scorso, che sono naufragati nelle secche delle loro ideologie sconfitte, mentre ora la nonviolenza rappresenta davvero “il varco attuale della storia”. Per migliorare qualità, percezione ed efficacia dei nostri movimenti, c'è una sola strada: crescere numericamente, moltiplicare i centri territoriali, trovare nuove adesioni. Insisto sempre sull'importanza dell'iscrizione al Movimento Nonviolento e dell'abbonamento alla rivista, perché è un impegno annuale che la persona si prende, facendosi parte attiva. Colgo l'occasione per invitare chi leggerà queste brevi note al Congresso del Movimento Nonviolento (Brescia, 29 ottobre - I novembre 2010), dove si decideranno le linee d'azione dei prossimi anni.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento? E se sì, come?

- Mao Valpiana: Il coordinamento è importante, ma non deve essere fine a se stesso, altrimenti diventa una sovrastruttura inutile e pesante. Ogni movimento ha la sua storia, la sua specificità, la sua ragion d'essere, ed è bene che sia così. L'importante è coordinarsi in modo efficace nella campagne che si realizzano (come fu per la campagna dell'obiezione di coscienza, con la nascita della Loc - Lega Obiettori di Coscienza, o con il coordinamento della Campagna Osm - obiezione alle spese militari). La nonviolenza organizzata deve crescere e può farlo solo attraverso le azioni, con campagne comuni coordinate. Anche questo sarà al centro dell'attenzione del prossimo Congresso del Movimento Nonviolento, che ha come titolo “La nonviolenza per la città aperta”.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?

- Mao Valpiana: Una novità necessaria dovrebbe essere un buon sito internet, riconosciuto e condiviso dai movimenti nonviolenti. Abbiamo già buone basi di lavoro, penso a Peacelink (che tra l'altro contiene l'archivio de "La nonviolenza è in cammino) e nonviolenti.org (che mette a disposizione di tutti lo straordinario archivio di "Azione nonviolenta" dal 1996 ad oggi), ma possiamo e dobbiamo fare di più e meglio. Se ne parlerà anche al Congresso del Movimento Nonviolento, nella commissione sull'informazione.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e movimenti sociali: quali rapporti?

- Mao Valpiana: La nonviolenza deve essere lo strumento d'azione dei movimenti sociali che mirano alla liberazione degli oppressi.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e istituzioni: quali rapporti?  - Mao Valpiana: La nonviolenza ha il massimo rispetto per le istituzioni, ed è lo strumento necessario per offrire ai cittadini la possibilità di partecipare alle istituzioni da protagonisti.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cultura: quali rapporti?

- Mao Valpiana: La cultura è l'ambiente naturale nel quale la nonviolenza vive.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e forze politiche: quali rapporti?

- Mao Valpiana: Aldo Capitini ci ha trasmesso il concetto di “aggiunta nonviolenta” che può essere applicato anche sul piano politico. Con Alexander Langer (che considero il politico che più di ogni altro ha cercato di dare corpo al “potere di tutti” capitiniano) abbiamo costruito un nuovo patrimonio per il superamento della forma partito (“solve et coagula”) tentato con la costruzione di un movimento politico ecologista presente anche nelle istituzioni rappresentative. Ora, dopo il fallimento dei verdi e nell'attuale difficile fase politica italiana, c'è da ripensare e ritentare una nuova forma di forza politica nonviolenta. Sarà un percorso lungo, in salita e difficile. Ma non va abbandonato.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e organizzazioni sindacali: quali rapporti?

- Mao Valpiana: La nonviolenza ha anche una considerevole tradizione sindacale (penso a Cesar Chavez e alle lotte dei chicanos nei vigneti della California negli anni '60, con scioperi e boicottaggi); oggi in Italia i sindacati hanno dimenticato lo spirito iniziale e le loro migliori tradizioni. L'aggiunta nonviolenta alle organizzazioni sindacali dovrebbe avere come obiettivo quello di realizzare una grande sciopero generale contro la guerra.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e agenzie della socializzazione: quali rapporti?

- Mao Valpiana: Aldo Capitini ha scritto pagine memorabili sulla “nuova socialità”. Dobbiamo ripartire da lì.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e pratiche artistiche: quali rapporti?

- Mao Valpiana: L'arte è un campo privilegiato di applicazione della nonviolenza. Gandhi parlava dell'arte di vivere. Colgo l'occasione di questa domanda per soffermarmi un attimo su una particolare forma artistica, la musica, e voglio spendere due parole su un autore che amo molto e che ha contribuito alla mia formazione: John Lennon. Penso che la sua musica, le parole delle sue canzoni, la sua evoluzione personale (da figlio ribelle della classe operaia, a padre amorevole e leader pacifista, passando attraverso continue crisi esistenziali) ce lo restituiscono oggi come un ricercatore autentico della nonviolenza (nonostante le sue mille contraddizioni, e chi non ne ha?).

Voglio qui citare la bella rubrica “Musica” che mensilmente Paolo Predieri tiene su "Aziona nonviolenta".

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella sua esperienza essa si è data?

- Mao Valpiana: L'amicizia è un valore e un'esperienza fondante della nonviolenza. Capitini, non a caso, si definiva “amico della nonviolenza” piuttosto che “nonviolento”. Se sto nel Movimento Nonviolento con piacere e soddisfazione è soprattutto perché molti dei compagni di viaggio sono vere amiche e veri amici. Anzi, posso dire che la forza principale del Movimento è proprio in queste amicizie sincere e profonde (tensione e familiarità, direbbe Capitini).

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e percezione dell'unità dell'umanità: quale relazione e quali implicazioni?

- Mao Valpiana: Mi rifaccio ad una delle verità cui spesso giustamente ci richiama "La nonviolenza è in cammino": “L'umanità è una. Solo la nonviolenza può salvare l'umanità”.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?

- Mao Valpiana: La politica è la forma più alta di amore per il prossimo. Così diceva Paolo VI, e così dovrebbe essere. La nonviolenza storicamente applicata ha sempre fatto i conti con la politica (Gandhi, Martin Luther King). Aldo Capitini auspicava la presenza di liste di amici e amiche della nonviolenza nelle elezioni amministrative (comunali, provinciali, regionali). Io penso che oggi il piano politico sia un banco di prova particolarmente urgente per la nonviolenza organizzata. Nel disorientamento generale, nella mancanza di punti di riferimento sicuri, c'è bisogno di una stella polare nel cielo buio della politica italiana. Per il resto ho già risposto prima.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?

- Mao Valpiana: La vita quotidiana è il terreno nel quale mettiamo a dimora i semi della nostra nonviolenza. Saremo giudicati dai frutti.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive: quale relazione?  - Mao Valpiana: Un bel motto diceva “la terra ci è data in prestito dai nostri figli”. Ognuno deve prendersi cura di quel piccole pezzettino di territorio nel quale gli è capitato in sorte di vivere. Negli scout ho imparato che quando ce ne andiamo da un ambiente dove siamo stati ospiti, dobbiamo lasciarlo migliore di come lo abbiamo trovato.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?

- Mao Valpiana: Le persone con cui viviamo sono lo specchio di tutta l'umanità; il resto va da sè...

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?

- Mao Valpiana: Tra le settanta domande di questa importante intervista, questa è la più difficile. Tuttavia non mi sottraggo. Dopo la scomparsa di entrambi i miei genitori, la tragica fine di John Lennon ed il suicidio di Alexander Langer, ho un rapporto difficile con la morte. Non nego di temerla, non solo la mia, ma soprattutto quella delle persone più care.

Tuttavia, una persona verso cui ho un stima sconfinata, don Sandro Spinelli, e che considero un santo (dico sul serio, perché fa “miracoli” e ne posso dare testimonianza diretta), con grande serenità mi richiama sempre all'esperienza di Gesù Cristo, che con la sua nonviolenza ha superato i due ostacoli fino ad allora insuperabili per l'umanità: la guerra (“amate i vostri nemici”) e la morte (“oggi tu sarai con me in paradiso”). Non a caso un altro santo capace di fare miracoli in vita, l'Abbè Pierre, ha intitolato il suo movimento ai discepoli di Emmaus, che riconobbero Gesù risorto solo quando si sedettero a tavola e spezzarono il pane in compagnia.

Tutte le ideologie di ogni tempo (dal comunismo al capitalismo, dal nazismo alla globalizzazione), hanno fallito proprio sulla guerra e sulla morte. L'unica grande speranza ci viene proprio dalla nonviolenza cristiana, che offre all'umanità le risposte definitive per la guerra e la morte. Per credere in questo superamento, non è richiesta l'adesione ad una religione, basta avere fiducia nell'umanità (“Io sono il figlio dell'uomo. Chi crede in me, sebbene sia morto, vivrà, e chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno”).

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?

- Mao Valpiana: Sicuramente quelle attuate da Gandhi.  Gandhi non è certo l'inventore della nonviolenza. Come lui stesso dice “la nonviolenza è antica come le montagne”, ma il suo merito storico è quello di averne fatto una proposta politica. Non più una nonviolenza individuale “per salvarsi l'anima”, ma finalmente una nonviolenza per tutti, una nonviolenza collettiva, una nonviolenza fatta di metodi e di strategie. Con Gandhi nasce la moderna nonviolenza politica. Questa è la grande novità e questo è il suo merito.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale è lo stato della nonviolenza oggi nel mondo?

- Mao Valpiana: La nonviolenza è in crescita, è la speranza del futuro. Il mondo va avanti nonostante la minaccia della guerra e dello sviluppo suicida, grazie solo alla nonviolenza. La nonviolenza, per sua stessa natura, ha un andamento lento, spesso non visibile, carsico, perché si diffonde coscienza per coscienza. Vedo molto positivamente lo sviluppo della nonviolenza in America Latina e in Africa.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale è lo stato della nonviolenza oggi in Italia?

- Mao Valpiana: La nonviolenza oggi in Italia ha un problema generazionale. Dobbiamo riuscire a coinvolgere maggiormente i giovani, anzi, bisogna che i giovani trovino la loro strada per rinnovare e consolidare la nonviolenza organizzata. Il Mir e il Movimento Nonviolento proprio per questo realizzano ogni anno molti “campi estivi” che sono un momento di esperienza diretta che coinvolge anche i giovani. Un altro momento importante per questo è il servizio civile, nel quale il Movimento Nonviolento investe molto.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: È adeguato il rapporto tra movimenti nonviolenti italiani e movimenti di altri paesi? E come migliorarlo?

- Mao Valpiana: Si può fare molto di più. Il Movimento Nonviolento è la sezione italiana della Wri (War Resisters International - l'Internazionale dei resistenti alla guerra), ma purtroppo riusciamo a partecipare poco alla vita interna dell'Internazionale. La nonviolenza italiana è marginale rispetto a quella europea. Questo è un punto di debolezza che dobbiamo assolutamente migliorare. Proprio per questo su "Azione nonviolenta" abbiamo avviato mensilmente la rubrica “Osservatorio internazionale”, curata da due brave giovani livornesi, Caterina Bianciardi e Ilaria Nannetti.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?

- Mao Valpiana: Quasi nulla rispetto a quello che in realtà si fa. Questo dipende anche da una sorta di “censura” che i grandi mezzi di informazione di massa (televisioni e quotidiani) praticano verso tutto ciò che non proviene dai partiti o dai gruppi di potere. Per i cosiddetti “opinionisti” della Rai, di Mediaset e dei quotidiani più diffusi, la voce della nonviolenza semplicemente non esiste. Quindi di ciò che i movimenti nonviolenti fanno o propongono, l'opinione pubblica non sa assolutamente nulla. Questo è un problema che come Movimento Nonviolento abbiamo cercato di affrontare nel seminario “Informazione e nonviolenza” a Rimini nell'aprile del 2008.

Bisogna pensare a degli strumenti autonomi di informazione. Negli anni abbiamo esaminato la possibilità di dare vita ad un'agenzia di informazione nonviolenta, ed anche ad un quotidiano cartaceo della nonviolenza. Sono progetti ancora nel cassetto, che potremo riprendere solo in base alla crescita dei nostri movimenti. Per questo insisto: la via maestra è quella di una crescita delle adesioni al Movimento Nonviolento.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative intraprendere perché vi sia da parte dell'opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?

- Mao Valpiana: In parte ho già risposto. Aggiungo che una buona pratica degli amici della nonviolenza dovrebbe essere quella di non stancarsi mai di mandare lettere ai quotidiani, di inviare comunicati stampa, di far sapere ai mezzi di informazione (nazionali e locali) le molte iniziative che realizziamo. La goccia d'acqua della nonviolenza prima o poi riuscirà a scavare perfino la dura roccia dell'informazione di regime.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e intercultura: quale relazione?

- Mao Valpiana: La cultura della nonviolenza è il frutto del mescolamento del meglio che viene da ogni altra cultura.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e conoscenza di sè: quale relazione?

- Mao Valpiana: Conosci te stesso, se vuoi conoscere il mondo. Il  viaggio più affascinante e indimenticabile è il viaggio nel profondo del proprio animo. Lev Tolstoj, che della conoscenza di sè ha fatto il motivo della sua stessa esistenza, ci ha svelato il segreto che il Regno di Dio (cioè la nonviolenza) è in noi...

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e scienze umane: quale relazione?

- Mao Valpiana: La nonviolenza riassume in sè tutte le scienze umane.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio (ed anche: nonviolenza e semiotica): quale relazione?

- Mao Valpiana: Forse possiamo parlare di “linguaggio della nonviolenza”. Un linguaggio molto rigoroso nell'uso della parola. La nonviolenza è ricerca della verità, e proprio per questo i maestri della nonviolenza hanno avuto il culto della parola. Penso a Tolstoj, a Gandhi, ma anche ai nostri Capitini, Dolci, don Milani. Langer, che erano veri artisti del linguaggio. E certamente non è un caso se il Vangelo di Giovanni, che racconta la buona novella, inizia con “In principio era il Verbo”.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale relazione?

- Mao Valpiana: La nonviolenza che non si incarna nella vita di chi la professa, non ha senso di essere. C'è poi da dire che la nonviolenza non si deve trasformare in un peso insopportabile per chi lo deve reggere. Ognuno è chiamato a trovare la propria strada e la propria coerenza, in relazione alla capacità e alla forza di cui dispone.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e critica dell'industrialismo: quali implicazioni e conseguenze?

- Mao Valpiana: È da poco stato ripubblicato in italiano il testo fondamentale di Gandhi, Hind Swaraj (Vi spiego i mali della civiltà moderna, Gandhi Edizioni); è una riflessione profonda e profetica che ancor oggi ci offre molti spunti.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e rispetto per i viventi, la biosfera, la "madre terra": quali implicazioni e conseguenze?

- Mao Valpiana: La critica allo sviluppo (Ivan Illich) e la ricerca di una decrescita felice (Serge Latouche), sono due filoni di ricerca che la nonviolenza ha sposato.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, compresenza, convivenza, scelte di vita comunitarie: quali implicazioni e conseguenze?

- Mao Valpiana: La nonviolenza ha una dimensione di ricerca personale e una dimensione di vita comunitaria; mi piace che in questa domanda abbiate messo insieme la compresenza (Aldo Capitini) - cioè la partecipazione dei morti alla nostra vita -, con la convivenza (Alex Langer) - cioè la vita di relazione con tutti coloro che abitano lo stesso territorio.

La sintesi è nel “tu-tutti” capitiniano, che ci dice come il plurale di “tu”, non sia “noi”, ma “tutti” (morti, viventi, nascituri).

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, riconoscimento dell'altro, principio responsabilità, scelte di giustizia, misericordia: quali implicazioni e conseguenze?

- Mao Valpiana: Mi soffermo sulla parola “misericordia” (compassione, commozione, pietà, alleanza, partecipazione, solidarietà, ecc.), che mi sembra riassuma e comprenda tutte le altre. Non ci può essere riconoscimento dell'altro, non ci può essere un principio di responsabilità, non ci può essere vera giustizia, se non c'è la misericordia, che è uno dei nomi della nonviolenza.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e coscienza del limite: quali implicazioni e conseguenze?

- Mao Valpiana: Ricordo un bellissimo convegno, organizzato nel 1990 dal Movimento Nonviolento con la Campagna Nord-Sud e Alex Langer, che si intitolava “Sviluppo? Basta! A tutto c'è un limite...”. In quel convegno (fra gli altri relatori ricordo Wolfgang Sachs, Majid Rahnema, Gianfranco Zavalloni, Francuccio Gesualdi, Tonino Perna, Giuliana Martirani, Gianni Tamino, ecc.): fu anticipato tutto il dibattito sulla coscienza del limite, che i partiti di governo e di opposizione ancor oggi faticano a percepire. A tutto c'è un limite, anche allo sviluppo e alla crescita: fino a che la politica non farà propria questa evidente verità, il mondo rischierà il collasso. La nonviolenza è il richiamo ai limiti che non devono essere violati.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza come cammino: in quale direzione?

- Mao Valpiana: Intanto sappiamo che dobbiamo camminare cantando la canzone della nonviolenza. La direzione è quella verso il futuro, ma non conosciamo il percorso del cammino, che forse è circolare (cioè, dobbiamo guardare avanti, ma sapere da dove veniamo, e possiamo anche tornare sui nostri passi).

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilità?

- Mao Valpiana: Internet è un nuovo linguaggio, e offre nuove possibilità di relazioni. Dunque la nonviolenza ha l'obbligo di confrontarsi e sperimentarsi con il mondo del web (world wide web - grande ragnatela mondiale).

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Mao Valpiana: Sono nato a Verona e vi abito dal 1955. Attualmente sono il segretario del Movimento Nonviolento e il direttore della rivista "Azione nonviolenta". Per chi volesse saperne di più un mio profilo autobiografico è nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza è in cammino".

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'è qualcosa che vorrebbe aggiungere?

- Mao Valpiana: Sì, certo. Intanto vi ringrazio per questa intervista, che mi ha dato l'occasione di ripensare e riflettere su argomenti ed esperienze che non bisogna mai dare per acquisiti. Mi piacerebbe anche conoscervi personalmente. Poi voglio concludere citando alcune giovani e bravissime donne che penso abbiano in mano il futuro del Movimento Nonviolento, e ne sono molto contento e rassicurato: Elena Buccoliero (Ferrara), Raffaella Mendolia (Venezia), Claudia Pallotino (Torino), e Caterina Del Torto, che sta svolgendo con grande passione e dedizione il servizio civile nel progetto “La nonviolenza in teoria e in pratica”. Siamo in buone mani...

Mao (Massimo) Valpiana è una delle figure più belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; è nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si è impegnato nel Movimento Nonviolento (si è diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), è segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui è stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", è stato assolto); è inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); è stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarietà con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui è scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza".

 

Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo